Mondo

L’impegno di Comunione e liberazione per la pace

Il volantino di CL sulla situazione del conflitto ucraino. È un contributo offerto a tutti per comprendere il valore del giudizio di Papa Francesco e promuovere iniziative pubbliche di preghiera e confronto

di Redazione

Lo scorso 15 ottobre al termine dell'udienza speciale a Cl in occasione del centenario dalla nascita di don Luigi Giussani, il Papa si era rivolto ai 50mila in piazza San Pietro con queste parole: «Vi invito ad accompagnarmi nella profezia per la pace – Cristo, Signore della pace! Il mondo sempre più violento e guerriero mi spaventa davvero, lo dico davvero: mi spaventa» (Francesco, Udienza a Comunione e Liberazione, 15 ottobre 2022 nella foto).

Oggi Cl ha pubblicato un volantino che riprende quell'invito declinandolo come un impegno. Eccolo:

La ricerca instancabile della pace
Niente è più conforme della pace all’aspirazione profonda del cuore dell’uomo. Essa è un ideale che non può mai cessare di essere perseguito e che non è ingenuo o astratto: il Papa fa i conti con l’umanità nella sua interezza, con le sue miserie e le sue menzogne, la sua avidità e la sua pretesa di dominio; e allo stesso tempo non si rassegna alla guerra come conseguenza inevitabile delle tensioni fra le persone, i popoli e le nazioni. Occorre fare di tutto perché la guerra non sia l’ultima parola e la politica non si trasformi fatalmente nella prosecuzione della guerra con altri mezzi. L’Europa, che è stata a lungo il luogo forse più belligerante del pianeta, nell’ultima fase della sua storia ha mostrato – pur con tanti limiti e drammatiche ricadute – che ciò è possibile.

Non c’è pace senza giustizia
Il lavoro per la pace si svolge sempre nel «qui e ora», deve essere accompagnato dalla consapevolezza dei fatti e delle circostanze che caratterizzano la situazione. In questo senso non sono ammissibili dubbi sull’attribuzione delle responsabilità della guerra di aggressione all’Ucraina, così come sul fatto che non vi può essere vera pace senza giustizia.
Vediamo con preoccupazione profilarsi due rischi contrapposti: da una parte, che lo smarrimento e la paura prodotti da una guerra vicina e sempre più violenta non conducano a desiderare la pace, ma soltanto di essere lasciati in pace; dall’altra, che il necessario sostegno al popolo ucraino possa ridursi a strumento di «imperialismi in conflitto» (Francesco, 15 settembre 2022).
La guerra porta solamente morte e distruzione, cancella il riconoscimento fondamentale che l’altro è un bene. Esiste una strada possibile verso la pace nelle condizioni attuali? Sì, il dialogo. È una strada che può essere intrapresa subito, pur nelle tensioni che inevitabilmente permangono. Quando il filo del dialogo si spezza, quando i propri interessi diventano assoluti, si spalanca l’abisso senza fondo di uno scontro che lascia sul campo solo sconfitti e getta i semi di una futura e più feroce violenza.
Se dunque è giusto che l’Ucraina difenda la propria sovranità, respingendo con fermezza e con gli aiuti necessari l’aggressione russa, è decisivo al tempo stesso che si attivi la responsabilità di tutti i Paesi e di tutte le potenze coinvolte, direttamente e indirettamente, nel conflitto, affinché si riprenda o si inizi al più presto un dialogo tra le parti, in vista di un negoziato di pace in cui possa prevalere il realismo della giustizia, andando oltre gli schemi consolidati.

«La parola chiave è dialogo»
Il dialogo non è una chimera, ma l’unica ragionevole via d’uscita. In ogni situazione, anche la più cupa o la più incancrenita. Papa Francesco lo ha detto coraggiosamente: «È difficile, ma non dobbiamo scartarlo, dare l’opportunità del dialogo a tutti, a tutti! Perché sempre c’è la possibilità che nel dialogo si possano cambiare le cose, anche offrire un altro punto di vista, un altro punto di considerazione. Io non escludo il dialogo con qualsiasi potenza che sia in guerra, sia pure l’aggressore… A volte il dialogo si deve fare così, ma si deve fare, “puzza” ma si deve fare. Sempre un passo avanti, la mano tesa, sempre! Perché altrimenti chiudiamo l’unica porta ragionevole per la pace. A volte non accettano il dialogo: peccato! Ma il dialogo va fatto sempre, almeno offerto, e questo fa bene anche a chi lo offre, fa respirare» (15 settembre 2022).

«La profezia per la pace»
Quella del Papa è una posizione profetica e realista allo stesso tempo. Essa chiama tutti alla responsabilità, tanto coloro che svolgono compiti di governo quanto coloro che, come la maggior parte di noi, affrontano giorno dopo giorno le proprie incombenze quotidiane. Per poter essere con il Papa nella profezia per la pace, desideriamo maturare, educati dalla Chiesa e dai suoi testimoni, la coscienza che la pace è un bene per tutti gli uomini e la disponibilità a esserne autentici costruttori attraverso la nostra stessa vita. È quello che diceva don Giussani dopo la strage di Nassirya del 2003: «Se ci fosse un’educazione del popolo, tutti starebbero meglio».

Ci impegniamo per queste ragioni a promuovere gesti di preghiera e momenti pubblici di confronto che possano favorire un approfondimento e una maggiore comprensione del valore racchiuso nel giudizio di papa Francesco su quanto sta avvenendo. Un contributo che offriamo a tutti per sostenere la speranza in quella pace vera che il mondo intero attende.

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