Cultura

Gesù? Un uomo vero. Ce lo racconta don Mazzi

L’ultima opera letteraria di don Antonio Mazzi è la biografia di un personaggio che da Duemila anni interroga credenti e non credenti: il figlio di Maria di Nazareth. Nelle pagine del volume "Gesù uomo vero” il fondatore di Exodus guida il lettore in un percorso alla riscoperta di un Cristo che non sta sui santini. E a spingerlo in questo viaggio sono ancora una volta i suoi ragazzi

di Antonietta Nembri

Ma chi era Gesù? Come ha vissuto? Che tipo era? Cosa resta davvero di quello che ha insegnato e predicato? Sono domande che in tanti da duemila anni non smettono di farsi. E le risposte sono state le più disparate, da quelle più ortodosse a quelle più paradossali. Ogni epoca, ogni cultura ha dato la sua di risposta calcando chi su un aspetto chi su un altro. Non sono mancati eccessi e tentativi di romanzare episodi che non si trovano nei vangeli canonici soprattutto quelli degli anni dell’adolescenza e della sua formazione come giovane uomo. Ora è arrivato nelle librerie il libro di don Antonio Mazzi che a queste domande e a tante altre cerca di dare una risposta. Dal suo originale punto di vista.


Stiamo parlando di“Gesù uomo vero” (Solferino 2022, pp 240, 16,50 euro – nell'immagine la copertina), un libro – come si legge nella prefazione firmata da Giangiacomo Schiavi, giornalista del Corriere della Sera e scrittore – attraverso il quale don Mazzi ha cercato di “rendere normale una storia straordinaria raccontata in ogni lingua, per farla diventare ancora più attuale, contemporanea. Per dare ai giovani di oggi un esempio, dire che Gesù somigliava anche a uno di noi, alla gente delle periferie del mondo o a uno dei suoi ragazzi sbagliati, e poi ha fatto quel che ha fatto non perché doveva, ma perché era giusto farlo. Infine, era anche il figlio di Dio, ma questa è un’altra storia”.

Ma che Gesù emerge dalle pagine scritte da don Mazzi? Per capirlo meglio occorre partire dallo stesso punto di partenza del fondatore di Exodus che nella sua introduzione offre una pista di lettura che è l’essersi calato nei panni di uno dei tanti ragazzi di oggi che lui incontra nelle sue comunità «perché i nostri giovani hanno un’interiorità fatta alla loro maniera, spesso banalizzata da noi, gente del secolo scorso e con un vocabolario ben diverso». Giovani che l’ultra novantenne don Mazzi, nato nel 1929, conosce molto bene e che in questi anni ha accolto. Ragazzi che – scrive sempre nell’introduzione – «hanno bisogno di capire se sono davanti a un falso d’autore o a un uomo che può dar loro delle risposte. In pochi minuti, ti rapiscono e ti immergono dentro le loro inquietudini: “Credi davvero a Dio? Che bisogno c’è di Dio? Ma non capisci che la Chiesa è solo una baracca in cerca di soldi? Perché moriamo? Perché siamo al mondo? Ma se è vero che Dio ci vuole bene, perché permette tanti dolori?”. E di seguito parlano di felicità, di sesso, di corpo, di silenzio… Sul silenzio, in particolare, molti insistono in modo pressante. La solitudine li spaventa».

Con il suo linguaggio diretto e concreto don Mazzi conduce i lettori, li prende per mano e gli mostra una “storia impossibile, resa possibile perché vissuta nel modo più normale”, ma soprattutto racconta la vita di una “persona viva”, anzi la più viva che sia mai vissuta. La più “vivente”: Gesù.
Un uomo vissuto in Palestina duemila anni fa. Un uomo interessante anche perché si osserva: se non lo fosse stato “nessuno si sarebbe occupato, né poco né tanto né troppo, della sua infanzia o di qualsiasi altro aspetto della sua persona”.

Per don Mazzi il punto di partenza è l’episodio che vede il figlio di Maria e Giuseppe a Gerusalemme all’età di 12 anni fermarsi al Tempio a parlare con i dottori del Tempio e ritrovato dai genitori tre giorni dopo. “A prima vista (ma anche alla seconda) sembra la storia di un ragazzino secchione, saccente, disobbediente e piuttosto presuntuoso – si legge -. I suoi genitori, a loro volta, non ci fanno questa gran figura: come si fa a perdere di vista un figlio minorenne, trascurare la sua assenza per un giorno intero, poi tornare a cercarlo e per ben tre giorni non ricordarsi assolutamente cosa gli interessi fare, così da indagare con successo nei posti giusti?”.
Basterebbero queste prime righe per comprendere come il libro di don Mazzi sia, come lo è sempre stato lui stesso, fuori dagli schemi consueti. E nel prosieguo del racconto questa uscita dagli schemi si fa sempre più evidente. Con il positivo risultato di far conoscere un uomo che per tutta la vita ha cercato di vivere l’amore e la fede in modo concreto, con i suoi amici senza tralasciare domande scomode e posizioni altrettanto scomode nei confronti del potere del tempo e in fondo di tutti i tempi. Ponendo domande e cercando risposte nella sua ricerca del Padre, una ricerca che ha affidato a tutti. Mettendosi in gioco fino in fondo, fino alla fine.

Nelle sue riflessioni e nel suo racconto don Mazzi ci mostra il Gesù come immagina lo abbiamo incontrato i suoi contemporanei, i suoi amici e i suoi nemici, un uomo che ha vissuto passo dopo passo il valore del perdono e dell’amore, incarnandoli e vivendoli in modo così concreto che all’inizio anche i suoi discepoli non hanno capito. “Non capivano che la missione di Gesù non terminava con l’annuncio della «giustizia dell’amore». La missione di Gesù, incredibilmente, era appena cominciata”, si legge in chiusura del capitolo che precede quello dedicato alla crocifissione.

Dal libro emerge un Gesù che non è solo interessante ma è anche incontrabile oggi per tutti, soprattutto per i suoi ragazzi, quelli che sono all’origine delle tante domande che costellano i capitoli del libro.

In apertura don Antonio Mazzi nel deserto durante un viaggio in Terra Santa

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