Volontariato

Un Natale sulle orme di Maria

Appena avuto notizia dall’Angelo che Elisabetta, sua parente, era incinta, racconta il Vangelo di Luca, “Maria si alzò e andò in fretta”. L’Incarnazione del Dio che si fa uomo ha come effetto primo questa spinta a muoversi, subito, in fretta, in aiuto a chi ha più bisogno. Senza misure preventive, senza calcoli, generosamente. Pensavo a quel mettersi in strada di Maria in queste settimana di raccolta promossa da Mean per l’emergenza inverno della popolazione ucraina

di Riccardo Bonacina

Appena avuto notizia dall’Angelo che Elisabetta, sua parente, era incinta, racconta il Vangelo di Luca, “Maria si alzò e andò in fretta”. Aveva appena avuto un annuncio sconvolgente, da paura (“Non avere timore” gli dirà l’Angelo che gli annuncia la divina incarnazione nel suo seno) eppure non si ripiega su di sé, si alza e parte. Camminò per oltre 100 chilometri superando alture e tratti di deserto, forse da sola o forse seguendo qualche carovana diretta verso Gerusalemme, per raggiungere il paese dove vivevano Zaccaria e Elisabetta. Sempre il Vangelo ci informa che Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua”.

L’Incarnazione del Dio che si fa uomo ha come effetto primo questa spinta a muoversi, subito, in fretta, in aiuto a chi ha più bisogno. Senza misure preventive, senza calcoli, generosamente. È impressionante la consequenzialità tra l’incipit della Annunciazione, – “Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te»” -, il sì di Maria, – «avvenga di me quello che hai detto» – e il suo mettersi in viaggio verso la più anziana cugina che ormai disperava di avere un figlio, il suo mettersi sulla strada. Immantinente. Come prima mossa dopo il suo sì.



In quell’impeto di Maria sono poi racchiuse, e prendono ancor più forma e destinazione, tutte le prime mosse di milioni di uomini e donne che si mettono in strada per aiutare chi ha bisogno, che non si risparmiano le fatiche per tendere una mano persino a chi neppure ha la forza di chiederlo.

“Il cristianesimo non è nato per fondare una religione, è nato come passione per l'uomo”, con questa formula un grande educatore come don Luigi Giussani di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, aveva sintetizzato la spinta provocata dall’Incarnazione nel cuore umano che l’accoglie, una spinta verso l’altro, una spinta a sporgersi nella relazione con l’altro e gli altri, a rischiare se stessi nella relazione.

Pensavo a quel mettersi in strada di Maria in queste settimana di raccolta nazionale promossa da Mean per l’emergenza inverno della popolazione ucraina, settimane che mi hanno visto partecipare a più di un incontro in occasione della raccolta e in cui ho incontrato tantissime persone gentili, generose e in cammino.

Un Natale, sì; in pace col Signore, sì; ma con gli ucraini nel cuore. E facciamo un gesto concreto per loro. Facciamo un Natale più umile, con regali più umili, inviamo quello che risparmiamo al popolo ucraino che ha bisogno. Si soffre tanto, fanno la fame, sentono il freddo. E tanti muoiono perché non ci sono medici e infermieri”, ha detto ill Papa nell’udienza dello scorso 14 dicembre.

È così è stato, una teoria di gesti concreti un po’ dappertutto in Italia, da Castel di Lucio a Castelbuono in Sicilia, da Messina a Lecce, da Lamezia a da Benevento, poi su a Napoli, e poi Roma, Pavia, Torino, Mira, Cernusco sul Naviglio, Milano. Una catena di solidarietà, che ha coinvolto comuni, associazioni e scuole (nella foto di cover una scuola di Pavia con la sua raccolta di beni), una mobilitazione davvero travolgente e anche inaspettata che si è mossa per alleviare le condizioni di vita terribili dei cittadini ucraini che la crudeltà di Putin ha voluto privare di elettricità (e perciò di calore e luce), di gas, acqua. Condizioni di vita pesantissime per tutti ma in particolare per anziani, bambini e disabili a cui per il Natale ortodosso saranno inviati grazie alla collaborazione di Fondazione Progetto Arca e Fiera di Milano, indumenti pesanti, generatori, prodotti per l’infanzia, medicinali grazie alla mobilitazione delle Farmacie comunali di Segrate.

Sempre nell’udienza del 14 dicembre il Papa ha detto: “ho trovato tre cose molto belle nella società e nella Chiesa italiana, una di queste è il volontariato. Voi avete un volontariato forte, forte: andate avanti con questa spiritualità del volontariato che ci fa andare avanti l’uno con l’altro, ci unisce pure”.

Ecco, camminare l’uno con l’altro, uno accanto all’altro, è questo che ci insegna Maria che accogliendo la grazia di Dio che in lei si fa carne, figlio, accoglie il bisogno di tutta l’umanità. Correndogli incontro sull'esempio di Maria. La spiritualità del volontariato trova casa in quel gesto di Maria, in quella spinta che l'Incarnazione del senso delle cose nella carne umana provoca nell'uomo perchè fa risuonare l'impronta divina, il segno dell'eterno che c'è in ogni persona.

Gli uomini e le donne al freddo e al buio in Ucraina, le madri i cui figli muoiono nel nostro mare. Sono almeno 11 i bambini morti in mare al largo delle nostre coste negli ultimi mesi. Impressionantemente vicini a noi. Le loro storie hanno una cosa in comune: nessuno era stato rintracciato in tempo da una delle navi delle Ong che pattugliano il Mediterraneo e il cui compito, salvare vite, sarà ostacolato dai prossimi provvedimenti del Governo. Il corpo di Rokia lo ha restituito il mare. Loujin, aveva 4 anni, veniva dalla Siria e prima di morire su un barcone ha detto: «Mamma, ho sete». L’11 novembre scorso un bambino di 20 giorni con problemi respiratori che la madre stava cercando di portare in Italia perché avesse le cure giuste è morto. Così come Alina e Mael, rispettivamente di un anno e dieci mesi, uccisi dall’esplosione del motore del barchino su cui viaggiavano.

Quanti bisogni urlano la nostra prima mossa, ascoltiamoli e porgiamo le nostre mani riscoprendo l'eco del mistero che tutti ci fa e che ci rende fratelli.

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