Mondo
Ora tutti a Kiev! La piazza diventi un Corpo Civile di Pace
Passati alcuni giorni dalla grande marcia pacifista, non dobbiamo disperdere quel grande entusiasmo. La piazza del 5 novembre non ha parlato solo ai partiti ed ai governi, ha parlato tanto anche dentro di sè, alle diverse anime dei suoi tanti attori, ci ha interrogato su cosa fare insieme da oggi in poi, anche partendo da strade diverse. “Forziamo l’aurora”, come invitava don Tonino Bello, con la nostra presenza fisica sul fronte di guerra, una presenza che sia un risveglio per un’Europa moderna che è vero “corpo” solo nel dialogo dei suoi popoli
Passati alcuni giorni dalla grande marcia pacifista, non dobbiamo disperdere quel grande entusiasmo. La piazza del 5 novembre non ha parlato solo ai partiti ed ai governi, ha parlato tanto anche dentro di sè, alle diverse anime dei suoi tanti attori, ci ha interrogato su cosa fare insieme dal 6 novembre in poi, anche partendo da strade diverse.
Quella piazza non deve essere “contata” in nessun dibattito parlamentare, non si valuta la sua forza in quello che faranno domani a palazzo Chigi o a Montecitorio sulle armi e sugli aiuti. Centomila persone che si dichiarano impegnate autenticamente nella costruzione di “vie di pace”, sono come un parlamento in sè, rappresentano un nuovo modo di affermare la consistenza dell’azione politica e pacificatrice della società civile europea accanto alla delega esercitata dai politici eletti. Così come le grandi manifestazioni ambientaliste suscitate negli anni passati dalla giovane Greta hanno avuto l'effetto di aumentare la coscienza ecologica in milioni di cittadini che hanno rivisto i propri comportamenti di consumo prima ancora che una legge europea abbia avviato il percorso per mettere fine, per esempio, alle plastiche monouso.
Ci siamo uniti il 5 novembre promettendo fedeltà ad un obiettivo: lavorare per la pace nel mondo. Ora dobbiamo capire se quella forza spirituale e fisica presente in San Giovanni in Laterano ha anche la forza anche di cambiare con la nonviolenza la storia delle guerre europee moderne.
Come Movimento Europeo di Azione Nonviolenta non possiamo che insistere sulla nostra proposta: creiamo un cordone umano di centinaia di cittadini europei in Ucraina, costringiamo l’oppressore Putin, sulle cui responsabilità la piazza era assolutamente unita, a fare i conti con questo esercito disarmato dell’Europa libera e democratica, a cui gli ucraini sognano legittimamente di appartenere. Ora che la guerra si sta evolvendo verso risultati incerti, che sembravano imprevedibili, come la apparente disfatta di Kherson, facciamo avanzare le forze dei pacifisti.
Il nostro invito è di affiancare fisicamente e spiritualmente gli ucraini e le ucraine, perché non siano lasciati soli nelle scelte terribili che hanno di fronte, tra avanzare fino alla vittoria, desistere, negoziare, riconciliarsi o vendicarsi. Lo spirito della resistenza ucraina non è un fatto d’armi, è un sentimento di popolo straordinario, ma sta a noi evitare che con il passare del tempo la resistenza prenda le sembianze della brutalità del suo oppressore.
“Forziamo l’aurora”, come invitava don Tonino Bello, con la nostra presenza fisica sul fronte di guerra, una presenza che sia un risveglio per un’Europa moderna che è vero “corpo” solo nel dialogo dei suoi popoli.
I governi ed i partiti non bastano più per affermare un sentimento politico di massa, non lo sono in difesa dell’ambiente e non possono esserlo per la pace. Non possiamo fermarci a vedere solo dove cadrà il rimbalzo della palla che abbiamo lanciato nel centro del campo politico.
Una società europea unita contro le guerre deve scoprirsi, forse per la prima volta dalla rivoluzione francese in poi, militante della nonviolenza attiva, per non ritrovarsi ad essere solo antimilitarista e distante idealmente dalle guerre che non è chiamata a combattere direttamente, mentre gli abitanti di Kiev guardano con preoccupazione il cielo sulle loro teste, da dove possono cadere da un momento all’altro nuovi droni kamikaze iraniani. A due giorni di auto da Roma.
Centomila persone in piazza San Giovanni costituiscono un evento importante, centomila europei in piazza Majdan sarebbe una data storica per l’affermazione di un nuovo modo di affrontare i conflitti moderni e di parlare di pace.
La marcia della nonviolenza non va solo in direzione Roma o Bruxelles , va resa corpo civile di pace in Ucraina e magari anche a Mosca.
*portavoce di Movimento Europeo Azione Nonviolenta
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