Famiglia

Il servizio civile diventa multietnico

Stabilito il contingente di obiettori e di volontari per l’anno 2002 e definite le caratteristiche del servizio civile su base volontaria, anche per gli extracomunitari.

di Benedetta Verrini

Importanti novità nel settore del servizio civile: il 14 febbraio è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il dpcm che stabilisce il contingente di obiettori e di volontari per l?anno 2002. E la scorsa settimana il Consiglio dei ministri ha approvato uno schema di decreto legislativo che definisce meglio le caratteristiche del servizio civile su base volontaria, aprendo l?esperienza anche agli extracomunitari. Il dpcm del 25 gennaio 2002 è un provvedimento di routine, con l?obiettivo di fissare il numero massimo degli obiettori in servizio per l?anno in corso. è noto, infatti, che esiste un?eccedenza di domande rispetto alle disponibilità finanziarie accantonate nel Fondo nazionale per il servizio civile, pertanto l?Ufficio nazionale per il servizio civile deve individuare, ogni anno, gli aspiranti obiettori cui concedere la dispensa o l?invio in licenza illimitata senza assegni in attesa di congedo (definita Lisaac). Per il 2002 il tetto massimo di obiettori viene fissato dall?articolo 1 in 65.500 unità, di cui 500 verranno impiegate in missioni all?estero. Sulla base di questa quota, il decreto indica minuziosamente i criteri cui l?Ufficio nazionale per il servizio civile deve attenersi nella concessione di dispense e Lisaac: vengono considerate prioritarie le situazioni dei giovani che si trovano in difficoltà economiche o familiari, o con responsabilità lavorative di conduzione d?impresa o assistenziali. Per fare domanda gli obiettori interessati possono utilizzare i moduli scaricabili dal sito: www.serviziocivile.it. L?articolo 6 del provvedimento stabilisce anche in 9mila unità il contingente di volontari per questa fase di transizione (il servizio civile sarà totalmente volontario solo a fine 2006). Novità assoluta, anche i ragazzi abili alla leva potranno optare comunque per il servizio civile (a patto che non «risultino necessari al soddisfacimento delle esigenze delle Forze armate»), in questo caso la quota massima per il 2002 è di 2mila unità. La scorsa settimana, peraltro, il Consiglio dei ministri ha approvato un provvedimento ancora più importante per il futuro del servizio civile nazionale. Si tratta di uno schema di decreto legislativo che, in attuazione della legge 64 del 2001, provvede a stabilire la disciplina dell?intero settore, fornendo i requisiti per l?individuazione dei soggetti ammessi a prestare il servizio volontario, la durata e i correlati trattamenti giuridici ed economici. La novità più significativa è che il servizio civile su base volontaria sarà aperto anche ai cittadini extracomunitari: a partire da quando il servizio militare non sarà più obbligatorio, lo svolgimento del servizio civile sarà possibile per i ragazzi e le ragazze del nostro Paese e anche per i cittadini Ue e per gli extra-comunitari che vogliano spendere parte delle loro energie per la loro patria di adozione nella quale vivono e lavorano da un significativo periodo di tempo (per questi ultimi, infatti, è richiesto il regolare permesso di soggiorno e la permanenza da almeno tre anni in Italia). «È un provvedimento che attendevamo» dice la presidente del Cnesc, Cristina Nespoli. «Oltre all?apertura agli extracomunitari, che mi pare un sistema molto efficace per intraprendere un vero cammino di integrazione socio-culturale, vorrei sottolineare l?importanza della riserva di posti fatta per accedere alla carriera di vigile del fuoco e guardia forestale, che diventerà operativa nel 2006». Tra gli incentivi promessi nel decreto ci sono anche crediti formativi («un sistema ancora tutto da riordinare» avverte Nespoli) ed è fissata l?equiparazione dello stipendio a quello dei militari volontari in ferma annuale (460 euro mensili, pari a 890mila lire). Il decreto, almeno nelle linee generali anticipate in questi giorni, sembra aver soddisfatto le aspettative degli enti: ora dovrà ottenere il parere delle Commissioni parlamentari competenti e della Conferenza Stato-Regioni.


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