Comitato editoriale
La Confederazione Nazionale festeggia i suoi otto secoli di storia alla Santa Sede
Un evento organizzato dall’Ambasciatore d’Italia Presso la Santa Sede Pietro Sebastiani cui hanno partecipato tra gli altri il Ministro della Salute Roberto Speranza, il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e il Sindaco di Firenze Dario Nardella
di Redazione
Otto secoli di storia, 700 sedi diffuse in tutta Italia (e numerose altre nel mondo), 670.000 iscritti, oltre 100.000 volontari attivi: questi sono i numeri delle Misericordie Italiane, che ogni giorno con dedizione e spirito di carità aiutano il prossimo.
La Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia è stata ospitata all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede grazie all’evento “800 anni di carità: dalla peste al Covid-19. Lo storia del movimento delle Misericordie”. L’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Pietro Sebastiani nell’ambito delle iniziative di presentazione delle eccellenze italiane agli altri Ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, ha organizzato questo incontro per far conoscere la storia di un movimento che ha resistito al passare dei secoli, rafforzandosi e diversificando le proprie attività.
Numerosi sono stati gli ospiti illustri presenti, oltre agli Ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, rappresentanti del mondo sociale, religioso, politico, economico, amministrativo.
Dopo il saluto dell’Ambasciatore Sebastiani sono intervenuti il Presidente delle Misericordie Domenico Giani, il Ministro della Salute Roberto Speranza, il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, il Sindaco di Firenze Dario Nardella, Laura Rossi della Misericordia di Firenze, la prima nata nel 1244, Gianni Letta e Sua Eminenza Cardinal Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze.
Il Ministro Roberto Speranza ha ringraziato le Misericordie per il servizio instancabile che porta valori che sono solo del passato, ma anche del futuro. Per Speranza i valori della Misericordia sono essenziali per portare avanti un nuovo umanesimo, che viene da lontano e che riprende anche quando detto dalla costituzione in particolare dell’articolo 32 che parla del servizio sanitario nazionale come diritto irrinunciabile.
«Siamo veramente soddisfatti di aver presentato il nostro grande movimento in un luogo così importante», ha detto nel suo intervento il Presidente delle Misericordie Domenico Giani, «per questo ringrazio l’Ambasciatore Sebastiani e tutti coloro che sono intervenuti. Quello che stiamo vivendo è un momento particolare, possiamo dire che per le Misericordie la storia si ripete, dopo tanti secoli il nostro movimento ha affrontato nuovamente una pandemia. Con grande piacere ho presentato un mondo di donne e di uomini che si sono messi ancora di più a servizio della persona in un momento così difficile. Il nostro obiettivo è proprio questo: rimettere la persona al centro seguendo la strada che il Vangelo ci suggerisce».
«In Toscana Abbiamo fatto 5 milioni e 700 mila vaccini con 90 hub aperti», ha affermato Eugenio Giani Presidente della Regione Toscana, «non li avremmo potuti tenere aperti senza i volontari delle nostre Misericordie che in modo efficiente hanno collaborato all’organizzazione del sistema vaccinale. In Toscana abbiamo 400 sedi di Misericordia che non sono un luogo dove c’è l’ambulanza, ma dove vi sono studi medici, protezione civile, si organizzano residenze sanitarie e molto altro».
«Ottocento anni fa, nel 1244, nasceva a Firenze la prima Misericordia», dice il sindaco Dario Nardella, «e veniva gettato il seme della solidarietà che avrebbe reso la città un laboratorio di cittadinanza attiva e di impegno civico. Da allora, il movimento delle Misericordie d'Italia è diventato parte integrante del tessuto sociale del nostro Paese, una vera ricchezza per le comunità, protagonista nella solidarietà e nell’aiuto alle fasce di popolazione più vulnerabili». «In un momento delicato come quello attuale», continua Nardella, «a fronte di difficoltà e incertezze sempre maggiori, sulla capacità di supportare movimenti come le Pubbliche assistenze e le Misericordie nella loro azione giornaliera si gioca un’importante partita. Se vogliamo che le comunità si sviluppino mantenendo alto il livello di diritti, sviluppando una capacità di ascolto rispetto alle istanze sociali espresse dai territori, serve un'ottica di sistema capace di far lavorare insieme i soggetti territoriali: istituzionali, religiosi, sociali, culturali e produttivi. C’è bisogno di un grande welfare da costruire insieme», conclude il sindaco, «all'interno del quale il volontariato, la sussidiarietà, la solidarietà e, a monte di essi, la misericordia o meglio ancora le Misericordie, siano riconosciute come componenti essenziali».
«Il movimento delle Misericordie d’Italia, così come lo conosciamo oggi, nasce dalla prima Confraternita fondata nel 1244 a Firenze», aggiunge Giovangualberto Basetti Sani Provveditore della Misericordia di Firenze, «La Misericordia di Firenze mossa dalla Carità cristiana, da quasi 8 secoli è al servizio dei bisognosi e dei più deboli e ancora oggi presta il suo servizio ai fiorentini e alla città di Firenze e continua con la sua opera di ordinaria e straordinaria attività di soccorso socio sanitario. Ciò che è conservato nell’archivio della Misericordia di Firenze è da considerarsi un patrimonio di inestimabile valore perché, mentre è raro trovare opere letterarie relative alla peste, molto più rari sono i documenti che descrivono l’attività quotidiana di soccorso che viene svolta in queste circostanze e che sono contenuti nell’archivio della Misericordia di Firenze. Addirittura il primo manuale contro la peste contenente i consigli considerati più utili per difendersi dal terribile “morbo”, è datato 1523. E durante questi periodi pandemici la Misericordia di Firenze incaricava un provveditore particolare che si occupasse di gestire e provvedere a tutte le necessità del momento, esattamente come è avvenuto oggi con la pandemia da Covid 19».
Presente anche Gianni Letta che ha definito le Misericordie un simbolo di virtù civica ed esempio di istituzione gloriosa da coltivare e conoscere meglio.
«È significativo il fatto che fin dai primi tempi i confratelli della Misericordia si pensino generati da un’azione in cui la difesa della fede si connette alla promozione della carità», ha aggiunto nel suo intervento il Cardinal Giuseppe Betori. «L'opera di carità che la Misericordia promuove alle sue origini si concentra sul valore del corpo: da curare, se malato; da preservare nella dignità della sepoltura, se morto. Il gesto stesso della carità deve essere consapevolmente vissuto come un primo annuncio del Vangelo, come un contributo non secondario all’opera di evangelizzazione che i nostri tempi esigono, caratteristica di una Chiesa “in uscita”, come ama dire il Santo Padre. E di un Vangelo che non trasmette una fede generica, ma la fede nel Dio incarnato. L’esercizio della Misericordia invita a vedere nel volto del fratello il volto stesso di Cristo, da soccorrere e servire».
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