Famiglia

Baby calciatori, altro fallaccio da espulsione

Secondo il quotidiano argentino Clarin, 6 campioncini di 13 anni sono stati comprati da una società di serie C1. Intanto la Federcalcio conferma 50 tesseramenti illegali in Piemonte.

di Pasquale Coccia

A tre mesi dalla denuncia fatta da “Vita” sul vergognoso traffico di baby calciatori extracomunitari, che vede protagonista il nostro Paese, e dopo la tardiva indignazione dei vertici dello sport, sulla vicenda si registrano le prime importanti novità, che rompono il silenzio preoccupante che si era determinato sull’argomento da parte della Federcalcio, la cui approssimazione nella gestione del settore giovanile ha consentito ai trafficanti di baby calciatori di muoversi a loro agio e al di fuori di qualsiasi vincolo di legge, visto che in Italia non esiste. Il traffico losco, infatti, ha continuato ad agire in maniera indisturbata, visto che il quotidiano argentino Clarin, proprio due settimane fa ha denunciato l’arrivo in Italia di 6 baby calciatori argentini di 13 anni provenienti dalla provincia di Tucman e alle cui famiglie era stato promesso un compenso di 300 mila lire, secondo quanto dichiarato al quotidiano argentino dai ragazzi sbarcati presso una società sportiva di C1 in Toscana, già deferita dalla Federcalcio in novembre per aver tesserato un ragazzo della Costa d’Avorio al di sotto dei 14 anni. A denunciare il vasto mercato dei baby calciatori sul territorio europeo, dove si conta un traffico di almeno 10 mila ragazzini, provenienti prevalentemente dall’America Latina, come ha denunciato Pelè, è la commissione sport dell’Unione Europea, che raccoglie tutti i ministri dello sport dei Paesi membri. L’organismo imputa al calcio esasperato e competitivo il motivo del commercio dei baby calciatori extracomunitari e raccomanda i Paesi membri di adoperarsi per limitare il fenomeno. Piemonte, 50 tesseramenti illeciti Ma le novità in casa nostra non mancano. In una audizione alla Commissione Cultura della Camera di Nizzola è stato fatto cenno agli esiti di un’indagine interna alla Federcalcio condotta dal procuratore federale Porceddu . “Vita” ne anticipa i principali contenuti e accusa. L’indagine individua già alcune società di calcio di serie A e quelle più piccole ad esse collegate. Il filone dell’indagine porta in Piemonte dove sono stati scoperti ben 50 illeciti tesseramenti di ragazzini al di sotto dei 16 anni, arrivati nella regione negli ultimi 5 anni. Risultavano falsamente risiedere tutti presso la stessa abitazione civica ed esercitava la patria potestà per loro sempre la stessa persona, come risulta dai controlli incrociati effettuati dal procuratore Porceddu. «Una situazione pesante che presenta intrecci sottili e pericolosi», fanno sapere dalla Federazione gioco calcio. «L’indagine mette a nudo un vasto traffico di bambini calciatori, che ha chiari intenti di lucro», è scritto nel rapporto del procuratore sportivo. Per la violazione delle norme che riguardano il tesseramento di ragazzi provenienti dall’estero e per esercizio di falsa patria potestà, sono stati deferiti alla commissione disciplinare della Lega Nazionale Professionisti l’attuale presidente del Torino calcio Massimo Vidulich e l’ex presidente della squadra granata Gian Marco Calleri, Franco Melotti, Leonardo Michielon e Vittorio Ronco ex dirigenti, nonché la scuola calcio G.Gabetto, legata al Torino e una società minore, l’Unione sportiva Beinasco Borgaretto, entrambe società satellite del club granata. Per loro si apre un procedimento da parte della Federcalcio, ma i reati a loro imputati sono oggetto di indagine anche da parte della magistratura ordinaria. Cominciato all’inizio degli anni Novanta, il traffico nel capoluogo torinese è andato via via intensificandosi con l’arrivo di tre ragazzi gahanesi, poi 10 australiani, e perfino dal Giappone sono arrivati 7 ragazzi tra i quali uno di 12 anni. È quanto hanno scoperto i collaboratori di Porceddu, che nell’ultimo mese hanno operato intensamente sull’area del capoluogo piemontese. Chi mantiene ancora una posizione cauta è Luciano Nizzola, attento a collocarsi tra le esigenze del calcio dilettantistico e gli interessi dei grandi club. E la Federcalcio che fa? Ascoltato dalla commissione Cultura e Sport della Camera, la scorsa settimana, sul tema dei baby calciatori è stato molto generico, accennando ai suoi trascorsi al Torino e alle sollecite raccomandazioni date ai ragazzi per l’impegno nello studio: «Mi è parso più attento a difendere se stesso e a smentire che ci fosse un ruolo debole della Federcalcio nei confronti dei grandi club, che propenso ad avanzare proposte concrete sul tema dei baby calciatori», afferma Nando Dalla Chiesa, deputato di Italia Democratica e membro della commissione Cultura e Sport della Camera, che ha seguito attentamente l’audizione di Nizzola. «Mi sembra che all’interno della Federcalcio, manchi una forza capace di governare i problemi del calcio e dunque intervenire con proposte concrete sul traffico che riguarda i ragazzini calciatori provenienti dai Paesi del Terzo mondo». Una volontà, quella dei vertici del calcio, che non può risolversi nell’indagine federale e nel deferimento di dirigenti e società sportive, se non si avanzano proposte concrete per stroncare il grande traffico di bambini calciatori e garantire loro la crescita calcistica nei Paesi d’origine. Ma questo contrasta con gli interessi delle società di calcio professionistiche e dilettantistiche, delle quali Nizzola è espressione.


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