Welfare

Famiglie, il prezzo della pandemia

Iref ha analizzato, in forma anonima, per Acli, quasi un milione di modelli fiscali 730 degli anni 2019 - 2021. Ne emerge la perdita del 30% del reddito da parte di due terzi del campione, con punte fino al 35%. Il presidente Manfredonia: «Abbiamo presentato dei dati numerici, ma anche umani». La responsabile dell'Area famiglia, Borzì: «La famiglia deve essere riconosciuta come fondamento della società e motore di sviluppo dal punto di vista sociale ed economico»

di Giampaolo Cerri

Donne con meno di 40 anni e con un figlio. Sono loro ad aver pagato di più la crisi economica legata al Covid: in tre anni hanno perso il 35% del loro reddito. È quanto emerge dalla prima indagine elaborata dall’Osservatorio nazionale Acli dei redditi e delle famiglie, nato a giugno 2022 dalla collaborazione tra l’Area Famiglia delle Acli nazionali, il Caf Acli e l’Iref.

«Lo studio», spiega una nota Acli, «ha analizzato lo stato di salute delle famiglie italiane prima e dopo il Covid, per capire come la pandemia abbia influenzato la disponibilità di reddito e le scelte di spesa. L’analisi si basa su un panel di 974.000 dichiarazioni dei redditi, in forma anonima, effettuate presso il Caf Acli negli anni 2019, 2020 e 2021. Il panel preso in considerazione è stato suddiviso in quintili di reddito equivalente e comparato in questi tre anni».

Chi ha perso reddito con il Covid

Nel periodo 2019-2021, un terzo dei contribuenti (326mila persone) ha avuto un aumento del reddito, i restanti due terzi (611mila contribuenti) ha, invece, visto il proprio reddito diminuire. Tra coloro che hanno subito una diminuzione, la metà ha avuto una perdita poco significativa (sino a 410 euro nel biennio), un altro 2,5% ha perso sino a 1.200 euro.

Meno 35% di reddito in 3 anni

Il 3,6% del panel ha perso oltre il 35% del reddito: la perdita ha un valore mediano di 6.200 euro, con il primo 25% di cittadini che ha visto svanire in tre anni sino a 3.700 euro e l’ultimo 25% che ha avuto una contrazione superiore a 10.000 euro.

Sono per lo più lavoratori a basso reddito che, a causa della crisi sanitaria ed economica, sono stati licenziati o hanno subito un deciso ridimensionamento del proprio impegno nel mercato del lavoro. Il profilo anagrafico rivela che il 30,9% ha meno di 40 anni e che il 66,6% sono donne con almeno un figlio.


L’impatto sulle detrazioni

Lo studio ha monitorato l’impatto che hanno alcune spese dichiarate nel modello 730 sui nuclei familiari: dalle prestazioni sanitarie alla previdenza, dal mutuo per la casa alle spese per i bambini. Tutte le spese prese in considerazione sono calate tra il 2019 e il 2020 in considerazione del lockdown. Nel 2021, invece, le spese sanitarie hanno subito un vero e proprio rimbalzo, aumentando di livello mediano rispetto al 2019, segno di una possibile medicalizzazione del disagio o della ripresa di troppe visite mediche rinviate. Le spese per interessi sui mutui abitativi sono calate anche nel 2021, in considerazione di un assetto legislativo che ha messo in sicurezza la possibile insolvenza dei mutuatari anche oltre il lockdown. Infine, le spese scolastiche hanno avuto un rimbalzo positivo nel 2021, ma inferiore ai livelli del 2019.

I commenti

«Abbiamo presentato dei dati numerici, ma anche umani. Dietro ogni dato ci sono dei volontari e degli operatori Acli che cercano di aiutare le persone», ha detto il presidente di Acli, Emiliano Manfredonia. Secondo il presidente, «il compito delle Acli è quello di ascoltare le persone. Questo nostro ascolto cerca di cucire quegli strappi che ci sono nella società. Ma siamo anche l’ago che vuole pungere i governanti e spronarli verso politiche diverse. Per questo abbiamo voluto presentare questi dati in concomitanza con la legge di bilancio. Da questa nostra ricerca che ha analizzato quasi un milione di dichiarazione dei redditi presentate ai Caf Acli, emerge che chi aveva ha di più, chi non aveva ha di meno. Siamo molto preoccupati. Va rafforzato tutto il sistema che riguarda le politiche familiari».

Gli ha fatto eco, Stefano Parisi, presidente del Caf Acli, ricordando l’impatto di questa ricerca: «In poco più di due mesi abbiamo elaborato i dati di quasi un milione di dichiarazione dei redditi. Un lavoro importante svolto da questo Osservatorio permanente».Un lavoro spiegato da Gianfranco Zucca, ricercatore Iref che ha elaborato i dati: «Abbiamo selezionato un panel di 974.000 dichiarazioni dei #redditi, in forma anonima, effettuate presso il #CafAcli negli anni 2019, 2020 e 2021». «La certezza», ha aggiunto Lidia Borzì, delegata nazionale Acli Famiglia e stili di vita durante, «è che le Acli da sempre mettono al centro la #famiglia, motore di sviluppo economico e sociale».

Borzì ha anche sottolineato il valore dell’iniziativa: «Oggi», ha detto, «nasce qualcosa di nuovo: un Osservatorio permanente che raccoglierà periodicamente dati inerenti alle famiglie. Il nostro è un approccio fuori dalla retorica. Siamo un Osservatorio di storie e persone: abbiamo analizzato un milione di dichiarazioni dei redditi in forma anonima e abbiamo ricavato dei dati importanti che faranno da guida alle Acli, ma soprattutto ai governanti, affinché pensino a politiche familiari diverse. La famiglia», ha concluso, «deve essere riconosciuta come fondamento della società e motore di sviluppo dal punto di vista sociale ed economico».

A commentare i dati anche Leonardo Becchetti, ordinario di Economia Politica all’Università di Tor Vergata: «Un grosso problema», ha aggiunto, «è l’accesso alle cure. C’è un aumento della povertà complessiva delle famiglie e della povertà sanitaria».

La foto in apertura è di John Cameron su Unsplash

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