Mondo

Divisa a metà, povera e senza lavoro

la Bosnia Herzegovina è oggi una Repubblica federale.Nonostante la pace siglata a Dayton e un Parlamento centrale,la tensione tra musulmani, serbi e croati rimane alta.

di Redazione

Costruita a tavolino con gli accordi di Dayton del 21 novembre 1995, la Bosnia Herzegovina è oggi una Repubblica federale di 51.631 chilometri quadrati divisa in due entità dotate di un proprio parlamento e governo: la Federazione Croato-Mussulmana cui è stato assegnato il 51% del territorio nazionale e la Repubblica Serba che occupa il 49% del Paese. Capitale del Paese è Sarajevo, ma la Repubblica Serba ha eletto a sua capitale Banja Luka. Dei 3,4 milioni di abitanti che oggi abitano in Bosnia il 43% è mussulmano, il 31% serbo e il 17% croato. Tre etnie con religioni e lingue diverse che alla presidenza della Repubblica sono rappresentate da un membro eletto a suffragio universale all’interno di ciascuna delle tre comunità.
Nonostante la pace siglata a Dayton e un Parlamento centrale in cui siedono rappresentanti per due terzi croato musulmani e per un terzo serbi, la tensione tra musulmani, serbi e croati rimane alta. Tanto che a cinque anni dalla fine della guerra, in Bosnia Herzegovina rimangono oltre 30 mila soldati e osservatori delle Nazioni Unite e dei Paesi Nato incaricati, insieme alle organizzazioni non governative di tutto il mondo, di facilitare la ripresa di una vita normale e di uno sviluppo sociale. Gli ostacoli, un’inflazione che è arrivata all’11% e un tasso di disoccupazione del 75%, percentuali aggravate da un debito estero di 815 miliardi di dollari e da un tasso di emigrazione del 33,4 per mille. Vivere in Bosnia Herzegovina, insomma, oggi è più difficile che mai. Soprattutto per le donne, che la fame e una grossa domanda di prostituzione incentivata dalla presenza dei soldati internazionali spinge nei territori di confine tra la parte serba e quella croata musulmana. Dove una ragazza può essere comprata anche per 1500 marchi.

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