Non profit

Attenzione, non sbagliate l’obiettivo

Il profit è abituato a stabilire il valore monetario di qualsiasi servizio. Poi ci sono beni speciali, come la felicità e il benessere, che sono difficili da valutare.

di Giovanni Marangoni

Come si fa a misurare la felicità di un bambino o l?affetto per un persona malata? Eppure il nonprofit ha come scopo l?ottenimento anche di questi risultati. Lo scopo dell?attività economica di una impresa profit è l?ottenimento di un profitto. Chiarito qual è l?obiettivo per le aziende profit cosa ne penseremmo di un?azienda nonprofit che opera con lo stesso spirito o, al contrario, di un?altra nonprofit che è sempre in perdita? Queste prime domande ci rimandano a riflettere su quali sono le finalità vere di un?azienda nonprofit, perché per capire se si sono raggiunti gli obiettivi bisogna prima averli definiti con chiarezza. Al mattino, quando una persona parte per andare a lavorare e prende la sua auto non si fa molte domande su dove deve andare, ma dopo aver svolto una serie impressionante di operazioni che richiedono un coordinamento e una determinazione importanti (le manovre relative alla guida del veicolo, al rispetto del codice della strada, all?evitare i pericoli improvvisi), arriva a destinazione, perché la meta da raggiungere era ben definita. Quali obiettivi Questo semplice esempio aiuta a capire che quando si hanno chiari i propri obiettivi risulta relativamente agevole raggiungerli, e mette in evidenza che è solo quando questi obiettivi risultano confusi che non si sa dove andare e si sprecano inutilmente energie importanti. Definire gli obiettivi delle organizzazioni nonprofit non è però operazione semplice, sia perché queste organizzazioni operano nei settori più diversificati e anche i destinatari possono variare notevolmente: dai membri stessi dell?organizzazione, a intere categorie di persone esterne in situazione di bisogno e di svantaggio, o addirittura comprendere l?intera collettività. Una prima conseguenza di questa eterogeneità è quindi che le finalità di queste organizzazioni sono diverse una dall?altra e di questo occorre tenere conto nel definire il loro valore di mercato. Una seconda difficoltà è legata agli aspetti di misurazione degli obiettivi: se fosse possibile stabilire il valore monetario di qualunque servizio, esso diverrebbe probabilmente dominio di imprese profit! Infatti quando un servizio erogato dalle organizzazioni nonprofit si evolve fino ad arrecare una utilità economica quantificabile spesso l?imprenditore profit cerca di trarne profitto. Le organizzazioni nonprofit detengono pertanto il monopolio delle attività e dei servizi non prevedibili, variabili nella loro natura e non misurabili economicamente, quei servizi cioè che mettono in difficoltà il mondo profit che ha bisogno di sicurezza nella determinazione del profitto. Si potrebbe dire che la misurabilità quantitativa rappresenta pertanto una sorta di spartiacque fra il mondo profit e nonprofit e richiede sistemi di misurazione ad hoc. Quale misurazione Accanto a quella che spesso rappresenta una vera e propria attività economica spesso funzionale agli altri obiettivi prioritari, lo specifico del nonprofit è di produrre dei beni speciali che potremmo chiamare beni relazionali e la prima caratteristica che salta subito agli occhi è proprio la difficoltà estrema – spesso anche l?effettiva impossibilità – di misurare questi beni così importanti per la qualità della vita: la felicità di un bambino non si può certo misurare, ma si vede e si sente! La debolezza del sistema di quantificazione può pertanto diventare un incubo per il manager nonprofit che molte volte si limita così a misurare ciò che è facilmente misurabile e non ciò che è rilevante. Come è allora possibile stabilire degli standard e delle misure di prestazione in previsione di una loro valutazione? Come si possono misurare possibili alternative, stabilire dei prezzi equi, determinare i benefici reali per rendere conto ai finanziatori e donatori? Sottolineiamo subito che nelle organizzazioni nonprofit le quantificazioni possono servire a ridurre le variabili e a fornire un aiuto nella formazione di una decisione, ma non rappresentano l?unica strada da seguire. L?output delle Onp ha spesso un valore sociale che va valutato negli effetti sia sui singoli che nel sistema sociale. Esiste quindi una molteplicità di variabili da considerare. Contrariamente al profit, non è detto ad esempio che il nonprofit abbandonerà un?attività antieconomica ed esistono invece molte organizzazioni che sono perennemente in passivo perché rientra nelle proprie finalità svolgere attività socialmente utili senza chiedere una remunerazione per il servizio che prestano. Il problema per queste organizzazioni non è pertanto rappresentato dal fatto di essere in passivo, ma semmai di come procurarsi i mezzi finanziari per poter adempiere alle proprie finalità, ma questo del fund raising (raccolta fondi) sarà argomento di alcuni dei prossimi articoli. Quali le soluzioni? È un problema certamente complesso che non può essere banalizzato. Ciò che in questa sede ci preme è risvegliare nel lettore un interesse, far intuire che ci sono degli approcci che possono rendere più efficace l?attività della propria organizzazione. La qualità infatti raramente si presta all?addizione. Ecco perché nella valutazione dei risultati delle organizzazioni nonprofit è utile considerare attentamente qual è il tipo di attività istituzionale posta in essere a favore dei beneficiari per poter individuare una pluralità di specifici indicatori di utilità sia quantitativi che qualitativi, certamente variabili nel tempo, ma utili per poter fare delle comparazioni. Risulta ad esempio fondamentale prevedere almeno la definizione del mercato di riferimento del servizio e l?identificazione dell?utente a cui il servizio si rivolge. A cura di Giovanni Marangoni e Valerio Melandri


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