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Roman e Daria, la DAD con i compagni ucraini è un’àncora di salvezza

«Non desiderano frequentare le scuole italiane, né fare nuove esperienze. Al contrario, considerano questa loro permanenza a Firenze come una parentesi nella loro vita», racconta Giovanni Biondi, che sta ospitando i due fratelli. «Le lezioni con i compagni, al momento, sono l’unico elemento costatante della loro vita, in un mare in tempesta».

di Sabina Pignataro

Giovanni Biondi è stato dal 2013 al 2021 il presidente di INDIRE, l'Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa. La scuola, le aule, i docenti, gli alunni e la didattica sono stati per molti anni la sua quotidianità. Da qualche giorno lui e la moglie ospitano nella grande casa di Firenze due bambini ucraini. «Sono Roman, che ha 13 anni, e Daria, che ne ha 7. Insieme a loro c’è la nonna, Mila, che parla italiano perché ha lavorato per un periodo come badante a Napoli ed era da poco tornata in Ucraina».

Di questa esperienza, che si trasforma e arricchisce ogni giorno, Biondi è abbagliato proprio dal modo in cui i due fratelli continuino a fare scuola a distanza. «Ogni mattina si collegano con la loro maestra che è rimasta nel paese vicino a Kiev, dove abitavano, e sullo schermo compaiono i volti dei loro compagni, ormai sono sparsi in tanti stati europei», racconta. «Le lezione ogni tanto sono interrotte dal suono delle sirene, oppure dalla connessione che cede. Non è semplice. Ma fare scuola per loro è uno strumento prezioso per mantenere salde le loro radici, la quotidianità che ora è stata stravolta, per dialogare con gli amici. La scuola è un’àncora».

Le lezioni con i compagni, al momento, sono l’unico elemento costatante della loro vita, in un mare in tempesta

Giovanni Biondi

Sono arrivati a Firenze una dozzina di giorni fa. «La signora ucraina che si occupava delle pulizie a casa nostra ci ha chiesto se potevamo ospitare dei suoi parenti e abbiamo detto di sì», racconta Biondi. «Abbiamo una casa grande». Mila e i nipotini si sono pagati il biglietto e sono saliti su questi pulmini che periodicamente portano le donne ucraine nel nostro paese affinché si prendano cura dei nostri famigliari fragili come badanti. I genitori dei bambini sono rimasti a casa perché gestiscono un forno.

«Daria parla spesso con la mamma via whatsapp», racconta ancora Biondi. «Ma ho come la sensazione che lei non si renda conto a pieno del conflitto in corso. Il fratello invece è più consapevole, è sempre informato e segue gli aggiornamenti tramite delle chat sul cellulare».

Roman ha iniziato a giocare a calcio in una squadra amatoriale di Firenze. Daria resta tutto il giorno a casa, insieme alla nonna. La mattina fa scuola, i pomeriggi si dedica ai compiti. «Non hanno ancora preso contatto con la comunità ucraina di Firenze. «E’ come se fossero in sospeso. Vivono in stand-by».

In apertura, foto di Anna Spena

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