Welfare

La povertà? Non è più un’emergenza, ma la normalità

È un grido di dolore quello che, alla vigilia della "Giornata Mondiale dei Poveri", lancia Biagio Conte, nella cui "Missione di Speranza e Carità" da anni trovano riparo migliaia di persone provenienti da ogni parte del mondo. Una realtà davanti al cui impegno non si può rimanere indifferenti. Non a caso Papa Francesco, nella sua visita al capoluogo siciliano del 2018, ha voluto incontrare il missionario e pranzare con oltre centocinquanta ospiti della struttura

di Gilda Sciortino

«Ho conosciuto la figura di Fratel Biagio dalle notizie che circolavano su Internet, così ho voluto venire dalla Puglia a Palermo, alla “Missione di Speranza e Carità”, per dare anche io una mano e fare la volontà di Dio aiutando i miei fratelli in difficoltà. Ora già da un po' di tempo mi occupo dell' accoglienza e del magazzino vestiti, cercando di essere uno strumento di Dio».

Lorenzo è solo uno dei seicento ospiti della più grande struttura di accoglienza della città e della provincia di Palermo, alla quale nel 2018 ha viluto fare visita Papa Francesco chiedendo di pranzare con oltre centocinque persone, proprio quegli "ultimi" che la società emargina perchè, accorgendosi di loro, sarebbe richiamata alle sue responsabilità.

Un luogo in cui l’ospitalità si fa a 360 gradi e che, sin da quando è scoppiata la pandemia, ha dovuto fare i conti con il pressante bisogno di aiuto. Proprio per questo nel tempo sono nate la struttura di accoglienza per sole donne e due altre realtà anche in provincia di Palermo, alle quali se ne stanno aggiungendo altre, nelle quali si coltiva ciò che serve ad alimentare gli ospiti della Missione. Per fare, poi, fronte ai bisogni sempre più crescenti, ci si è anche attrezzati con i pannelli solari.

«Il disagio è sempre più cresciuto – afferma Riccardo Rossi, portavoce della “Missione di Speranza e Carità”- anche perchè siamo l’unica realtà che a Palermo e non solo può accogliere un numero importante di persone. In via Decollati, per esempio, siamo arrivati anche a mille, il 50 per cento dei quali italiani e il 50 per cento stranieri. Proprio questi ultimi trovano nella missione un aiuto non indifferente per potere guardare a un futuro in cui non debba più esserci precarietà, solitudine e indifferenza».

Come per Paul Yawn, originario del Ghana, accolto vari anni fa in missione senza permesso di soggiorno. Grazie all' impegno di Fratel Biagio e di tanti volontari, lo ha ottenuto. «Non credevo ci sarei mai riuscito – dice lui stesso -, ma oggi sono felice. Ringrazio tutta la missione e l’Italia».


La “Missione di Speranza e Carità” nasce nel 1991 sotto i portici della Stazione Centrale della Città di Palermo e da sempre offre riparo a tutti coloro i quali rimangono ai margini della società. Grazie alle tante proteste e alla voce che Biagio Conte ha levato alta, accendendo i riflettori sul tema del disagio vissuto da chi vive per strada, da coloro che, per i più disparati motivi, vedono la loro vita imboccare percorsi impervi, sono nate diverse strutture in città. La prima fu quella di via Archirafi, dove oggi trovano riparo 60 persone, ma è solo una minima parte di coloro che bussano alle porte della Missione da dove, alla vigilia della VI “Giornata Mondiale delle Povertà”, parte l’allarme per chiedere di non rimanere in silenzio davanti alle tante difficoltà, sofferenze ed emarginazione a cui sono consegnate migliaia di persone.

Una situazione davanti alla quale non si può rimanere indifferenti se consideriamo che n Italia, nel 2021, il 20,1% dei residenti era a rischio povertà con un reddito netto inferiore al 60% di quello mediano (cioè 10.519 euro). Secondo l’ultimo report dell’Istat parliamo di ben 11 milioni e 800mila persone. Il 5,6% (3 milioni e 300mila persone circa), poi, si trova in stato di grave deprivazione materiale. In Sicilia, poi, queste percentuali sono superiori alla media: il 38,1% dei residenti, infatti, risulta a rischio povertà, mentre quelli in stato di grave deprivazione materiale e a bassa intensità di lavoro sono rispettivamente il 9,6% e il 22,9%.

I dati e la combinazione di tre fattori – rischio povertà sulla base del reddito medio annuo, deprivazione materiale e bassa intensità di lavoro -, infine, devono preoccupare non poco quando il risultato è che 14 milioni e 983mila persone, praticamente il 25,4 per cento dei residenti in Italia, si troiva in una delle condizioni citate ed è, quindi, a rischio.

L’allarme, quindi, diventa grido di dolore quando giunge proprio da Fratel Biagio, da colui il quale un giorno ebbe una visione e immaginò un luogo in cui la sofferenza di tante persone rimaste ai margini della società potessero e dovessero trovare solo braccia aperte, come per Salvatore, accolto circa due anni fa in missione, per il quale avere trovato il calore di chi non aveva bisogno che di uno sguardo per capire, ha riempito la sua vita.

«Cosa voglio per Natale? – esordisce Salvatore – In verità nulla, ho già tutto qui, ho tante persone che mi vogliono bene e mi fa felice rendermi utile».

«Ogni giorno il numero di chi bussa alla nostra porta per chiedere da mangiare e in tanti casi anche alloggio aumenta – aggiunge Rossi –. La cosa drammatica è che non sono pochi i giovani sbandati che vengono a chiedere accoglienza. Tante persone condannate per i reati, sempre più frequenti, propongono di svolgere servizi alternativi al carcere in Missione. Altre persone che domandano aiuto hanno forti disturbi comportamentali, problematiche che, però, la Missione non è in grado di affrontare. Vi è anche un pericoloso aumento delle dipendenze da alcool e droga. Lc cosa incredibile è che tantissime richieste ci arrivano anche dalle amministrazioni comunali dell’intera Sicilia che ci chiedono aiuto perché non hanno strutture di accoglienza e, quando queste esistono nei loro territoro, i posti sono sempre insufficienti. Ci chiamano gli istituti penitenziari, i Cas (centri di accoglienza straordinari) e gli ospedali che propongono ospitalità anche di persone con problemi seri di salute o psichici. Prima della pandemia ospitavamo migliaia di persone, dopo abbiamo dovuto ridimensionarci. L’emergenza è ormai normalità, ogni giorno dobbiamo trovare immediata risposta a chi ci chiede aiuto e non è facile dovere dire di no quando non siamo nelle condizioni di farlo».

«Non possiamo continuare a chiudere gli occhi – conclude Biagio Conte, che oggi combatte tenacemente contro il "male del secolo" – e a fare finta di non vedere perché così diventiamo responsabili di questa profonda crisi dell’umanità, dei cuori duri e aridi, che però sanno ben usare i telefonini, il computer, vestire alla moda, sprofondando nei vizi e nei piaceri, sprecando i soldi in giochi d’azzardo, in vacanze ricolme di lusso. Non possiamo ignorare il grido di chi non lavora e vede minacciato il proprio futuro, perdendo la casa, la famiglia, i figli e la propria dignità. Mi rivolgo a chi ha precise responsabilità, chiedendogli di ascoltare il grido disperato di chi non ha nulla perché lo ha perduto o non è riuscito a conquistarlo, facendo di tutto per dare un futuro anche ai nostri giovani».

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