Mondo

Bush a Cheney: via libera per azioni contro Iraq

Ma il mondo arabo moderato (Turchia e Giordania in testa) s'oppone al piano anglo-americano. Cheney nei prossimi 10 giorni in 12 Paesi arabi. Per ottenere il loro ok in caso d'attacco Usa a Iraq

di Paolo Manzo

A sei mesi dall’undici settembre e dopo l’attacco di Usa e Gb all’Afghanista (iniziato domenica 7 ottobre), sembra voglia continuare l’escalation dell’uso della forza per risolvere le dispute internazionali. Dopo essere stato condannato da quasi tutti i Paesi Ue per la sua frase sll’asse del male, durante il suo discorso alla nazione, Geoge W. Bush ha già trovato un alleato forte all’interno del Vecchio Continente: Londra. Con un tempismo degno di miglior causa, il primo ministro laburista Tony Blair si è affrettato ad appoggiare la politica Usa, che spinge per un attacco nel breve termine contro l’Iraq. Il motivo? “Lo sviluppo di armi di distruzione di massa ad opera dell’Iraq che è una grave minaccia per la sicurezza mondiale”. Così hanno concluso il vice presidente americano Dick Cheney, in visita a Londra, ed il primo ministro britanico Tony Blair, precisando che nessuna decisione è stata ancora presa su come affrontare questa minaccia. Intanto, Giordania e Turchia mettono in guardia gli Stati Uniti: un attacco all’Iraq potrebbe destabilizzare la regione e mettere a repentaglio le economie dei due Paesi che sono i maggiori alleati americani fra i Paesi musulmani. Resta da vedere quali sia il maggior pericolo: non attaccare l’Iraq, tentando di combattere il regime di Saddam con i mezzi tradizionali della diplomazia internazionale o scatenare un’altra guerra che, questa volta sì, rischierebbe di creare una frattura difficilmente sanabile tra il mondo occidentale ed la frammentata (per ora9 galassia musulmana.


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