Famiglia

Famiglie sotto la croce, un’unica famiglia

Le meditazioni della via Crucis celebrata da Papa Francesco al Colosseo raccontano storie di famiglie. De Palo: «Non è una via Crucis sulle difficoltà delle famiglie o sulla crisi della famiglia. Mi piace pensare che da tutte le storie che sentiremo, proprio nella via Crucis, possa emergere la letizia dell’amore. La croce schiaccia chi è solo, mentre in famiglia la croce fa male – e tanto – ma la famiglia resta anche in questo una risorsa»

di Sara De Carli

Una via Crucis tosta, perché ascoltare la sofferenza delle persone fa sempre male. Una via Crucis diversa dalla altre, scritta da tante famiglie e da tante mani. Una via Crucis numerosissima: ci saranno 74 persone a portare la croce, nelle quattordici stazioni, bambini piccoli inclusi. Una via Crucis che parla di pace. Una via Crucis che parla di letizia: quella dell’amore, anche nel dolore.

Domani sera alle 21,15, al Colosseo, Papa Francesco celebrerà la via Crucis del venerdì santo. Le meditazioni sono state affidate alle famiglie e racconteranno le famiglie. Una coppia di giovani sposi, una famiglia in missione, sposi anziani senza figli, una famiglia numerosa, una famiglia con un figlio disabile, una famiglia che gestisce una casa famiglia, una famiglia con un genitore malato, una coppia di nonni, una famiglia adottiva, una vedova con figli, una famiglia con un figlio consacrato, una famiglia che ha perso una figlia, una famiglia di migranti, oltre alla meditazione di una famiglia ucraina e una famiglia russa attorno a cui in questi giorni si sono accese le polemiche. Tutte le meditazioni sono già state pubblicate sul sito del Vaticano. Gianluigi De Palo e sua moglie Anna Chiara hanno coordinato la redazione delle meditazioni della via Crucis.

Come è nata questa esperienza?
Papa Francesco voleva una via Crucis scritta dalle famiglie. Sono le famiglie che hanno scritto le meditazioni, noi siamo una delle famiglie. I nostri nomi neanche dovevano uscire, perché protagoniste sono state le famiglie, non una singola famiglia… È stato un impegno che non ci ha fatto dormire per alcune notti. Non solo perché ci abbiamo potuto lavorare soprattutto quando i figli dormivano, ma anche e soprattutto per la forza e la testimonianza delle famiglie incontrate. Storie vere, concrete. Carne di Cristo quotidiana. Molte sono state scritte aggiungendo solamente le virgole ai racconti di vita vera dei protagonisti, che ci sono arrivati. In alcuni casi chi porta fisicamente la croce è la stessa persona che ci ha aperto il suo cuore. In altri casi no, chi ha scritto la meditazione ha preferito declinare l’invito per pudore o perché non poteva proprio farlo. E lasciami dire che è sbagliato vedere in una via Crucis un aspetto disascalico.

In che senso?
Le meditazioni spesso uniscono più storie. Sono storie che ci hanno raggiunto, frutto di incontri, scritte a più mani. Sarebbe sbagliato chiedersi, in una stazione, la persona che porta la croce chi è, che etichetta ha… Se ci pensiamo sono storie che racchiudono l’esperienza di tutti e che riguardano tutti. Siamo tutti stati fidanzati, giovani sposi, chiunque in qualsiasi momento può incappare nella malattia, nella disabilità, nella morte… sono temi comuni a tutte le famiglie. Cambiano i nomi, i luoghi, le storie… ma tutti ci immedesimiamo in queste vicende.

Qual è il fil rouge, cosa porta l’esperienza della famiglia sotto la croce?
Le meditazioni compongono una sorta di Amoris Laetitia incarnata. Papa Francesco dice che la gioia dell’amore sono le famiglie, le famiglie con la vita che quotidianamente vivono, con le ansie, le inquietudini… ma anche no, anche con le gioie quotidiane. Non è una via Crucis sulle difficoltà delle famiglie o sulla crisi della famiglia, per esibire le proprie ferite o cercare un riscatto. Mi piace pensare che da tutte le storie che sentiremo, proprio nella via Crucis, possa emergere la letizia dell’amore.

È un messaggio forte, parlare di letizia proprio sotto la croce.
Il fatto è che in famiglia la croce non ti schiaccia. La croce schiaccia chi è solo, mentre in famiglia la croce fa male – e tanto – ma la famiglia resta anche in questo una risorsa. La logica allora è mostrare non le criticità o le debolezze delle famiglie, che ci saranno sempre e che sono tante, ma centrare la narrazione sulla famiglia come risorsa.

Che esperienza è stata?
Per tutti noi che l’abbiamo scritta è stata un’esperienza di grande crescita. Anche molte famiglie che hanno condiviso le loro storie, in un certo senso non avevano più riflettuto sul loro dolore perché la risposta al dolore è la vita, uno che fa, va avanti. Queste famiglie ci hanno fatto un regalo grande, non si sono tenute per loro riflessioni così impegnative. Lo hanno fatto con il desiderio di mettersi in gioco e non certo di mettersi in piazza e non a caso molti non ci saranno domani sera al Colosseo. Dentro queste meditazioni c’è la vita vissuta delle persone e credo che si avverta forte. Ascoltarle, ci fa sentire di essere una unica famiglia umana. È questo il segreto della famiglia.

Foto L'Osservatore Romano-www.vatican.va

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