Mondo

Il Terzo settore si mobiliti contro l’incremento delle spese militari

La Camera dei Deputati il 16 marzo ha approvato con una soglia altissima di voti favorevoli (301 voti tra i 421 deputati presenti) un ordine del giorno, abbinato al cosiddetto “Decreto Ucraina”, favorevole all’incremento delle spese per armamenti verso il 2% del Prodotto lnterno Lordo (PIL). Ampio il consenso trasversale tra le forze politiche. L'intervento della portavoce di Aoi (Associazione Ong Italiane)

di Silvia Stilli

Si tratta di un investimento prioritario che va oltre l’emergenza, delineando una strategia sul versante dell’accreditamento nei consessi internazionali tutta improntata su un’idea prioritaria di sicurezza tutelata dalla risposta militare alle crisi, mettendo di fatto in secondo piano il lavoro della diplomazia e dell’aiuto e cooperazione per lo sviluppo e giustizia sociale a livello globale.

Le organizzazioni non governative impegnate nell’aiuto umanitario e nella cooperazione tra i popoli per sconfiggere povertà, fame, disastri ambientali e sociali, veri fattori generatori di conflitti, guerre ed emergenze migratorie e pandemie, hanno atteso in Italia 3 anni per veder timidamente risalire di pochi punti dal misero 0,22% il rapporto APS/RNL (Aiuto Pubblico allo Sviluppo/Reddito Nazionale Lordo). Tanti i confronti, le pressioni su Governo e Parlamento, i posizionamenti supportati dagli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Oggi la società civile sostiene una campagna nazionale che sta ampliando i patrocini nel mondo laico e confessionale, la Campagna 0,70 che ha davanti anche l’obiettivo dell’approvazione di una legge vincolante ad hoc. La risposta del Parlamento è sconfortante, vista la celerità nel lanciare il percorso di aumento per la significativa cifra tonda del 2% del PIL per le armi, senza esitazione alcuna. Le risposte militari alle crisi non generano sviluppo, ma distruzione e morti, miseria e disperazione. Poi c’è sempre da ricostruire e occorrono anni, decenni con il protrarsi delle diaspore di interi popoli. Genti che migrano a cercare la salvezza e si trovano in mezzo tra chi distrugge e chi respinge le loro speranze di vita, cn muri e filo spinati. Le organizzazioni di solidarietà e cooperazione e le Agenzie umanitarie intervengono a lenire le ferite con sempre minori risorse pubbliche.

Sembrano inascoltate le nostre denunce di risposte inadeguate alla recrudescenza di conflitti e alla divaricazione sempre maggiore tra Paesi ricchi e poveri, all’esponenziale crescita delle disuguaglianze e delle violazioni dei diritti a livello globale. Armare il mondo lo rende insicuro. Serve uno scatto di reni più vigoroso da parte di tutto il Terzo Settore italiano insieme per denunciare l’errore di investire sempre più all’interno del budget dello Stato in armamenti per garantire la ‘sicurezza’: nel Paese gli investimenti devono generare equità sociale e formazione qualificata e accessibile a tutte le giovani generazioni, accellerare la transizione ecologica investendo sulle energie rinnovabili e le produzioni sostenibili di un’economia sempre più circolare. È determinante e vincente portare l’Italia ai vertici dei protagonisti autorevoli della politica estera e di cooperazione internazionale, sostenendo la ricerca e gli investimenti per lo sviluppo globale. Un mondo sicuro si costruisce con il rafforzamento delle relazioni internazionali che divengono partenariati, in un patto tra istituzioni nazionali e locali, Terzo settore, ricerca, finanza e profit etici. Il mercato delle armi non sta in questo sistema virtuoso. E intanto il MAECI restituisca subito alla cooperazione allo sviluppo del sistema bilaterale, che promuove i partenariati multistakeholder di cui sopra, i 110 milioni, recentemente destinati al governo ucraino direttamente come budget support, tolti ai soli 240 milioni del budget del 2022 per intervenire nel mondo a favore dello sviluppo.


In foto: Karkhiv devastata dalle bombe russe

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