Volontariato
Da Solidaria una visione di società integrata
Cala il sipario sulla kermesse promossa dal Centro Servizio Volontariato di Padova e Rovigo. Co-progettazione, programmazione ed evoluzione culturale saranno i temi centrali per il futuro. Due i progetti lanciati: la campagna di candidatura del volontariato a patrimonio immateriale Unesco e il cantiere per la costruzione di un ets cittadino
di Redazione
Il Festival Solidaria, promosso dal Centro Servizio Volontariato di Padova e Rovigo, ha chiuso la quarta edizione di nuovo interamente in presenza con un'ottima partecipazione e riflessioni importanti a partire dal concetto di evoluzione, parola chiave del 2021.
Le linee di approfondimento emerse in queste 8 giornate di Festival, insieme agli stimoli raccolti dalle associazioni nel corso della Festa del volontariato e della solidarietà di Padova grazie ad un questionario somministrato durante la giornata, saranno alla base della programmazione del Centro Servizio Volontariato per il 2022 e fondamento di due importanti progetti che da oggi si avviano a diventare realtà: la candidatura del volontariato a patrimonio immateriale dell'umanità Unesco e la costituzione di un Ente del Terzo Settore (ETS) e laboratorio per lo sviluppo di percorsi di comunità innovativi, inclusivi e sostenibili come conseguenza e in continuità con Padova Capitale Europea del volontariato.
I numeri
Sono numeri di un Festival che ormai è radicato in città. 40 appuntamenti, molti dei quali sold out, con una presenza di 2.500 persone oltre alle migliaia che hanno visitato la Festa in Prato della Valle nella giornata di ieri, domenica 3 ottobre. Più di 300 le realtà no profit coinvolte negli appuntamenti della settimana. 69 ospiti tra relatori, artisti e perfomer.
41 partner istituzionali, profit e no profit che hanno aderito all'evento con sostegni economici, logistici, di contenuto o come patrocini, segno di un Festival che sempre più contamina e mette in dialogo mondi diversi. 30 volontarie e volontari che hanno reso possibile lo svolgimento in sicurezza degli eventi. 12 operatrici e operatori del Centro Servizio Volontariato e collaboratori impegnati nell'organizzazione e nella segreteria dell'evento.
I contenuti
Nella giornata di apertura Chiara Tommasini, presidente di CSVnet, il coordinamento dei Centri di Servizio per il volontariato in Italia ha ribadito il ruolo del volontariato nella ripartenza post-covid, in un quadro di sinergia a livello italiano: “Il volontariato rappresenta una forte spinta innovativa, si interroga sulle modalità con cui rispondere al meglio ai bisogni della società, dato che anch’essa cambia. In tutto questo i centri di servizio si pongono come un’infrastruttura sociale, sempre più strategica, che accompagna le organizzazioni all’interno di una società in cambiamento. Non riesco ad immaginare un volontariato che non svolga un ruolo politico, perché siamo tutti comunitá e tutte queste riflessioni collettive, che nascono da varie esperienze in Italia, fanno ben pensare. E’ però fondamentale che queste riflessioni ed esperienze siano legate in una prospettiva nazionale, per contribuire ad un modello di società più giusto, più equo, più sostenibile”.
La prima giornata è poi proseguita con l'intervento di Federico Rampini che, in una carrellata internazionale e storica ha evidenziato come le donne e gli uomini da sempre sono capaci di resilienza e di rinascita anche dopo i momenti più bui, grazie alla capacità di stare insieme e cooperare per uno scopo comune: «Dagli effetti del Piano Marshall, che vinse l'isolazionismo che già serpeggiava, alla ricostruzione postbellica, fino al Next generation EU, è chiaro che la rinascita richiede visione politica ma anche e sopratutto una spinta dal basso da parte della cittadinanza. Oggi sembra che abbiamo perso la resistenza al dolore, emerge una tendenza a piangersi addosso, per questo dobbiamo recuperare le grandi esperienze del passato per costruire il futuro».
Illuminanti inoltre le parole di Telmo Pievani sul rapporto tra evoluzione e cooperazione: «Per chi studia come me l’evoluzione, spiegare il comportamento evolutivo e cooperistico è un vero paradosso. Chiedersi se siamo buoni o cattivi per natura non ha senso. Studiando l'evoluzione umana – ma anche di molti altri animali – ad esempio emerge chiaramente che l'atteggiamento cooperativo nasce da una necessità di difesa del proprio gruppo». Ciò che è interessante, come ha illustrato Pievani, è che nel corso degli studi, ad esempio il concetto di gruppo si è via via allargato, dal “branco” a gruppi più estesi e che la tendenza cooperativa si è affermata anche in situazioni di cura dei soggetti più deboli. L'evoluzione quindi ci insegna che la cooperazione non è buona o cattiva a priori, che va accompagnata da una evoluzione culturale che permette di imparare a ragionare in ottica di un “noi sempre più grande”, di coltivare una cultura della cura e di valorizzare le differenze – comprese le fragilità – perchè la diversità e la non omologazione sono alla base del cambiamento evolutivo.
