Non profit

Riforma insabbiata? Cariplo rilancia: Per noi è vera svolta

Scaduto il termine di legge imposto agli Enti, solo 55 fondazioni bancarie su 88 hanno rispettato gli impegni. E sulla riforma incombono 20 ricorsi al Tar.

di Francesco Maggio

Avrebbe dovuto rappresentare il ?giorno del giudizio? per le sorti delle fondazioni bancarie. Il momento conclusivo di una riforma a lungo discussa e a lungo attesa. E invece il 6 febbraio, termine ultimo imposto agli enti dall?atto di indirizzo governativo del 5 agosto scorso per redigere i nuovi statuti ed inviarli al Tesoro per l?approvazione, si è rivelata l?ennesima data interlocutoria di un processo di riforma che va avanti ormai da dieci anni e di cui risulta ancora proibitivo intravvedere la conclusione. Le cause? Molteplici: ritardi accumulati nella stesura di molti statuti; ventuno ricorsi presentati al Tar da altrettante fondazioni (tra cui l?Ente Cassa di risparmio di Roma e la Fondazione Carisbo) per contestare il carattere, a loro avviso, troppo prescrittivo dell?atto di indirizzo; precisazioni tardive dei tecnici di via XX settembre circa determinati casi di incompatibilità di cariche negli organi di governo delle stesse; impugnazioni di statuti già approvati dal Tesoro da parte di amministratori locali che ne mettono in dubbio la legittimità (come avvenuto a Lucca per mano del sindaco). Insomma ce n?è davvero per tutti i gusti e a fare le spese di tanta incertezza, ancora una volta, è soprattutto il settore non profit che da questa riforma si attendeva segnali di reale cambiamento (vedi opinione a lato). Naturalmente non per tutte le 88 fondazioni vale lo stesso discorso. Alcune di loro hanno dimostrato ben prima dell?approvazione della cosiddetta legge ?Ciampi-Pinza? (n. 461/98 e successivo decreto legislativo n. 153/99) di essere pienamente convinte che il loro destino è nel Terzo settore. Hanno perciò venduto per tempo la maggioranza delle azioni della banca posseduta, seguito alla lettera il disposto dell?atto di indirizzo nella stesura degli statuti ed oggi si apprestano a perseguire con convinzione la loro ?missione ? di organizzazioni non lucrative al servizio dello sviluppo socio-economico e culturale del territorio. Come nel caso della Fondazione Cariplo, la più grande fondazione bancaria italiana per dimensioni patrimoniali (14 mila miliardi di lire), il cui presidente, Giuseppe Guzzetti, anticipa a ?Vita? le prossime iniziative a sostegno del non profit. Presidente come spiega tanto caos? Non parlerei di caos. Semplicemente bisogna tener conto che quando c?è di mezzo una legge delega, un decreto legislativo, un atto di indirizzo è fisiologico che possa nascere qualche problema di interpretazione giuridica. Così è stato. Sarà pure come dice lei, ma non trova che in non poche fondazioni il ruolo della società civile venga fortemente penalizzato dai nuovi statuti? Guardi, per mio costume non sono abituato a guardare in casa d?altri. Posso solo rispondere di ciò che avviene in casa mia. E qui la società civile sarà ampiamente rappresentata, in modo addirittura paritetico rispetto agli enti locali e da personalità di grande autorevolezza scelte secondo criteri ispirati alla massima trasparenza. Quali criteri? Dei 20 membri dell?organo di indirizzo ?in quota? alla società civile, 7 saranno scelti sulla base di un bando tra le organizzazioni non profit lombarde, 7 verranno cooptati dalla commissione centrale di beneficienza e infine 6, ciascuno rappresentativo dei settori di intervento di pubblica utilità, saranno scelti sempre dalla Commissione centrale di beneficienza sulla base di terne di candidati segnalati da personalità prestigiose come il Cardinal Martini, il presidente della Conferenza dei rettori milanesi e così via. Perché una riforma così importante per le sorti del Paese ha suscitato discussioni solo tra gli addetti ai lavori? Questa riforma è stata percepita dai grandi media come una vicenda di natura esclusivamente bancaria, che riguarda il sistema creditizio e basta e non invece come un cambiamento che interessa ampie fasce di categorie sociali deboli le cui condizioni di vita le fondazioni possono significativamente contribuire a migliorare. Per questo partiremo presto con una massiccia campagna pubblicitaria sui più autorevoli organi di informazione in modo da comunicare a chiunque voglia entrare in contatto con noi e presentarci progetti, come deve fare e a chi deve rivolgersi. Quanti soldi erogate all?anno per sostenere i progetti che vi vengono presentati? Circa 200 miliardi di lire all?anno. Ma anche su questo punto è importante fare una precisazione. Tale importo, pur elevato e verosimilmente in crescita, non va considerato come una cifra e basta, bensì come un moltiplicatore di altre risorse. Se noi decidiamo, per esempio, di ristrutturare una residenza per anziani non autosufficienti onde evitar loro il ricovero ospedaliero, coinvolgendo però nel progetto anche gli enti locali, ecco allora che noi movimentiamo molte più risorse di quante ne eroghiamo effettivamente. Il denaro distribuito verrà poi opportunamente documentato? Certamente. Ci siamo affidati ad un pool di esperti per redigere quest?anno il nostro primo bilancio sociale. Siamo delusi Quando il 15 dicembre scorso il Forum organizzò a Roma il seminario ?Riforma delle fondazioni bancarie e Terzo settore: opportunità o boomerang??, già attraverso il titolo ci preoccupammo di mettere in evidenza come questa riforma da noi fortemente auspicata e giunta, immaginavamo allora, al suo rush finale, non avesse ancora fugato determinate nostre perplessità. Per esempio, in ordine alla composizione degli organi di governo degli enti, al peso che al loro interno i nuovi statuti avrebbero accordato alla società civile, alle reali intenzioni degli amministratori delle fondazioni di attivare una proficua collaborazione con le organizzazioni senza fine di lucro. Purtroppo gli eventi di questi giorni, i ritardi accumulati nella stesura dei nuovi statuti, la limitata o, in certi casi, addirittura inesistente presenza di esponenti del mondo del non profit negli organi di indirizzo hanno contribuito a rafforzare ulteriormente i nostri numerosi dubbi. E ciò suscita non poca preoccupazione. La riforma delle fondazioni bancarie è per molti versi propedeutica a quella del welfare. E se il buon giorno si vede dal mattino c?è da non stare allegri. La riforma, se continua così rischia di essere rimandata anche di anni, con evidenti ricadute negative sulla crescita nel Paese dell?economia civile. Edo Patriarca portavoce nazionale del Forum del Terzo settore


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