Cultura

Il caso don Vitaliano: le prese di posizione

La posizione del vescovo, quella dei parrocchiani e quella dei no global

di Redazione

Si mobilitano i fedeli di S. Angelo a Scala (Avellino) in difesa di don Vitaliano Della Sala, il parroco No Global a cui il vescovo della diocesi di Montevergine (Avellino), l’abate Tarcisio Nazzaro, ha ingiunto di lasciare entro il prossimo 20 marzo la parrocchia di San Giacomo Apostolo pena l’avvio delle procedure di rimozione dall’ufficio previste dal diritto canonico. Il giorno dopo la notizia, diffusa ai fedeli durante l’omelia dallo stesso don Vitaliano, sono già trecento le firme raccolte tra gli 800 abitanti di S. Angelo a Scala alle quali si aggiungeranno anche quelle del sindaco Vinicio Zaccaria (Ppi) e dei dodici consiglieri comunali del piccolo centro del Partenio. All’Abate Tarcisio Nazzaro, i cittadini di S. Angelo a Scala chiedono di lasciare al suo posto don Vitaliano e annunciano manifestazioni di protesta se il vescovo dovesse mantenere ferma la sua posizione. Monsignor Nazzaro, nella lettera inviata a don Vitaliano, fa riferimento ”ai comportamenti gravemente e pubblicamente offensivi della comunione della Chiesa” tenuti dal sacerdote, contestandogli in particolare un modo di agire che ”arreca continuo turbamento alla comunione ecclesiale”. ”Non hai alcuna abilitazione – scrive il vescovo – a erigerti a supremo giudice, come da tempo hai fatto e continui a fare con discorsi e interviste in aperta e dichiarata sfida al tuo Ordinario. E’ ormai scontata – conclude monsignor Nazzaro – la perdita della tua buona considerazione da parte di cristiani onesti e seri. Con il cuore ferito e con le lacrime agli occhi, prego lo Spirito Santo che ti illumini e ti incoraggi ad evitare, alla comunita’ della Chiesa e a te stesso, maggiori sofferenze”. L’episodio che avrebbe riacceso la miccia nei rapporti tra don Vitaliano e l’abate sarebbe riconducibile al Femminiello Pride, la provocatoria manifestazione organizzata a Montevergine all’indomani del ‘rimprovero’ dell’Abate nei confronti degli omosessuali napoletani che per tradizione rendono un colorito e chiassoso omaggio a Mamma Schiavona nei giorni della Candelora. Il vescovo ritiene infatti che l’organizzatore di quella Protesta sia stato il parroco di S. Angelo a Scala e a nulla è valso l?incontro svoltosi due settimane fa a Montevergine nel corso del quale don Vitaliano, accompagnato dai parroci di Mercogliano (Avellino) e Summonte (Avellino), aveva spiegato al suo vescovo di essere estraneo a quella manifestazione. Il presidente dell’Arci Tom Benetollo si schiera a fianco di don Vitaliano della Sala e in una lettera aperta all’Abate di Montevergine, Tarcisio Nazzaro, invita il vescovo a riconsiderare la vicenda del parroco non global. ”La lettera che Lei ha indirizzato a don Vitaliano – scrive Benetollo – non tocca unicamente la persona di don Vitaliano, ma riguarda anche coloro i quali, in questi anni, sono stati e sono amici del suo prete, apprezzandolo per l’integrità della sua testimonianza. Una testimonianza che ha aiutato tutti noi a rispettare e anche ad amare la Chiesa rappresentata da don Vitaliano. La scelta di don Vitaliano lo ha portato a fianco degli ultimi, di quelli che stanno sulla frontiera, nelle sofferenze, nelle guerre. Sempre con l’idea-forza che le cose possono, debbono essere consapevolmente cambiate dai cittadini, forti dei loro valori. Valori universali che attraversano visioni del mondo anche molto diverse. Togliere don Vitaliano alla sua comunità locale, toglierlo a noi tutti, che facciamo parte di una più ampia comunità – osserva il presidente dell’Arci – non può che rappresentare una ferita. Come molti, con rispetto – conclude – sono a chiederle di riconsiderare la vicenda, tenendola aperta a una soluzione che possa lasciare don Vitaliano a operare per la pace e la giustizia”. A fianco di don Vitaliano anche Agnoletto, ”L’allontanamento di Don Vitaliano dalla sua parrocchia – afferma Vittorio Agnoletto – costituirebbe una sconfitta per l’intera chiesa italiana, costituita dalle gerarchie ma anche da tutto il popolo dei credenti. Infatti, proprio in momenti difficili come questi – spiega – e’ necessario che la Chiesa mostri la sua capacita’ e la sua disponibilita’ a colloquiare con tutti coloro che sono impegnati per la costruzione di un mondo piu’ giusto e piu’ libero, a cominciare dai credenti che portano questi temi al centro del dibattito della comunita’ ecclesiale”.


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