Famiglia

I violini dei detenuti nel museo di Stradivari

I relitti dei barconi dei migranti arrivati a Lampedusa sono stati trasformati dai detenuti del carcere milanese di Opera in strumenti musicali. Ora saranno esposti nel più importante museo al mondo di liuteria - quello di Cremona - di fianco agli Stradivari

di Luca Cereda

Di fronte alla tragedia contemporanea che vede il Mar Mediterraneo come il più grande cimitero d’Europa di migranti, la Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, fondata e presieduta da Arnoldo Mosca Mondadori, ha voluto pensare a un progetto culturale e di conoscenza a cui ha dato il nome di Metamorfosi, poiché, all’interno delle liuterie di diverse carceri italiane, trasforma il legno dei barconi, proveniente da Lampedusa, in strumenti musicali e oggetti di testimonianza di carattere sacro, affinché le persone e soprattutto i giovani possano conoscere la realtà dei migranti, troppo spesso rimossa, guardata con indifferenza o affrontata e raccontata in modo ideologico.

Il Museo del Violino di Cremona ha condiviso fin dall’origine il progetto e, da oggi, giovedì 10 novembre, un violino realizzato dai detenuti sarà esposto accanto ai capolavori di Stradivari. Sarà simbolo e metafora, opera e orizzonte, bellezza, sorpresa, poesia e preghiera.

Non solo lo si potrà ammirare ma anche ascoltare, nell’Auditorium Giovanni Arvedi, soprattutto in momenti di natura didattica rivolti alle scuole. In queste occasioni verrà anche ripercorsa la storia dello strumento attraverso il racconto e le immagini.

Cremona è, da cinque secoli, capitale della liuteria. Al Museo del Violino è possibile scoprire la storia affascinante di questa eccellenza alto artigianale attraverso l’incontro diretto con i grandi Maestri – Stradivari, Amati, Guarneri, Rugeri – ed i loro capolavori, «da oggi lo strumento di Metamorfosi, osserva monsignor Antonio Napolioni, Vescovo di Cremona, offrirà ai visitatori una chiave di lettura di quanto sta accadendo tra Mediterraneo e Lombardia, tra carceri e cattedrali, tra musica e spiritualità, e tra tanti altri soggetti e luoghi che si incontreranno, come in una danza senza fine. Dal sapore profetico più che ludico».

É d’accordo anche Gianluca Galimberti, sindaco di Cremona e presidente della Fondazione Museo del Violino: «Metamorforfosi, un nome bellissimo, – sottolinea – evoca l'idea di un cambiamento intrinseco e continuo nelle cose del mondo. Un'imbarcazione che si trasforma in uno strumento musicale. Il dramma dei tanti viaggi della speranza che si intreccia con la vita dei detenuti di un carcere alla ricerca di un futuro migliore e si fa arte e musica. La vita di uomini e donne segnate da errori e scelte sbagliate che attraverso il lavoro si riabilita e trova un motivo per continuare a vivere generando bellezza. Tutto questo è ciò che il Museo del Violino, esponendo il Violino del Mare e facendolo esibire in audizioni dedicate, vuole sostenere e promuovere».


L’idea del progetto Metamorfosi nasce nel dicembre 2021 quando, all’interno del Laboratorio di Liuteria e Falegnameria nella Casa di Reclusione Milano-Opera, la Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti chiede al falegname di Lampedusa Francesco Tuccio, di portare dei legni per costruire dei presepi che, nel tempo della pandemia, potessero essere un segnale di speranza per tutti, credenti e non credenti (Qui abbiamo raccontato la storia).

Nell’ambito di questa iniziativa, con gli stessi materiali, sotto la guida del maestro Enrico Allorto, è stato costruito un violino, utilizzando una tecnica perfezionata già nel sedicesimo secolo dagli artigiani cremonesi. Il 4 febbraio 2022, in occasione dei 10 anni dalla nascita della Fondazione, questo primo strumento, chiamato Violino del Mare, inizia, con la benedizione di Papa Francesco, il proprio viaggio di testimonianza. «È un’immensa gioia – conclude Arnoldo Mosca Mondadori – sapere che il Violino del Mare possa essere accolto nel Museo del Violino di Cremona, per divenire strumento di testimonianza per le nuove generazioni. Un segno che si oppone a quella che Papa Francesco definisce cultura dell’indifferenza. Un violino che cerca invece di essere strumento di consapevolezza, perché possa nascere in ogni società uno sguardo di fratellanza verso ogni persona in fuga dalla guerra, dalla fame e dalla persecuzione».

Metamorfosi culturale

«Con vero piacere ma anche con profondo senso di rispetto e responsabilità abbiamo sposato il progetto, perché così possiamo offrire una ulteriore opportunità di cambiamento alle persone detenute, se lo vorranno. Costoro avranno l’occasione di una rilettura “sapienziale” del proprio crimine mentre, con infinita pazienza, piallano e levigano i legni dei migranti che tanto raccontano delle umane sofferenze. Il tempo dedicato a questo lavoro li aiuterà a recuperare la propria dignità umana e, quindi, a cambiare i punti cardinali della propria vita, prendendosi cura della comunità civile e contribuendo con il proprio lavoro al “progresso materiale o spirituale della società” (art 4, co. 2 Cost). Insomma un progetto di redenzione umana e sociale, che si prende cura delle persone e che, partendo dalla propria storia personale, le aiuta a riorientare la propria vita», ha commentato Silvio Di Gregorio direttore della Casa di Reclusione Milano-Opera.

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