Economia
Roche Italia compie 125 anni: Per noi la cura è un lavoro di rete
Dalla ricerca scientifica indipendente al volontariato aziendale. Dal dialogo sempre aperto con le associazioni dei pazienti fino alla creazione, 5 anni fa, di Fondazione Roche che ha rappresentato «una testimonianza tangibile dell’impegno di Roche a fianco degli italiani sulla salute», spiega Maurizio de Cicco, amministratore delegato e presidente Roche SpA, che quest’anno festeggia il 125esimo anniversario di attività nel nostro Paese. «Cruciale», continua de Cicco, «il rapporto con i pazienti e il Terzo settore»
di Anna Spena
Dalla ricerca scientifica indipendente al volontariato aziendale. Dal dialogo sempre aperto con le associazioni dei pazienti fino alla creazione, 5 anni fa, di Fondazione Roche che ha rappresentato «una testimonianza tangibile dell’impegno di Roche a fianco degli italiani sulla salute», spiega Maurizio de Cicco, amministratore delegato e presidente Roche SpA, che quest’anno festeggia il 125esimo anniversario di attività nel nostro Paese. Agevolare il progresso scientifico; garantire un accesso equo; favorire le scelte basate sui dati; incentivare la partecipazione e la partnership; incontrare i pazienti e i loro bisogni; promuovere la prevenzione e l’awareness: sono queste le priorità che Roche Italia ha individuato e sulle quali lavorare in partnership con tutti gli interlocutori del Sistema Salute. Un impegno presentato anche nel corso dell’evento “Roche in Italia, tre secoli di futuro”, che si è tenuto al MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma – che ha chiuso un anno di iniziative dedicate alla celebrazione dei 125 anni. Lo scorso ottobre il Ministero dello Sviluppo Economico ha conferito – per la prima volta a una azienda del settore farmaceutico e diagnostico – un francobollo celebrativo, la cui creatività è stata realizzata dall'illustratore illustratore Emiliano Ponzi, evocativo dell’importanza della ricerca scientifica e dell’innovazione per la salute del Paese. Da questo riconoscimento è nata l’iniziativa “Mandaci una cartolina” con cui Roche vuole dare voce ai pazienti e alle loro famiglie, ai caregiver, ai medici, e a tutti gli attori del sistema, per ascoltare esigenze e richieste per la salute che verrà. L’iniziativa è aperta a tutti e accessibile qui. «Cruciale», continua de Cicco, «il rapporto con i pazienti e il Terzo settore». L'intervista
Come sono legati profit e non profit?
Per noi il tema centrale è quello della sostenibilità sia essa intesa in termini economici, sociali o ambientali in linea con i criteri definiti dall’esg. In 125 anni di presenza in Italia, le tre realtà del Gruppo Roche (Pharma, Diagnostica e Diabetes Care) hanno tradotto questo l’impegno verso i pazienti e la comunità in soluzioni innovative per la salute, investendo moltissimo nella ricerca scientifica e puntando sempre sul coraggio di andare oltre.
Il valore può essere riconosciuto solo se è condiviso, cioè se comprendiamo che la malattia non riguarda solo il paziente ma la società nella sua interezza, che la cura è il frutto di un grande lavoro di rete, di co-progettazione dove tutti gli attori – dalle associazioni di pazienti alle istituzioni, dagli scienziati alle imprese – devono avere un ruolo attivo.
Che ruolo hanno nel vostro lavoro le realtà di Terzo settore?
Dialogare con il terzo settore è estremamente importante se consideriamo un approccio globale alla salute, proprio perché le realtà che ne fanno parte hanno come valore fondativo il perseguimento del benessere delle persone e delle comunità. Tutto questo implica agire per l’inclusione, la solidarietà e la partecipazione. Collaboriamo con tantissime associazioni su progetti di prevenzione, promozione di corretti stili di vita, sostegno e inclusione delle persone più fragili andando oltre l’assistenza. Lavoriamo per la creazione di terreni comuni per consentire di mettere a fattor comune competenze e risorse complementari. Una delle iniziative più importanti è il Bando promosso da Fondazione Roche dedicato alle associazioni pazienti e che quest’anno è giunto alla quarta edizione e che finanzierà con 500mila euro oltre 25 progetti volti alla realizzazione di servizi e attività dedicati alle persone che affrontano un percorso di cura in Oncologia e Oncoematologia, Malattie Rare, Neuroscienze e Oftalmologia. L’obiettivo è permettere lo sviluppo di attività volte a garantire una migliore qualità di vita e gestione della patologia e generare un impatto positivo nei confronti della Comunità.
Che progetti sostenete? In quali aree?
