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Disabili e profughi, così l’Italia si prepara ad accoglierli

In Ucraina secondo l’European Disability Forum ci sono 2,7 milioni di persone con disabilità e sono disabili anche molti dei 100mila minori istituzionalizzati. C'è una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu del 2019 che tutela le persone con disabilità in situazioni di guerra, ma in realtà in questo momento grandissima è la preoccupazione per loro. Chi arriva non ha bisogno solo di un tetto: le prime esperienze

di Sara De Carli

C’è una risoluzione ufficiale del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che invita gli Stati Membri e le parti direttamente coinvolte a tutelare le persone con disabilità in situazioni di guerra, garantendo che abbiano accesso all’assistenza umanitaria senza alcun ostacolo. È la risoluzione n. 2475 e risale al giugno 2019: era la prima volta che un documento del Consiglio di Sicurezza dell’ONU affrontava in maniera specifica la disabilità e la risoluzione venne salutata come un’ulteriore pietra miliare sulla strada del rispetto dei diritti delle persone con disabilità nel mondo benché già all’epoca alcuni stati – fra cui Russia, Cina e Gran Bretagna – sottolinearono che alcune delle disposizioni previste “scavalcavano” il mandato del Consiglio di Sicurezza.

Il 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, l’European Disability Forum (EDF) in una lettera aperta chiedeva a tutte le parti di «garantire la protezione e la sicurezza delle persone con disabilità in Ucraina, rispettando i loro obblighi ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite (in particolare l'articolo 11 sulle situazioni di rischio e le emergenze umanitarie), la risoluzione 2475 (2019) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il diritto internazionale umanitario. Secondo EDF ci sono 2,7 milioni di persone con disabilità in Ucraina: i rifugi spesso sono inaccessibili, quindi le persone con disabilità sono costrette a rimanere a casa, non sapendo dove possono andare per mettersi al sicuro. Molte persone vivono in istituzioni, tagliate fuori dalle loro comunità e rischiano oggi davvero di essere abbandonate e dimenticate. Circa 110mila minori vivono in istituti: nella grandissima maggioranza dei casi non sono orfani, si trovano in istituto per ragioni legate alla povertà o allo stigma della disabilità. «Arrivano segnalazioni di casi singoli, alle reti associative. Ma non c’è ancora una organizzazione. Siamo al si salvi chi può», commenta Giampiero Griffo, impegnato da decenni nella difesa dei diritti delle persone con disabilità e Coordinatore del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità.

In questa drammatica situazione, la condizione delle persone con disabilità è estremamente complicata: più difficile partire, più intensi i bisogni, più grandi le fragilità, come racconta la testimonianza della “Casa della Misericordia”, un centro di accoglienza per bambini disabili nell’Ucraina occidentale, al confine con la Romania, sostenuto da Fondazione Don Carlo Gnocchi. In Ucraina ci sono 39 comunità di Fede e Luce, la realtà fondata da Jean Vanier e Marie-Hélène Mathieu: «Siamo ancora in preghiera per la fine della guerra. Questo tempo rafforza la nostra fede. Alcune famiglie delle nostre comunità di Kiev hanno lasciato la città e si sono trasferite nell'Ucraina occidentale o all'estero. Ma in generale rimaniamo in Ucraina, perché la maggior parte delle comunità si trova nell'ovest e qui è più calmo. Cerchiamo di aiutarci a vicenda. Ci sono molte offerte di aiuto da parte di comunità di Fede e di Luce in tutto il mondo. Sentiamo il supporto. Abbiamo ancora bisogno della preghiera, prima di tutto. È soprattutto una lotta spirituale», ci scrive la referente del Paese.

«Sin dai primi momenti dell’aggressione bellica all’Ucraina da parte della Russia, la Fish si è attivata per fare tutta la propria parte, impegnandosi per evitare ogni ulteriore sofferenza alle persone più fragili. Abbiamo chiesto alle istituzioni di dedicare priorità ai corridoi umanitari per le persone con disabilità dell’Ucraina e le loro famiglie, a partire dai minori e dalle donne con disabilità grave. La Fish è presente anche nel gruppo di coordinamento fra Consiglio Nazionale del Terzo Settore, Ministeri preposti e Comitato Operativo Nazionale della Protezione Civile, che organizzerrà gli aiuti per le popolazioni civili dell’Ucraina e gestirà i flussi di coloro che giungeranno in Italia: rappresenteremo prioritariamente le esigenze di tutte le persone con disabilità», spiega Vincenzo Falabella, presidente della Federazione.

