Comitato editoriale
Un’altra accoglienza si può fare
Quello che sta avvenendo con la popolazione ucraina è la dimostrazione concreta che si possono applicare politiche migratorie rispettose del diritto internazionale e dei diritti umani senza mettere a rischio la sicurezza economica e sociale. L’intervento di Alessandra Sciurba (Ciai)
di Redazione
La terribile guerra in Ucraina, che colpisce soprattutto civili fra cui tanti bambini, ci sta insegnando una cosa: l’accoglienza di persone in difficoltà, anche in gran numero, anche in tempi rapidi, si può fare. Una evidenza che porta Alessandra Sciurba, del Consiglio direttivo di CIAI e dell’Università di Palermo, ad una riflessione: «Quello che avviene oggi con profughi ucraini è straordinario e ne siamo felici, ma perché non è stato fatto prima? È sicuramente positivo che l'Unione Europea abbia scoperto che si possono accogliere più di 4 milioni di persone in poche settimane senza che nulla di terribile accada. Perché allora solo pochi mesi fa appena 2mila profughi alla frontiera tra Polonia e Bielorussia erano stati definiti dalla portavoce della Commissione europea come un attacco alla sicurezza nazionale dell'intero continente? Perché, anche in questo momento, persone che fuggono da altre guerre sono respinte con violenza ai confini dell’Europa?».
Per la prima volta il Consiglio europeo ha deciso di applicare la direttiva 55/2001 per la protezione temporanea e immediata che significa, tra l’altro, che queste persone possono muoversi liberamente da un Paese all’altro dell’Unione. L’ong CIAI è particolarmente sensibile a questa tematica in quanto da diversi anni in Sicilia porta avanti progetti – come Ragazzi Harraga, diventato ormai “un metodo”- per l’accoglienza e l’inclusione dei minori migranti non accompagnati, seguendoli anche dopo il superamento della maggiore età e prevedendo per loro percorsi formativi per un inserimento sociale e lavorativo. «Questi ragazzi e ragazze – sottolinea Alessandra Sciurba – sono costretti a raggiungere l’Europa dopo anni di viaggi terribili, frontiere militarizzate, respingimenti illegali, violenze inaudite nei Paesi di transito, come la Libia, proprio a causa delle politiche migratorie attuate. E una volta in Italia i loro percorsi sono stati resi difficili da interventi legislativi, come i ’decreti sicurezza’ che hanno le loro fondamenta nella strumentalizzazione delle migrazioni per costruire un clima di paura alla ricerca di un facile consenso politico».
L’intervento di Alessandra Sciurba si conclude con un appello: «La strumentalità della retorica della minaccia alla sicurezza e della tutela della cultura del nostro continente è stata resa evidente dai fatti. L’Europa sta dimostrando di essere in grado di attuare politiche intelligenti, legali ancora prima che umane, che rispettano il diritto internazionale e i diritti delle persone. Ricordiamoci quindi che si può fare: si può non esternalizzare le frontiere, non trattare con i dittatori o con i miliziani, non respingere nella tortura le persone e non criminalizzare chi prova a salvarle dalla violenza dei confini. È possibile portare avanti politiche di accoglienza sensata e investire fondi per farlo. E sarà tutta la società a trarne benefici, nel momento in cui si riaffermano concretamente e non solo a parole, i valori e i principi che dovrebbero distinguerci da chi calpesta i diritti e la dignità umana».
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