Lo stesso concetto è stato sottolineato da Antonella Viola: «L'evoluzione è la base del cambiamento, l'evoluzione è errore che porta alla crescita, ad un mondo ricco. Nulla è perfetto, tutto porta alla diversità».
Nelle due giornate dedicate a “Patrimonio volontariato” gli stimoli emersi sono stati molteplici. Livia Turco, nel ripercorrere i 30 anni dalla L. 266/91, legge quadro sul volontariato ha ricordato «Siamo arrivati alla elaborazione della legge quadro durante il governo Goria e grazie anche a Rosa Russo Iervolino. In quel contesto ci fu un grande passo avanti che non fu merito di un legislatore illuminato, ma di un tavolo composto da persone che conoscevano e lavoravano nel volontariato. La co-progettazione, infatti, permette al volontariato di non essere valorizzato e usato soltanto perché gestisce una servizio o per il bene che fa, ma perchè permette di essere coinvolto nelle politiche come portatore di sapere e valori inediti. Non è stato facile, però sta di fatto che la co-progettazione può essere un tema dell’oggi sopratutto dopo la pandemia».
Giuliano Amato nel suo intervento in video, ha sottolineato il ruolo della democrazia: «La democrazia non si può basare solo sul diritto di voto e sulle elezioni. È fondamentale quel tessuto sociale che mette a fuoco le diverse domande, che identifica qual è il bene comune per ciascuno. È il tessuto delle cosiddette formazioni intermedie che consentono a tutti i cittadini di essere aggregati in interessi collettivi che diventano interessi comuni. Queste formazioni intermedie – tra le quali tutte le realtà no profit – sono la vera colla della nostra democrazia…Oggi la tendenza è di ritornare all'individualismo, ma c'è una eccezione: il volontariato».
Dagli altri numerosi incontri sono emersi altri importanti “antidoti” per lo sviluppo del futuro prossimo delle nostre comunità, tra cui l'istituto del servizio civile universale e la cooperazione internazionale, rispetto alla quale Ivana Borsotto, presidente Focsiv ha affermato: «La richiesta di cooperazione è in aumento ora più che mai, ma inversamente proporzionale alle risorse messe a disposizione dal nostro governo, che diminuiscono. In questo senso la pandemia ha dato una grande lezione a tutti noi: c’è la necessità di intervenire assieme, come sistema coordinato e soprattutto come -sistema paese- per far fronte alle sfide sempre maggiori di questa nuova realtà». Tra gli “antidoti” sicuramente vanno ricomprese tutte quelle esperienze di rigenerazione e di nuovi modelli di costruzione delle nostre città. Matteo Mascia «Abbiamo il dovere di ripensare il modello di riabitare e di costruire, concentrandoci sulle persone più fragili e povere. Bisogna anche rinaturalizzare la città, utilizzando strumenti capaci di adattarsi ad un continuo cambiamento».
Dai tavoli di lavoro di Padova capitale, ora impegnati in un documento da lasciare alla città entro fine anno, emerge chiaramente un appello: dobbiamo avere una visione di una società integrata. La pandemia ha permesso di uscire da una visione più astratta ed entrare nel concreto, perché ci sono nuovi urgenti bisogni.
L'evoluzione prevede che tutti i vettori di una comunità partecipino ad essa per immaginare una città in cui ci sia posto per tutti e nella quale le periferie tornino ad essere al centro delle politiche. E anche in questo contesto una delle parole e tema chiave è la co-progettazione e la programmazione condivisa degli interventi.
Questi saranno i temi alla base della campagna di candidatura del volontariato a patrimonio immateriale, di cui è stata presentata l'immagine coordinata e lo sviluppo che prevede anche la creazione di una piattaforma web dedicata.
Mentre a livello locale quanto emerso in queste giornate sarà messo a frutto nel percorso verso una fondazione di partecipazione su cui CSV e Comune stanno lavorando: un Ente del Terzo Settore per mantenere vivo lo spirito e le progettualità di Padova capitale, i percorsi dei tavoli di lavoro, le azioni di innovazione sociale nate negli ultimi mesi e per svilupparne di nuove.
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