Mondo

Con Lynch sulla soglia di un evento assoluto

Recensione del film Mulholland Drive

di Aurelio Picca

Los Angeles è il reticolo dell?anima. è la faccia luminosa del deserto. è la sua interiorità che si accende solo di notte. La Los Angeles di David Lynch non è né sogno né viaggio: niente di tutto il cinema della città californiana che abbiamo visto. Per esempio: la Los Angeles di Wim Wenders rispetto a questa è una giostrina archeologica nella quale si viveva e si giravano film. La Los Angeles di Mulholland Drive è commedia e tragedia che si fondono in un mare calmo, un mare nato oltre l?onirismo e la visionarietà di Lynch. Muholland Drive è ovviamente una strada nella quale si osserva questa Los Angeles e dove, di notte, una bella notte Laura Harring (a sinistra nella foto), che viaggia in automobile, prima che venga colpita da una pistolettata è vittima di un pauroso incidente che le farà perdere la memoria. Ma Muholland Drive va oltre ciò che è lecito e illecito in termini di deragliamenti mentali e immagini ipnotiche: Lynch ci porta sulle soglie di eventi assoluti. Muholland Drive, infatti, è una catena micidiale di archetipi che si dissaldano dai fondali dove sono inchiodati per riapparirci dinnanzi con la stessa forza dell?origine. Allora si assiste al crollo della Torre di Babele, al peccato di Adamo che morde la mela, a Caino che uccide Abele,a Edipo che ama sua madre. L?incidente automobilistico è il Big bang. E da quel momento noi ci vediamo sgravati sulla terra che è lì sotto, nelle viscere accecanti del deserto.


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