Politica

Becchetti: «Astensione? Il nodo vero è la passività degli italiani»

«Il dato più importante di queste elezioni è l'archiviazione del populismo», sottolinea l'economista. Sull'astensione: «i cittadini che non votano non hanno giustificazioni. Tutta la qualità di un territorio dipende dal senso civico e dalla vitalità del suo tessuto sociale. Quindi da noi. Non esiste la politica indipendente dalla società. L'unica strada è la cittadinanza attiva». L'intervista con l'economista dell'Università di Roma Tor Vergata

di Lorenzo Maria Alvaro

«È bene ricordarlo a chi voleva mandare Salvini al potere con le elezioni dopo il Conte Uno. La sequenza Conte due + Draghi ha salvato il Paese dal sovranismo… #facciamorete e continuiamo a farlo».

Questo è solo uno dei numerosi tweet con cui Leonardo Becchetti, economista dell'Università di Roma Tor Vergata, si è reso protagonista nelle ultime ore. «In effetti sono scatenato», ride, «sono contento dell'esito della tornata elettorale che ha sancito la sconfitta del populismo. Sembra ci sia voglia di voltar pagina». L'intervista.



Cresce in modo importante l'astensione…
Sì cresce dell'8% rispetto alle amministrative precedenti

Si dice che non sia un paragone equo perché nel 2016 l'elezione avvenne in un giorno solo…
Che è un'obiezione bizzarra. Con più tempo sono andate a votare meno persone…

Che dato è?
Drammatico. È la tragedia di una parte del nostro Paese che non ha capito il principio fondamentale dell'economia civile: il mondo si cambia con la cittadinanza attiva e i suoi strumenti. Siamo di fronte a una passività assoluta e una grande rassegnazione di una parte importante del paese.

Quali sono questi strumenti?
In primo luogo il voto politico, poi il voto con il portafoglio, poi la gestione dei beni comuni, dai meccanismi di co-partecipazione e co-progettazione tra amministrazioni locali e reti della società civile.

Quindi l'astensione è una “colpa” dell'elettorato?
Assolutamente. Io non sopporto chi se la prende con i politici, che sono invece persone coraggiose che ci mettono la faccia. I sindaci oggi, visti anche tutti i rischi legali che si assumono, sono dei martiri.

Ha parlato di sfiducia. Possibile che la sfiducia non venga, in parte, anche per colpa dei politici?
No, i cittadini che non votano non hanno giustificazioni. Il vero problema siamo noi. Il mio motto è il kennediano «non chiederti cosa possa fare il tuo Paese per te ma cosa possa fare tu per il tuo Paese». Tutta la qualità di un territorio dipende dal senso civico e dalla vitalità del suo tessuto sociale. Quindi da noi. Non esiste la politica indipendente dalla società. E mi permetto una affermazione ulteriore…

Quale?
Dire, come ho sentito, che la proposta politica è scadente è solo una posizione dettata dalla pigrizia. Sfido chiunque a dimostrare che nella miriade di candidati che si sono presentati non ce ne fosse qualcuno di qualità. Non è possibile e non è così. Il difetto fondamentale di questo Paese sono gli italiani e questa passività. Oggi abbiamo tutti gli strumenti per prendere in mano le nostre vite. Basta volerlo. Possiamo cambiare il mondo in cui siamo senza neanche faticare molto. Ad esempio capendo che il vero potere forte siamo noi quando consumiamo e risparmiamo ed iniziando a farlo in modo “politico” per far vincere le imprese che danno dignità al lavoro e tutelano all’ambiente. Basta piagnistei sul problema del caporalato, perché non compriamo i tanti prodotti delle filiere “caporalato free” e perché le amministrazioni non mettono questa come condizione minima per la partecipazione agli appalti per fornire i prodotti alle mense scolastiche.

In un'intervista di ieri su Vita.it il politologo Marco Revelli, identificava, come ingrediente della sfiducia, Mario Draghi. La politica verticistica che si assume tutti gli oneri e la gestione rende la cittadinanza attiva superflua…
Abbiamo la fortuna di avere una guida istituzionale molto valida. Ma vorrei chiarire che tutte le sfide che stiamo affrontando, in particolare per quello che riguarda la pandemia e la transizione ecologica, richiedono necessariamente il concorso dei cittadini attivi. Senza persone responsabili non potremo vincerle queste sfide

A proposito di transizione ecologica, anche il messaggio di Greta Thumberg in qualche modo è verticistico: lei si rivolge ai potenti della terra perché risolvano il problema…
Non c'è dubbio. Non usa la leva della cittadinanza attiva. Il successo di questo cambiamento non può essere in capo solo ai governi. Ma deve passare necessariamente dai cittadini e dalle pressioni dal basso che possono esprimere.

Per altro, visto il recente caro bollette, c'è il rischio che questa transizione venga pagata dai cittadini…
Non c'è dubbio che bisogna sterilizzare l'effetto sui cittadini. E si può fare. Ma anche su questo il protagonismo della società civile può fare la differenza. Non c’è solo il consumatore che subisce passivamente l’aumento di costo in bolletta. Esistono le comunità energetiche che stanno nascendo in molte parti del paese mettendo assieme reti di cittadini che diventano prosumer con i loro impianti. Producono l’energia che serve per azzerare la bolletta del consumo domestico e vendono le eccedenze in rete. In questo modo dall’aumento del costo dell’energia ci si guadagna.

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