Mondo
Migranti, questo Governo vuole “mostrare i muscoli” ma non rispetta la legge
Scendono tutti i migranti dalla dalla Geo Barents e da Humanity 1. Ma cosa succederà quando la prossima ong chiederà un porto sicuro dove attraccare? «È vergognoso quello che è avvenuto in mare in questi giorni», dice Luciano Scalettari, presidente di ResQ - People Saving People. «Il Governo ha allungato la sofferenza di queste persone che in Libia hanno subito violenze terribili. E l’ha fatto infrangendo leggi che la stessa Italia ha firmato»
di Anna Spena
Tornano gli attacchi e le criminalizzazioni della solidarietà, mentre nel Mediterraneo centrale continuano i naufragi e sulle coste italiane si violano i diritti umani di uomini, donne e bambini. Dopo settimane di attesa in mare e la disuma selezione a cui sono stati sottoposti i naufraghi salvati dalla Geo Barents di Medici Senza Frontiere e dalla Humanity 1 di Sos Humanity, le persone sono finalmente scese a terra, lo abbiamo raccontato qui "L'umanità prende il posto del "carico residuale", a Catania sbarcano tutti”. Il Viminale negli scorsi giorni aveva acconsentito all’attracco al porto di Catania delle due navi ma non aveva inizialmente permesso a tutti i naufraghi sbarcare perché non tutti – secondo il Governo – si trovavano in una condizione di fragilità. Il ministro dell’interno Matteo Piantedosi, fra gli autori del decreto “sicurezza-bis” nel 2019, li ha definiti un "carico residuale” ed ha esortato le navi, tramite un decreto emanato il 4 novembre, dal Ministero dell’interno, il Ministero dei trasporti e della mobilità sostenibile Matteo Salvini e il Ministero della difesa Guido Crosetto, a tornare indietro. Ma indietro dove? In mare aperto? È illegittimo infatti far sbarcare esclusivamente alcuni dei naufraghi e respingere indistintamente tutti gli altri al di fuori delle acque territoriali nazionali. Questo si configura, oggettivamente, come una forma di respingimento collettivo, l’abbiamo spiegato qui “L’illegittimità dello “sbarco selettivo” spiegata in 5 punti”.
I presupposti per fare male ci sono tutti e l’impressione è una: con la destra al governo riecco il reato di solidarietà. “Per capire le migrazioni”, diceva Gino Strada, “basta prendere la foto di un bimbo che viaggia su un barcone, ritagliarli la faccia e incollargli quella del proprio figlio”. Quindi cosa succederà quando le prossime navi umanitarie chiederanno – e ne hanno tutto il diritto – un porto sicuro dove sbarcare?
«È vergognoso quello che è avvenuto in mare in questi giorni», dice Luciano Scalettari, presidente di ResQ – People Saving People, l’ associazione che a luglio 2020 si è aggiunta alla flotta delle navi della società civile nel Mediterraneo centrale, con una nave tutta italiana. «Troppi giorni per avere un porto dove attraccare, e una volta arrivati questa selezione disumana. Il Governo ha allungato la sofferenza di queste persone. Persone che arrivano dalla Libia, hanno subito torture e shock. Esseri umani che hanno già pagato un prezzo altissimo. Il Governo voleva “far vedere i muscoli”, ma alla fine le persone sono finalmente sbarcate. Hanno fatto una selezione all'inizio, ma con quale criterio? E comunque tutti avevano ed hanno il diritto di presentare domanda d'asilo in Italia».
Domanda che infatti non può essere presentata, come inutilmente il Governo invece ha voluto far credere, su una nave che rappresenta il Paese battente bandiera. I ministri hanno palesemente ignorato le leggi, la direttiva procedure dell’Unione Europea numero 32 del 2013 e il regolamento Dublino III sono chiari sulla questione: quando la nave si trova in acque internazionali non si possono presentare richieste d’asilo perché esse vanno formalizzate dalle autorità nazionali preposte, alla frontiera e nel territorio dello stato inteso in senso stretto comprese le acque territoriali. È vero che la nave mercantile in navigazione è soggetta alla giurisdizione dello Stato di bandiera ma come ben chiarito dall'art. 94 della Convenzione UNCLOS solo "in relazione alle questioni di ordine amministrativo, tecnico e sociale di pertinenza delle navi". La presentazione della domanda di asilo (o protezione internazionale) è disciplinata esclusivamente dal diritto dell'Unione in materia.
«Le normative sono chiarissime», continua Scalettari, «le richieste di protezione non possono essere fatte a bordo di una nave perchè viene limitato, tra l'altro, il diritto di chiedere un avvocato e non si possono attuare le procedure stabilite. Quando come Paese sottoscriviamo gli accordi internazionali, li accogliamo nella nostra Costituzione. Abbiamo firmato le convezioni sul soccorso in mare, è bene che questo Governo inizi a rispettarle». E a chi dice che l'Italia è lasciata sola: «Le leggi», chiosa Scalettari, «non sono state fatte per le ong, ma per tutte le imbarcazioni. Chiaro che se nel caso dei migranti la maggior parte dei barconi partono dalla Libia, l'Italia è uno dei principali Paesi d'approdo, perchè geograficamente più vicino».
In apertura la nave Humanity ferma al porto di Catania
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