Famiglia
Poliziotti e giudici aiutateci a salvarle
Le opinioni degli operatori di strada raccolte in unindagine: chi le assiste quotidianamente racconta illusioni e speranze delle donne dei marciapiedi.
Trasportate come merce, qualche volta rapite, vendute, certamente sempre sfruttate. Una moderna tratta degli schiavi che ha portato sulle strade dell?opulenta Europa circa mezzo milione di donne straniere per prostituirsi. Come sapere quante di queste ragazze sono effettivamente costrette a prostituirsi? Quante di loro sono state condotte in Italia contro la propria volontà? E qual?è l?incidenza delle minorenni?
Per trovare una risposta, almeno orientativa, a queste domande il Censis ha deciso di intervistare un campione di 100 operatori sociali delle unità mobili e dei centri di accoglienza in tutt?Italia: quanti sono direttamente impegnati sul fronte della prostituzione.
Secondo gli operatori delle associazioni (circa il 50% delle risposte aggregate) una buona parte delle ragazze immigrate ne erano consapevoli, o comunque ne prevedevano l?eventualità . Sono donne che vengono da contesti di miseria, di guerra. Paradossalmente ad alcune di queste donne la prostituzione in occidente (e poter guadagnare soldi velocemente) può sembrare un?opportunità di emancipazione. Ipotizzano magari di lavorare in qualche night o in qualche discoteca, per periodi limitati. «Non prevedono davvero», sottolineano gli operatori, «la condizione di sfruttamento (per strada anche 18 ore al giorno), di violenza in cui invece finiscono».
Il rapimento dai paesi di origine come pratica di reclutamento non è, secondo gli operatori, un modalità molto diffusa (la pensa così il 63% degli intervistati) anche se è un fenomeno presente. Secondo molti operatori sono soprattutto le ragazze albanesi a subire questo tipo di violenza.
Riguardo all?incidenza delle minorenni tra le prostitute, il 25% degli intervistati la giudica ?scarsa? (cioè tra il 5% e il 15%) e il 45% lo ritiene un fenomeno ?presente? (che si aggira cioè tra 15 e il 30% ). Valutazioni difficili, spiegano le associazioni, perché non è facile capire l?età di queste ragazze. Ora per le donne che sono costrette a vendersi sulla strada si apre una nuova via d?uscita. Si tratta dell?articolo 18 del Testo unico sull?immigrazione, che prevede la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno per ?motivi di protezione sociale? per le vittime del racket criminale. Novità importante: non vincola il rilascio del permesso di soggiorno alla denuncia degli sfruttatori e presuppone che la ragazza partecipi ad un programma di reinserimento sociale. A pochi mesi dalla pubblicazione del regolamento attuativo della legge sull?immigrazione si teme però un?eccessiva discrezionalità da parte degli organi di giustizia e polizia. «Il rischio è che le questure non recepiscano pienamente la legge», sottolinea Marco Bufo dell?associazione ?On the Road?, «ritenendo che comunque le ragazze debbano fare i nomi di chi le costringeva». E il regolamento «non è molto chiaro al riguardo».«In ogni questura e tribunale occorrono referenti fissi per questo tipo di problemi, una scelta organizzativa che si è già dimostrata efficace nel caso del crimine di pedofilia» osserva Mirta Da Pra del Gruppo Abele.
Faremo applicare la legge
Credo che l?art.18 del Testo unico sull?immigrazione rappresenti uno strumento importante per dare alle vittime della tratta un?opportunità di reinserimento, in particolare perché non vincola la donna alla denuncia dei suoi aguzzini.
La preoccupazione delle associazioni è giusta: c?è il rischio di un?interpretazione restrittiva da parte delle questure, malgrado la legge sia esplicita a riguardo. Errore che potrebbe essere indotto dal fatto che, è richiesto l?intervento di un magistrato per accertare che la ragazza sia effettivamente vittima di un traffico di prostituzione e subisca questa condizione contro la propria volontà. Elemento che potrebbe a far credere si tratti di una normale procedura investigativa con relativo ?permesso di soggiorno per motivi di giustizia?. Da parte delle istituzioni è importante che si informi chiaramente a riguardo tutte gli uffici coinvolti, ma chiedo anche la collaborazione delle associazioni.Volontari ed operatorisegnalate al ministero dell?Interno i casi di mancato rispetto della nuova legge. Solo così riusciremo ad ottenere risultati sul fronte di questa tragedia. Sul piano delle prevenzione. Rimango personalmente stupito di come si parli sempre delle prostitute e dei loro aguzzini ma mai dei loro clienti. Se il crimine organizzato si è dedicato con tanto successo a questo nuovo traffico è perché sa bene che la domanda è altissima e i profitti sono enormi. Mi chiedo perché non si sia ancora sollevata, neanche da parte delle associazioni per i diritti delle donne, una autentica discussione sulle responsabilità degli uomini che alimentano questo crimine. Mentalità e comportamenti che hannoconseguenze terribili sulla vita di migliaia e migliaia di donne.
Sottosegretario agli Interni
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