Oltre al bando di Fondazione per le Associazioni di Pazienti, siamo impegnati in moltissime altre attività dalla forte valenza sociale. Una delle più importanti è Screening Routine, un’iniziativa per promuovere la prevenzione e la diagnosi del tumore al seno. A causa della pandemia, abbiamo assistito a un calo di questa importante attività. Sono tanti gli studi e i dati che parlano di un calo significativo delle diagnosi durante la pandemia e questo si potrebbe tradurre in un aumento della mortalità a 5 anni tra l’8 e il 9%. Quindi con l’obiettivo di contribuire a ridare priorità e rilanciare lo screening mammografico, insieme a Fujifilm, abbiamo deciso di donare dei mammografi di ultima generazione a diverse strutture sanitarie in tutta Italia e promuovere una campagna di informazione e sensibilizzazione per invitare le donne a una sana e costante screening routine. Questo ha contribuito a rilanciare l’attività di screening soprattutto nei centri dove sono state attivate sinergie e collaborazioni con associazioni pazienti a livello locale e/o iniziative speciali. Da circa vent’anni, inoltre organizziamo la Children’s Walk è una camminata simbolica che unisce tutte le affiliate Roche mondiali in cui, grazie alle donazioni dei dipendenti, vengono sostenuti progetti per i bambini in più di 70 comunità nel mondo. L’iniziativa nasce dalla consapevolezza insieme si va più lontano. Dal 2003 sono stati coinvolti quasi 250mila dipendenti e sono stati raccolti 18 milioni di euro.
Il Covid ha segnato uno spartiacque. Come vi siete mossi dopo la pandemia? Avete sviluppato iniziative e sostenuto progetti specifici?
Dopo 2 giorni dalla dichiarazione da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dello stato di emergenza per la pandemia di Covid-19, è stata lanciata l’iniziativa Roche si fa in 4: in campo fin da subito risorse economiche, farmaci, dispositivi diagnostici, persone e competenze. In particolare, oltre alla fornitura di prodotti e servizi, abbiamo messo in piedi un’iniziativa di volontariato di competenza. Per gestire l’aumento esponenziale di chiamate al numero di pubblica utilità 1500, istituito dal Ministero della Salute, abbiamo messo a disposizione il nostro capitale umano: 250 uomini e donne che, su base volontaria, hanno affiancato gli operatori del call center, fornendo informazioni, chiarimenti e rassicurazioni a migliaia di cittadini. L’accordo con il Ministero della Salute ha concretizzato una forma di collaborazione pubblico-privato innovativa ed efficace a servizio del Paese. Sono state 31.000 le telefonate ricevute che corrispondono approssimativamente al 30% di tutte le telefonate in ingresso al numero verde 1500 del Ministero; 2.100 ore di dialogo con i cittadini, pari a più di 260 giornate lavorative. Anche nell’ambito delle donazioni ci siamo mossi immediatamente erogando tramite Fondazione Roche fondi per 1 milione di euro, di cui 600 mila alla Protezione Civile e 400 mila in favore dei medici di famiglia. Dalla collaborazione con CittadinanzAttiva e Federazione Italiana Medici di Medicina Generale si è originata una seconda donazione, utilizzata per l’acquisto di 45mila disinfettanti, 45mila opuscoli informativi e 8mila dispositivi di protezione individuale. Infine, per alleviare i problemi dell’isolamento sociale e il carico emotivo della pandemia, insieme agli Assessorati alla Cultura dei Comuni di Milano e Monza e con il supporto del MIUR, abbiamo messo a disposizione online contenuti didattici relativi a diverse materie di studio, per un progetto a supporto anzitutto dei giovani under 25 dal titolo “Stai a casa, leggi un libro”.
125 anni di Roche Italia, ma anche 5 anni dalla nascita di Fondazione Roche. Perché è nata la Fondazione? Con quale obiettivo?
La Fondazione Roche è nata nel 2017, a 120 anni dall’arrivo di Roche in Italia, per tenere alta l’attenzione sul paziente – o meglio, sulla persona – e sui suoi bisogni concreti. Vuole essere una ulteriore testimonianza tangibile dell’impegno di Roche a fianco degli italiani sulla salute. Dalla storia ultracentenaria dell’azienda eredita un patrimonio di conoscenze e competenze maturato negli anni, ma allo stesso tempo ha la missione di rispondere sempre meglio ai bisogni di salute emergenti, dalla ricerca fino alle nuove professionalità utili alla sanità, a beneficio di pazienti e caregiver. Espressione autentica del modo di operare che è peculiare del terzo settore, la Fondazione sviluppa iniziative che riguardano il paziente e le sue necessità, al di là della specifica patologia, per portare alla luce le possibili risposte ai bisogni di diagnosi, cura, assistenza e attenzione. Fondazione Roche si muove da sempre su molti fronti: in Ricerca favorendo la ricerca indipendente in tutte quelle aree della salute in cui ancora si registrano bisogni insoddisfatti e promuovendo la formazione in campo scientifico degli enti di ricerca indipendenti e non profit; per la Persona perché la prevenzione, la diagnosi, la cura e l’assistenza non devono essere l’impegno di un singolo ma di tutta la collettività e di questo impegno ci facciamo carico con tutti gli interlocutori affinché vengano superate le possibili limitazioni ai diritti dei cittadini, in particolare se in condizione di fragilità e disabilità; per le Istituzioni, per facilitare un confronto attivo a livello nazionale e sovranazionali e individuare proposte d’azione per la tutela del cittadino in materia di salute; per la Comunità perché la leva dell’innovazione sociale è un volano indispensabile per rispondere ai bisogni delle persone e ridurre il disagio.
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