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Sheliazhenko: «In Ucraina la cultura della pace è sottosviluppata, aiutateci»
Professore universitario, obiettore di coscienza, referente del movimento nonviolento ucraino, Yurii Sheliazhenko chiede sostegno internazionale alla popolazione civile e agli obiettori, per pensare non solo in termini di ricollocamento dei rifugiati ma per costruire un futuro di pace
di Redazione
Professore universitario alla KROK University in Ucraina, obiettore di coscienza e referente del movimento nonviolento ucraino, Yurii Sheliazhenko, ha partecipato nei giorni scorsi a un webinar dell'International Bureau of Peace e a uno promosso dalla Rete Italiana Pace e Disarmo e dal Movimento Nonviolento, insieme a esponenti del Movimento Obiettori di Coscienza Russi.
La Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, da trent’anni con la sua Operazione Colomba – corpo nonviolento di pace e i suoi Caschi Bianchi promuove un’azione nonviolenta, sperimentando la condivisione diretta al fianco delle vittime dei conflitti. In questi giorni ha chiesto al Governo Italiano di revocare la decisione di fornire armi all’Ucraina e lanciato la proposta di organizzare ed accompagnare una delegazione di politici europei in Ucraina: «L'Europa non può alimentare una escalation militare che rischierebbe di sfociare in un conflitto nucleare. Pertanto la sola possibilità è un forte e coraggioso intervento civile. Proponiamo che ogni paese europeo mandi in una missione coordinata in Ucraina i suoi migliori rappresentanti dei cittadini: parlamentari, europarlamentari. È necessario essere rapidi e noi possiamo offrire la nostra trentennale esperienza in zone di conflitto. Stiamo riscontrando un altissimo desiderio di intervento. La gente non vuole rimanere inerme e impotente. Per questa ragione chiediamo ai rappresentanti dei cittadini di impegnarsi in prima persona in un intervento politico, non armato e civile». È proprio Operazione Colomba ad essere in contatto con il movimento nonviolento ucraino e con Yurii Sheliazhenko, «nemico per gli uni, traditore per gli altri, perché nonviolento».
«In Ucraina non esiste una cultura della nonviolenza, della pace, dei diritti umani. La cultura della pace è sottosviluppata. È vincente la logica della violenza», dice. «La propaganda mediatica del governo è impregnante. L’esercito è guidato da uno spirito di combattimento che viene alimentato ulteriormente dal sostengo militare internazionale, che dovrebbe invece concentrarsi ad aiutare i civili e gli obiettori di coscienza. La propaganda ha creato una polarizzazione all’interno della società ucraina, fino ad arrivare ad una tale escalation: oggi la normalità è avere civili armati», afferma Sheliazhenko in un’intervista a firma di Francesca Ciarallo, pubblicata sulla rivista della Papa Giovanni XXIII, Sempre, che qui riprendiamo in parte.
Cosa pensi della decisione dell’Unione Europea che oggi manda armi all’Ucraina?
«Follia. È alimentare l’escalation e lo spargimento di sangue. I media internazionali sono manipolati dalla macchina da guerra. La guerra era evitabile, è stata una scelta. Per fermare la macchina dovremmo unirci e dire più forte che la guerra non è una soluzione, i colloqui di pace inclusivi e in buona fede, le negoziazioni sono la soluzione. Non ci sono buoni o cattivi, solo buoni comportamenti da premiare e cattivi comportamenti da evitare. Nessun conflitto ha solo due facce, noi e loro, c’è sempre un terzo lato, quello della verità. Invece si mandano armi.»
Di cosa avete davvero bisogno oggi?
«I nostri bisogni? Combattere la propaganda mediatica. C’è bisogno di pressione internazionale per il cessate il fuoco e per arrivare a una vera negoziazione. Bisogna diffondere la verità sia in Ucraina che in Russia, considerando anche che la situazione attuale è il risultato di anni di sostegno internazionale sbagliato, ovvero militare e non pacifista. Dovete aiutare e sostenere la popolazione civile e gli obiettori, e pensare al futuro, non solo in termini di ricollocamento dei rifugiati ma per costruire un’idea e un investimento per un nostro futuro di pace, perché possiamo vivere qui, in autonomia, nel nostro Paese.»
Come sono visti i nonviolenti in Ucraina?
«Qui la nonviolenza non è contemplata, siamo visti come traditori, per molti pacifisti la situazione è critica. Uno dei rappresentanti del movimento nonviolento è sotto processo. Noi siamo teorici, purtroppo, non abbiamo esperienze di attivismo sul campo, ne avremmo bisogno. Così come abbiamo bisogno di speranza e sostegno internazionale dei nonviolenti…»
Tratto da Sempre news, Sheliazhenko: «La guerra era evitabile»
Foto di © Matteo Biatta/Sintesi Italy, Brescia
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