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Ucraina, Acli a Governo: “Una piattaforma nazionale per registrare profughi”

Il presidente Emiliano Manfredonia, il presidente del Patronato, Paolo Ricotti, e il presidente della ong Ipsia Acli, Mauro Montalbetti, chiedono all'esecutivo impegni per rendere possibile l'accoglienza. Dai permessi temporanei di soggiorno alla pensione per gli espatriati, fino a un database centrali che li prenda in carico

di Giampaolo Cerri

Accoglienza, diritti e integrazione per il popolo ucraino. Le Acli hanno presentato questa mattina alla Camera dei Deputati un documento di proposte per sostenere e aiutare le famiglie ucraine che stanno fuggendo dalla guerra, mettendo a disposizione la loro rete e l’esperienza maturata negli anni a fianco delle persone più bisognose.

In particolare, le Acli chiedono al Governo italiano che venga riconosciuto un permesso temporaneo di soggiorno a tutti coloro che sono usciti dall’Ucraina anche prima del 24 febbraio; che siano favorite le domande di coesione familiare; che siano prorogati i permessi di soggiorno in essere per i residenti in Italia di 1-2 anni e sia sospesa la scadenza a fine emergenza; che sia garantita la pensione da espatriati, cioè la pensione che spetta a chi abbia regolarmente lavorato in Italia e sia poi espatriato in Ucraina; che siano ridotte le attese e i termini in materia di cittadinanza italiana; che sia firmata la convenzione di sicurezza sociale fra Italia e Ucraina per permettere la totalizzazione dei contributi italiani con quelli del Paese di provenienza, evitando così il rientro forzato in patria per godere del trattamento pensionistico. Per quanto riguarda il supporto ai processi di integrazione, le Acli si fanno promotrici della nascita di una piattaforma nazionale unica nella quale registrare le persone provenienti dall’Ucraina.

In questi anni si sono rivolti alla rete Acli più di 140 mila cittadini ucraini: uomini e donne che lavorano nelle nostre case e si prendono cura dei nostri cari. Emiliano Manfredonia, presidente nazionale Acli: “In Italia sono 256mila i lavoratori ucraini, molto probabilmente le loro famiglie arriveranno nel nostro Paese. Le Acli sono in prima linea sia a Leopoli, dove i dipendenti del nostro Patronato stanno aiutando i profughi, sia in Italia con la nostra ong Ipsia Acli. Chiediamo che non siano attivati i Centri di accoglienza straordinaria – Cas ma che venga promosso un sistema di accoglienza diffusa: le persone che stanno fuggendo da questa guerra sono soprattutto donne e bambini e devono essere integrati pienamente e subito nella nostra società”. Paolo Ricotti, presidente nazionale del Patronato Acli, ha sottolineato: “I nostri dipendenti a Leopoli hanno messo in salvo le loro famiglie e hanno scelto di rimanere per aiutare le persone che stanno fuggendo”.

Le Acli sono già a lavoro per sostenere il popolo ucraino, come ha sottolineato Mauro Montalbetti, presidente nazionale dell’Ong Ipsia Acli: “Abbiamo organizzato dei corridoi di espatrio e sono già partiti dei pullman diretti a Milano. Abbiamo, poi, avviato una accoglienza diretta a Trento e messo a disposizione di alcune famiglie ucraine un albergo”.

Alla conferenza stampa è intervenuto Antonio Russo, vicepresidente nazionale Acli, che ha presentato il documento: “Le nostre sono delle proposte concrete. Dobbiamo garantire ai profughi ucraini, in prevalenza donne e bambini, il diritto all’accoglienza e all’integrazione, diritti a cui devono accedere immediatamente, non fra qualche anno”.

Leggi le proposte Acli QUI

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