Volontariato

Cassazione: tolleranza zero contro razzismo

Rivoluzionaria sentenza della Cassazione, che condanna con fermezza ogni atti di razzismo contro gli extracomunitari. Fino a sette anni di carcere le pene possibili

di Paolo Manzo

Tolleranza zero nei confronti di chi si lascia andare ad atti di razzismo. Lo ha stabilito la Cassazione (sentenza 7421), occupandosi del caso di un gruppo di giovani italiani che, durante una vacanza estiva, incontrando sulla spiaggia dei singalesi che vendevano la loro merce, si erano rivolti loro con le offese e ingiurie gratuite che solitamente si rivolgono agli extracomunitari. Una serie di atti di razzismo che erano stati accompagnati da pugni e calci e dal lancio di una bottiglia di palstica. I due singalesi erano riusciti a mettersii in salvo solo grazie all’intervento di alcuni bagnanti che li avevano aiutati a mettersi in fuga. Per questa aggressione a sfondo razziale la corte d’appello di Cagliari, confermando la condanna del Tribunale del capoluogo sardo, aveva condannato i quattro giovani italiani ”per aver violato la legge 654 del ’75”, commettendo atti di violenza nei confronti dei due singalesi, sulla spiaggia di Solanas il giorno di ferragosto del ’94, per ”motivi razziali ed etnici”. Il caso e’ finito in Cassazione su ricorso dei giovani italiani. Ma la Suprema Corte nel confermare la linea dura, ha preso spunto dalla vicenda per ricordare che la legge punisce con la reclusione da 1 a 5 anni chi partecipa soltanto ad organizzazioni o associazioni. Una pena destinata ad inasprirsi da 2 a 7 anni per chi incita alla violenza. Ma ”le pene -ha ricordato la Cassazione- sono aumentate per i capi e i promotori di tali organizzazioni”. Una linea dura giustificata dal fatto che, come hanno sottolineato i giudici di Piazza Cavour, e’ tesa a ”punire puntualmente i comportamenti di discriminazione, odio o violenza ispirati da motivi razziali, etnici o religiosi”. ”La discriminazione vietata -hanno evidenziato- comprende atti, individuali e collettivi, di incitamento all’offesa della dignita’ di persona di razza, etnia o religione diversa e comportamenti di effettiva offesa con parole, gesti e forme di violenza ispirati in modo univoco da intolleranza”. Un delitto caratterizzato dalla ”coscienza e volonta’ di offendere l’altrui dignita’ in considerazione delle caratteristiche razziali”. Ebbenee, nel caso analizzato dall’Alta corte, ”non si e’ trattato di un occasionale e marginale diverbio tra giovani italiani ed extracomunitari, ma di una aggressione nata senza alcuna ragione plausibile e comunque non proporzionata dopo il saluto dei singalesi ad un gruppo di giovani sulla spiaggia”. Gli extracomunitari-hanno sottolineato ancora- non avevano alcun interesse ad attivare una rissa ”al contrario e’ partita dagli imputati una serie di offese e ingiurie con le frasi ‘brutti negri’, ‘vivete nel paese degli sciacalli”’. Frasi e ingiurie accompagnate da pugni e calci. Ecco perche’ la Cassazione, respingendo il ricorso dei quattro italiani, ha ritenuto legittima la dura condanna per motivi razziali.


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