Leggi
Ultima chance per lo “ius scholae”
Il relatore Giuseppe Brescia (M5S) ha presentato ieri in Commissione affari costituzionali una proposta di testo unificato da cui partire per arrivare a modificare la legge sulla cittadinanza. «Per raggiungere l’obiettivo bisogna rovesciare il paradigma, evitando inganni ideologici e puntando su un testo semplice, capace di non prestare il fianco a manipolazioni», ha detto. Per questo dallo ius soli si passa allo ius scholae
Il 5 febbraio 2022, a trent’anni dalla promulgazione della Legge 91/1992 per disciplinare l’acquisizione della cittadinanza, una nuova campagna ha riacceso l’attenzione sull’urgenza della riforma della cittadinanza nel nostro Paese. Nel solo mese di febbraio il video “Italia dimmi di sì” ha avuto più di 500 mila visualizzazioni e sono state circa 1 milione le interazioni – quasi tutte positive – tramite i profili social della Rete per la riforma della cittadinanza.
Ora riparte in Commissione affari costituzionali l’iter di riforma: ieri infatti alla Commissione Affari Costituzionali della Camera il relatore Giuseppe Brescia (M5S) ha presentato la relazione sulla proposta di Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza. Sul tema ci sono diverse proposte: la C. 105 Boldrini, la C. 717 Polverini, la C. 920 Orfini, la C. 194 Fitzgerald Nissoli e la C. 2269 Siragusa. Il relatore ieri ha presentato una proposta di testo unificato, ai fini dell’adozione come testo base. Brescia ha ricordato come «questa Commissione è stata protagonista di diversi, ampi tentativi di riforma, tutti rimasti incompiuti, con l’unico risultato di illudere e deludere centinaia di migliaia di giovani».
«Un dibattito razionale su una nuova legge sulla cittadinanza», ha detto il relatore, deve mettere «al centro invece il ruolo della scuola come potente fattore di integrazione». «Per raggiungere l’obiettivo bisogna dunque rovesciare il paradigma, evitando inganni ideologici e puntando su un testo semplice, capace di non prestare il fianco a manipolazioni». Nel testo proposto da Brescia quindi non c’è lo ius soli ma « una nuova fattispecie orientata al principio dello ius scholae», con una scelta «di fiducia non solo negli stranieri che vogliono integrare i loro figli, ma nel lavoro della comunità didattica, nella dedizione dei dirigenti scolastici e degli insegnanti che in classe costruiscono la nostra Repubblica e insegnano i valori della nostra Costituzione». Il testo prevede che possa acquistare su richiesta la cittadinanza italiana il minore straniero nato in Italia che abbia risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia e abbia frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno 5 anni, uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale idonei al conseguimento di una qualifica professionale. Tale possibilità è aperta anche al minore straniero che ha fatto ingresso in Italia entro il compimento del dodicesimo anno di età.
«Salutiamo con soddisfazione la presentazione del testo di riforma della cittadinanza: si tratta di un passaggio che aspettavamo da tempo e per il quale, insieme a tante e tanti, ci siamo mobilitati. A una prima lettura ci sembra sia una proposta ampiamente migliorabile all’interno del lavoro in Commissione. In questa fase è fondamentale che la riforma arrivi tempestivamente in aula per essere discussa e approvata prima della fine della legislatura, ed è necessario che il testo definitivo consenta il diffuso riconoscimento della cittadinanza per chi nasce, cresce e vive stabilmente in Italia, superando significativamente l’attuale normativa escludente», commenta la Rete per la riforma della cittadinanza, di cui fanno parte Afroveronesi, Arising Africans, Black Lives Matter Bologna, Dei – Futuro Antirazzista, QuestaèRoma, Festival Divercity, Sonrisas Andinas, Collettivo Ujamaa, Rete degli studenti medi, Unione degli Studenti (UDS), Unione degli Universitari (UDU), Link, Rete della conoscenza, ActionAid Italia, Fondazione Migrantes, Rete Saltamuri, Restiamo Umani Brescia, Volare e decine di attiviste e attivisti di nuove generazioni di tutta Italia.
Foto Unsplash
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.