Il mondo delle associazioni impegnate sulla disabilità si è messo a disposizione, qui in Italia, per l’accoglienza delle persone che stanno arrivando. Don Marco Bove, presidente della Fondazione Sacra Famiglia, ha dato disponibilità per offrire accoglienza e supporto alle famiglie in arrivo dall’Ucraina: «Lo stiamo facendo in queste ore offrendo, attraverso i nostri professionisti, in particolare i neuropsichiatri infantili, un supporto psicologico a donne e bambini accolti sul territorio varesino e lo faremo con tutti i nostri presidi sul territorio. In fuga dall’Ucraina ci sono però anche persone con disabilità, mentale oltre che fisica, che necessitano di un’assistenza specifica per via della loro condizione di estrema fragilità. Per questo rivolgiamo un appello alle Istituzioni per trovare insieme delle soluzioni specifiche per queste persone che hanno delle fragilità particolari e che hanno bisogno di cure e supporto speciali», afferma. In Italia ci sono già due bambini con patologie neuromuscolari che hanno trovato risposte specifiche nello sforzo unitario di ospedali, privato sociale e associazioni di pazienti: un bambino di tre mesi con la Sma è arrivato in Trentino al Centro Nemo, e una persona con Distrofia di Duchenne è accolto a Trieste. Quando sui territori arrivano persone con disabilità, le istituzioni chiamano e il non profit risponde: «Tante Anffas stanno già accogliendo persone, con fragilità o senza. È ovvio che le nostre realtà mettono a disposizione non solo una soluzione alloggiativa, ma anche la possibilità di avere dei mediatori culturali e di essere seguiti nella presa in carico. È importante che sia stato creato un coordinamento nazionale e chiediamo che come nel momento più duro della pandemia si emanino ordinanze che permettano di non incagliarsi nelle maglie della burocrazia», dice Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas.

A Cavalese, in Val di Fiemme, sono arrivate lunedì scorso Natalia, una donna di 63 anni con una forma grave di Parkinson, con la nuora Olga, di 36 anni e i due nipoti, Anastasiia di 10 anni e Yaroslav, di 9 mesi. Erano scappati dal Donbass nel 2014, si erano stabiliti a Odessa e ora hanno affrontato un lungo viaggio per fuggire. Il papà dei bambini e il nonno sono rimasti in Ucraina. Avevano un parente in Italia, sul Lago di Garda, e sono partiti. «Ci è arrivata una richiesta di aiuto giovedì e abbiamo risposto, in due giorni eravamo pronti», dice Luciano Enderle, presidente di Anffas Trentino. L’associazione ha messo a disposizione un appartamento all’Oasi Mamma Emma, nata da un lascito testamentario per dare ai ragazzi con disabilità occasioni di sperimentarsi in autonomia, in vista del dopo di noi. «Non hanno nulla, ovviamente. La rete associativa e l'intero territorio si sono subito mobilitati per tutto quello che serve alla vita quotidiana, la cooperativa di consumo locale si è messa a disposizione per la spesa, si sono attivati i contatti con la scuola e con i servizi sociali. Abbiamo trovato un’altra famiglia emigrata qua da Odessa, con una figlia più o meno della stessa età di Anastasiia: le abbiamo già messe in contatto almeno per avere qualcuno che parli la loro lingua… Sono tutte stanche, provate, ma Olga ha una forza enorme pur nella disperazione. Accetta l’aiuto ma chiede già di poter lavorare per non dipendere da nessuno. Anffas potrà mettere a disposizione i propri tecnici e farsi da tramite con i servizi sociali per capire le necessità della signora Natalia, capire come attivare i servizi», dice Enderle.

È invece in arrivo in queste ore nella zona di Mestre un pulman con a bordo persone con disabilità intellettiva, fra cui molte con sindrome di Down, evacuate da un istituto ucraino. Hanno viaggiato insieme ai loro operatori e una parte di esse sarà accolta a Quarto d’Altino alla comunità-alloggio Ca’ delle Crete di Anffas Mestre, ampliata a ottobre 2021 con 14 posti letto aggiuntivi più due destinati ai ricoveri di sollievo. «Ovviamente l’accoglienza è in raccordo con le istituzioni. Di interventi specifici come terapia occupazionale o altre terapie è prematuro parlare, prima di tutto ci sarà da dare un supporto per elaborare uno strappo così importante e i nostri operatori sono a disposizione. Abbiamo anche la fortuna di avere alcune OSS russe e ucraine, che aiuteranno con la lingua», racconta Graziella Lazzari Peroni, Presidente Anffas Mestre Onlus.

La foto di copertina, scattata alla stazione di Odessa il 4 marzo, è di Yurii Zozulia/Avalon/Sintesi

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