Salute

Un “ricettario” per le società sportive del futuro

Il “ricettario” si intitola «Società Sportiva 2030» ed è il primo volume scritto dal già presidente nazionale del Csi e attuale presidente del Csi Milano, Massimo Achini. Con le prefazioni di Giovanni Malagò, presidente del CONI e Vittorio Bosio, attuale guida del Csi

di Redazione

Lo sport può davvero educare? E se sì, le società sportive sono pronte alla sfida? Senza giri di parole è questa la domanda che vale la pena porsi in un momento storico dove le agenzie educative sono in sofferenza. Massimo Achini, presidente del Centro Sportivo Italiano comitato territoriale di Milano, ha sempre risposto con un fermo “si” a questa domanda, facendone poi una vera missione all’interno del Centro Sportivo Italiano e nei diversi ruoli di rappresentanza e dirigenza ricoperti nel mondo dello sport professionistico e non.

Il libro Società Sportiva 2030 – il primo scritto da Achini, edito da Giunti – è frutto di questa visione e di un lavoro di anni insieme ad alcune società sportive di base dell’area milanese vissute con visione, lungimiranza e passione educativa dai loro dirigenti. Ecco la genesi di un volume che diventa “ricettario” di buone prassi, bacino da cui attingere per trovare azioni concrete e non vaghe idee astratte, da applicare alla quotidianità per rendere la propria società sportiva un vero riferimento nello sport moderno, proiettato al futuro e con una forte trazione educativa a sostegno soprattutto dei giovani e delle sfide di questo tempo.

Tradizione e innovazione

«Società Sportiva 2030 è un manifesto di idee, proposte e soluzioni, un viaggio all’interno di una struttura che vuole affrontare le nuove sfide per vincerle. Cercare di guardare avanti non vuol dire rinnegare l’identità di cui si è orgogliosi testimoni, ma solo rinnovarla in base a nuovi parametri, adeguandosi alla spinta della modernità che attualizza la mission e rendendola maggiormente aderente al contesto storico». Così si esprime Giovanni Malagò, presidente del Coni, nella prefazione.

Nel 2020 proprio il Coni comunicava 13 milioni e 113 mila persone tesserate in 115.469 società sportive dilettantistiche iscritte al suo registro; 13 milioni di persone trasversali per età, origini, sesso, abitudini, condizioni familiari, economiche, sociali, che hanno come denominatore comune la società sportiva con cui praticano attività. È lecito pensare che queste realtà di base possano essere reali agenzie educative in grado di farsi riferimento in un contesto di incertezza e smarrimento che caratterizza la quotidianità e le prospettive dei più giovani, ma non solo.

Al passo con i tempi

«È però una sfida – spiega Achini -, che va affrontata azione dopo azione, prendendo spunto da chi ha già iniziato a compiere dei passi per costruire una società sportiva al passo con le suggestioni proposte dal nostro tempo. In questo libro si trova esattamente quel che serve per andare in questa direzione, proposte concrete per rendere più moderna e incisiva in termini educativi la vita quotidiana di una società sportiva. Non ci sono in commercio libri dedicato a questo tema, così ho scelto di pubblicare questo libro per tutte le realtà che intendono fare sport a trazione educativa. Sono convinto che possa essere uno strumento concreto per sviluppare nuove progettualità e crescere come società sportiva in grado di indirizzare le energie dei giovani verso i valori del fair play, dell’inclusività, del gioco di squadra: ecco il traguardo da raggiungere entro il 2030».

Nel segno della concretezza

Società Sportiva 2030 diventa così un compendio di “cose da fare”, improntato molto alla concretezza delle azioni quotidiane che ogni dirigente, presidente, allenatore, può prendere ad esempio e declinare nella propria realtà, modificandola per fare in modo che sia più adesa al vissuto del proprio tessuto sociale e della propria comunità, assumendola come idea e poi migliorandola, rinnovandola, facendola propria. Ci saranno anche indicazioni che qualche società ha già sperimentato nel suo percorso, perché fortunatamente non è raro trovare realtà sportive di base illuminate e ricche di idee e talenti.

«Dobbiamo avere il coraggio, oggi più che mai, di parlare dell’importanza delle società sportive, del loro lavoro, del loro impegno, e della necessità di aiutare le società stesse a essere al passo con i tempi», rileva Vittorio Bosio, presidente del Centro Sportivo Italiano nazionale, nella prefazione

«La nostra attualità pone i ragazzi, e di conseguenza gli educatori, di fronte a sfide sempre più complesse, come la lotta al bullismo, al cyberbullismo e alla dipendenza da dispositivi elettronici. In questo scenario, le associazioni sportive dilettantistiche – facendo rete con le istituzioni e le agenzie educative – possono dare un contributo fondamentale nella formazione dei cittadini del domani – conclude Achini -. È però importante che dirigenti, allenatori e volontari siano tecnicamente e umanamente competenti, in grado di destreggiarsi tra burocrazia, innovazioni tecnologiche, marketing e comunicazione. Società Sportiva 2030 si propone proprio di aiutare queste realtà a organizzarsi e promuoversi, così da diventare forti poli di attrazione e educazione sul territorio. Un’utopia? No. Sono le società sportive del futuro».

Sport per contrastare il costo sociale della sedentarietà

La sedentarietà ha un costo sociale e sanitario e a pagarlo sono soprattutto i cittadini del Mezzogiorno: uno su due non pratica attività fisica, mentre al Centro-Nord gli inattivi sono meno di uno su tre. Il prezzo a persona, solo dal punto di vista sanitario, è di 52 euro in più in media all’anno di spese mediche private, senza considerare quelle pubbliche, mentre gli sportivi risparmiano 97 euro. Nel mezzogiorno le aspettative di vita diminuiscono e rimangono inferiori di tre anni rispetto al resto del Paese. Sono i dati che emergono dalla ricerca «Il costo sociale e sanitario della sedentarietà», realizzata da Svimez. Le cose da fare sono molte: rafforzare l’intervento pubblico a partire dalle risorse del Pnrr, scommettere sulla manutenzione degli impianti preesistenti, tornare alle pratiche sportive abituali con conseguente aumento degli iscritti e del volume d’affari del settore. «In Italia – ricorda Massimo Achini – ci sono circa 104mila piccole società sportive, siamo la forma più grande di presidio del territorio. Nonostante la pandemia e le chiusure, le nostre società sono rimaste in prima linea e sono riuscite a coinvolgere i giovani. Adesso abbiamo due sfide di fronte: la prima è tornare alla dignità sportiva vera con campionati degni di questo nome, la seconda attrezzarci per stare vicini ai ragazzi e alle ragazze e aiutarli a superare i disagi che la pandemia ha provocato in loro».


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