Mondo
«Gianni, la mia guida alpina dell’umanitarismo»
Gianni Rufini, il direttore di Amnesty International Italia scomparso ieri, nel ricordo di Francesco Petrelli. «Il miglior modo per ricordarlo veramente, penso in particolare a suo figlio che ha solo undici anni e si affaccia alla vita, è di colmarlo questo vuoto, con la nostra passione e il nostro impegno. Per realizzare un mondo più ricco di umanità e di futuro»
Gianni Rufini, il direttore di Amnesty scomparso ieri, dopo una lunga malattia a cui aveva cercato di resistere con tutto il suo coraggio e tutta la sua volontà, per me non era solo un collega, ma un amico fraterno. Lo avevo conosciuto più di 25 anni fa, per alcuni anni abbiamo lavorato assieme. Per molti altri abbiamo condiviso, idee, progetti di lavoro ma anche lunghi tratti di vita e persino le vacanze.
Gianni era una guida e un riferimento, in modo naturale, leggero ma rigoroso. Era la guida delle nostre escursioni sulle Dolomiti da rifugio a rifugio, ma colui che tracciava le linee rosse da non oltrepassare, che in modo realista, proprio di chi conosce a fondo le cose del mondo, indicava e denunciava le contraddizioni. Da quelle politiche dell’aiuto umanitario nei paesi in conflitto, alle ipocrisie delle politiche migratorie europee, o dei governi –anche i nostri- nei vari casi, da Giulio Regeni a Patrick Zacki.
Gianni non faceva sconti, ma come tutti gli “umanitaristi” era concreto, flessibile, pragmatico, ma esigeva un livello di coerenza accettabile, tra principi e azioni conseguenti. Assieme anni fa, organizzammo i corsi, che per la prima volta misero assieme in un confronto libero e diretto, militari e ong sul tema della difesa dei diritti umani nelle missioni internazionali. Fu la rottura di un tabù che ci costò più di qualche critica, anche dal nostro mondo, a cui Gianni rispose con determinazione, perché quella era la cosa giusta e utile da fare.
La passione e l’esempio, assieme alla competenza, sono i tratti di una guida e Gianni era uno dei massimi esperti italiani di aiuto umanitario. Una conoscenza costruita attraverso anni di lavoro, in cui mixava esperienza sul campo, analisi ed elaborazione, perché le vere Guide, poi si fanno maestri e sanno trasmettere il proprio sapere come cosa viva e credibile. Per più di venti anni in Italia e in giro per il mondo lui è stato uno straordinario formatore sui temi umanitari, ha insegnato a centinaia di giovani delle ong, ai militari, ai funzionari delle organizzazioni internazionali. Moltissimi in queste ore lo ricordano così, per la sua appassionata competenza, totale diponibilità, sobrietà e stile. Perché Gianni are anche un gentiluomo, metteva tutti a proprio agio, in un corso, in una riunione come a tavola a casa sua. Non citava mai i suoi curricula, anche se è stato per anni il Direttore delle ONG europee di aiuto umanitario e tra i fondatori all’Università di York, del prestigioso Dipartimento sulla ricostruzione post-conflitto, ricevendo, anche per questo, una laurea honoris causa dall’università inglese.
Ci mancherà, immensamente alla sua famiglia, ai suoi figli, a sua moglie. A me come amico mancherà terribilmente. Un amico, che sapeva fare quasi tutto e bene e che era una bussola in montagna e nella vita. Mancherà ad Amnesty e alla comunità delle organizzazioni della società civile della cooperazione e della solidarietà internazionale. Come ha detto una comune amica: da oggi siamo tutti un po' più poveri di umanità.
In questi casi si dice lascerà un vuoto incolmabile: ecco questa frase a Gianni non piacerebbe. Il miglior modo per ricordarlo veramente, penso in particolare a suo figlio che ha solo undici anni e si affaccia alla vita, è di colmarlo questo vuoto, con la nostra passione e il nostro impegno. Per realizzare un mondo più ricco di umanità e di futuro.
Ciao Gianni! Che la terra ti sia lieve come le nuvole delle montagne.
*Francesco Petrelli, responsabile Relazioni Istituzionali Dipartimento Campagne e Cittadinanza Attiva di Oxfam Italia
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