Famiglia

Allontanamenti dei figli, come prevenirlo

Margherita, Mustafa, Amina vivono a Bologna e sono tre dei 549 bambini a rischio di allontanamento. Non è stato così, grazie a un servizio in capo all'Azienda pubblica di Servizi alla persona Asp “Città di Bologna” affidato a un’associazione temporanea di impresa composta dalle cooperative Società Dolce, Open Group, Mondo Donna e dalla Fondazione Augusta Pini

di Silvia Vicchi

Margherita e le sue sorelle giocano con biscotti a forma di gatto, luna, fiore. La mamma li prepara ogni domenica e durante la settimana li dà alle figlie, come merenda per la scuola. Un’azione semplice ma non scontata per una donna con una storia di fragilità alle spalle, che attraverso piccole conquiste sta imparando a prendersi cura di loro. Al suo fianco c’è un’educatrice familiare e il rischio di un allontanamento dalla famiglia per le tre bambine appare ormai lontano.
Nella stessa domenica di sole, Mustafa, 2 anni, si arrampica ridendo sullo scivolo del parco, stringendo la mano del papà. È un bambino ipovedente, nato da una coppia straniera impreparata ad accettarne la disabilità. Solo un anno fa per lui si prospettava l’affido, ma oggi è ancora coi suoi genitori, amato e accudito. Anche per loro, l’educatore familiare ha fatto la differenza.
Lo stesso si può dire per Amina, 12 anni, che si prepara ad una domenica di festa: ospite da mesi di una famiglia affidataria, sta per incontrare mamma e papà, col progetto di tornare presto con loro. «Quando i genitori aderiscono all’intervento educativo, accettano di essere sostenuti e guidati verso una migliore genitorialità, si può pensare a ricongiungere il minore alla sua famiglia», spiega Veronica Sorgente, pedagogista esperta nel settore.

Margherita, Mustafa, Amina vivono a Bologna e sono tre dei 549 bambini a rischio di allontanamento, o con un progetto di rientro in famiglia, seguiti dall’Assistenza educativa familiare, un servizio domiciliare per minori di nuclei con importanti deprivazioni socioculturali, relazioni affettive ed educative incongrue, problematiche sanitarie, psichiatriche, di dipendenza, o gravo conflitti tra genitori separati.
Il servizio è in capo ad Azienda pubblica di Servizi alla persona Asp “Città di Bologna” ed è affidato a un’Associazione temporanea di impresa Ati composta dalle cooperative Società Dolce, Open Group, Mondo Donna e dalla Fondazione Augusta Pini. Solo lo scorso anno ha erogato oltre 53mila ore a favore di nuclei familiari perlopiù italiani (286), maghrebini (94), asiatici (54), balcanici (37), dell’Europa dell’Est (33) e di altra provenienza geografica (45). «Siamo osservatori privilegiati, le famiglie ci percepiscono come risorsa e non come controllori», spiega Caterina Segata, responsabile area Educativa di Società Dolce. «Interveniamo principalmente in aiuto alle capacità genitoriale, nel sostegno alla cura e alla relazione coi figli, nel loro percorso di autonomia e autostima, osservando le dinamiche relazionali e portando al servizio territoriale elementi utili per progettare gli interventi. Ai bambini più grandi offriamo uno spazio di ascolto, per prevenire comportamenti a rischio di devianza, dipendenza e percorsi d’integrazione col gruppo dei pari e nella vita sociale. Gli allontanamenti? Lavoriamo affinché, quando necessari, possano essere una condizione temporanea».

Un obiettivo confermato da Irene Bruno, direttrice dei Servizi alla persona di Asp: «La legge indica che ogni minore ha diritto di crescere ed essere educato nella propria famiglia, quindi le istituzioni hanno il dovere di sostenere i nuclei fragili, con interventi di supporto, cura e prevenzione, anche laddove vi sia uno stato cronico di difficoltà e si debba garantire il supporto educativo e il monitoraggio domiciliare per molto tempo. Il risultato? Sempre a favore dei piccoli: creare un ambiente armonioso e ridurre gli allontanamenti familiari».

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