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Korczowa, nel centro commerciale diventato campo profughi
Oltre il confine polacco del Paese, in mezzo al flusso di donne, vecchi e bambini in fuga. Qui l'ong italiana Intersos ha allestito un centro per dare soccorso sanitario a chi scappa dal conflitto. Le paure e le domande di Liuba, le videochiamate in patria, i volti tirati dei figli preadolescenti. Parlano Diego, child officer, e Alice, medico (video)
di Anna Spena
Korczowa, Polonia, a 3,7 chilometri dal confine ucraino.
Cosa vuoi fare in Germania? “Vivere”
Liuba ha 40 anni. È scappata da Kirovograd. Nelle mani stringe il cellulare, sta guardando i video della guerra. Sei partita da sola? “No”, gira la testa e indica il suo cane. Una femmina, un cane grande.
Liuba è seduta su una brandina del Korczowa dolina centrum handlu a Mlyny. Siamo in uno dei confini più prossimi all’Ucraina. La frontiera più vicina è a pochi minuti di macchina. Il centro è stato affittato dalla municipalità e, dallo scorso 24 febbraio, si è trasformato in un campo di accoglienza provvisorio. Prima che la guerra si spostasse anche verso Ovest qui arrivavano 6mila persone al giorno ma, più passano i giorni, e più è difficile scappare.
Nel centro i rifugiati vengono registrati, c’è un punto medico dove l’ong italiana Intersos offre supporto sanitario, uno spazio per bambini, le sale per le donne con i neonati che devono allattare, e tanti punti di ristoro.
Quando arrivano gli si chiede dove vogliono andare, in che Paese desiderano arrivare. E poi i bus da tutta Europa ma anche privati cittadini, li aiutano a raggiungere la destinazione finale. È un centro che funziona bene. Le persone sono trattate con dignità, ma non è dignitoso vivere così: ammassati e con la paura del futuro.
Certo, nonostante i numeri giganteschi, l’accoglienza sta funzionando, anche se accogliere non basta. E le persone vogliono tornare a casa, stare con chi amano.
Il centro è pieno di donne, bambini e anziani. Su una brandina una signora sta facendo una videochiamata con il marito che è rimasto in Ucraina, al fronte, a combattere. La donna non è sola. Con lei i due figli preadolescenti, gli gira il telefono per fargli salutare il papà, che abbozza un sorriso. Ma loro no, non ce la fanno a ricambiare: hanno paura. Quanti orfani lascerà questa guerra? Cosa succede nella testa di quei due ragazzini e dei tanti come loro?
Cosa faranno o penseranno da grandi? Vorranno vendetta?
Questa è la guerra, un circolo vizioso.
Guarda l'intervista agli operatori Intersos
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