Welfare
Disabilità e accesso alle cure, l’Italia resta indietro
Per oltre il 63% delle persone con disabilità anche un esame di routine diventa un percorso a ostacoli. È uno dei dati del Report realizzato dall’Istituto Serafico di Assisi che attraverso un’indagine tra genitori, caregiver, associazioni di persone con disabilità e le stesse persone con disabilità ha portato in superficie le difficoltà con l’obiettivo di poter fornire risposte concrete ai più fragili
Il Servizio sanitario nazionale fornisce risposte adeguate alle esigenze speciali e ai bisogni di salute delle persone più come quelle con disabilità? La risposta a questo interrogativo in Italia interessa almeno le 3,1 mln di persone con disabilità, poco più del 5% della popolazione. E proprio pensando a loro l’Istituto Serafico di Assisi ha realizzato un’indagine che dà risposte tutt’altro che positive. Basti pensare che uno dei primi dati che salta all’occhio è che per oltre il 63% delle persone con disabilità anche un esame di routine diventa un percorso a ostacoli.
Sono infatti quasi totalmente assenti percorsi mirati e mancano anche risposte specifiche per le persone con disabilità gravi o gravissime. Per non parlare delle lunghe attese al pronto soccorso o delle difficoltà nell’affrontare esami invasivi che sono dinamiche che chiunque ha sperimentato e che spesso costituiscono un compromesso quasi inevitabile di fronte a un problema di salute. Eppure c’è chi vede queste situazioni trasformarsi in veri e propri percorsi a ostacoli, a volte quasi impossibili da superare, o comunque affrontabili al prezzo di lunghe peregrinazioni o di veri e propri “viaggi della salute” anche per questioni che normalmente potrebbero essere considerate di routine.
Fonte: Report accessibilità cure di Istituto Serafico di Assisi
Ed è ciò che accade a chi si trova a dover fare i conti con disabilità gravi o gravissime, tali da rendere assai complessa anche una semplice spirometria (un esame diagnostico per valutare la funzione polmonare). In quest’ambito sottolinea una nota dell’Istituto Serafico “nonostante l’impegno e il lavoro di molti soggetti coinvolti, resta ancora tanta strada da fare e i vulnus sono fin troppo evidenti”.
In occasione della Giornata Mondiale della Disabilità, in calendario il 3 dicembre, il centro di Assisi specializzato nella riabilitazione, ricerca e innovazione medico scientifica per bambini e giovani adulti con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali gravi e gravissime ha condotto uno studio prendendo in esame le situazioni delle famiglie di persone con disabilità, ma anche quelle dei disabili stessi e di numerose associazioni del settore. I dati che ne sono emersi parlano di una situazione in cui le criticità sono all’ordine del giorno.
Il campione preso in esame è composto da 450 individui, provenienti per lo più dal centro Italia (51,3%), sud (24,4%) e nord est (16,7%). Relativamente al tipo di disabilità registra una prevalenza di disabilità intellettiva (39,3%), seguita da disabilità motoria (30,3%), psichica (18,4%) e visiva (11,1%)
I risultati saranno anche presentati nel corso dell'incontro “Innovazione e ricerca in riabilitazione” in programma all'Istituto Serafico il 2 e 3 dicembre con la partecipazione, tra gli altri, della professoressa Chiara Carrozza, presidente del Cnr.
Fonte: Report accessibilità cure di Istituto Serafico di Assisi
Gli intervistati hanno riferito di aver riscontrato l’assenza nelle strutture sanitarie di percorsi specifici per persone con disabilità nel 49,8%dei casi, e di averle trovate raramente nel 36,7% dei casi.
Permangono poi le barriere architettoniche indicate come presenti dal 37,6% degli intervistati. Solo il 26,9% dichiara di non averle incontrate, il che vuol dire che solo poco più di un quarto delle persone non ha incontrato barriere di tipo architettonico.
Accanto alle lunghe ore d’attesa, vengono riscontrate spesso anche difficoltà nella comunicazione dei bisogni specifici al personale, a cui si aggiungono quelle legate alla gestione dei comportamenti problematici delle persone con disabilità psichiche.
Una situazione, dunque, che non può che risolversi in un vero e proprio calvario per le famiglie e per i caregiver, oltre che per gli assistiti stessi: il 63,3% del campione, infatti, ha dichiarato di dover uscire dalla propria regione per effettuare le cure necessarie o anche solo per delle semplici visite di routine, mentre il 79,6% ha messo in evidenza la necessità di rivolgersi a più di una struttura sanitaria prima di ricevere un'assistenza adeguata.
Altri dati da tenere presenti parlano di oltre 8 persone su 10 (84%) che dichiarano di ritenere inadeguate le risposte fornite dal Ssn alle persone con disabilità; inoltre per la metà del campione (49,8%) nelle strutture ospedaliere cui si erano rivolti non erano previsti percorsi prioritari per gestire i bisogni specifici dei pazienti con disabilità. Solo il 13,6 ha dichiarato che lo erano
«Sono numeri che restituiscono una situazione complessa, aggravata anche dalle difficoltà innescate dalla pandemia di coronavirus degli ultimi anni», spiega Francesca Di Maolo, presidente dell'Istituto Serafico di Assisi, secondo cui «nella maggior parte delle strutture sanitarie italiane mancano dei protocolli specifici per le persone con disabilità e c'è una forte carenza di personale adeguatamente formato. La nostra struttura ad esempio, essendosi sempre ispirata dalla volontà di coniugare il “curare” con il “prendersi cura” lavora quotidianamente per rendere i servizi ambulatoriali per persone con disabilità sempre più adatti al loro stato di salute. Ma il Sistema Sanitario Nazionale italiano è cucito su misura per il malato, non per il malato con disabilità. Ed è per questo che il tema dell'accessibilità alle cure per ogni individuo deve diventare una priorità su cui si fonda la democrazia sostanziale, la civiltà e il benessere di un Paese».
Perché il tema dell'accessibilità delle cure diventi un priorità, per Di Maolo «ccorre una vera e propria svolta culturale che ci traghetti verso il pieno riconoscimento della dignità e dei diritti delle persone diversamente abili e che sia in grado di abbattere le disuguaglianze in tutti i settori della sanità». Inoltre per la presidente del Serafico «è necessario anche mettere mano al Pnrr e destinare una parte di quei fondi all’accessibilità degli ospedali, così come è stato fatto per le strutture alberghiere e ricettive, e rendere finalmente effettiva e concreta la piena accessibilità alle cure».
Foto da ufficio stampa Istituto Serafico
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