Salute

Cure palliative, idee per renderle accessibili a tutti

Terzo settore e società scientifico-professionali propongono alle regioni un documento per eliminare le zone d'ombra nell'attuazione della legge 38/2010 che determinato, ancora oggi, l'esclusione di molti cittadini e un ridotto beneficio per altri. Uneba, Aris, Fcp, Sicp della Lombardia propongono un piattaforma operativa (leggi l'allegato). Il prossimo 9 novembre una mattinata di riflessioni e di confronto delle esperienze a Milano

di Giampaolo Cerri

Da dodici anni le cure palliative sono un diritto degli italiani e molto si è fatto in molte regioni in questa direzione ma molto resta ancora da fare per applicare pienamente la legge 38/2010. Ne sono convinte alcune realtà associative professionali e scientifiche che, il prossimo 9 novembre, organizzeranno una giornata focalizzata sulla realtà della Lombardia, presentando un documento con alcuni obiettivi operativi da proporre al governo regionale.

Si tratta dell’l’Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociali – Uneba, la più importante realtà del Terzo settore nell’ambito della residenzialità per i non autosufficienti, con l’Associazione religiosa istituti socio-sanitari – Aris, ossia il rassemblement di sanità non profit prevalentemente cattolica, la Federazione Cure palliative – Fcp e la Società italiana cure palliative- Sicp.

«Molti passi avanti sono stati compiuti in Lombardia», scrivono in una nota le quattro organizzazioni, nei loro livelli di rappresentanza lombardi, «ma molta strada è ancora da percorrere. Solo una quota dei malati ha infatti la possibilità di accedere ai servizi e troppo spesso la presa in carico negli hospice o a domicilio arriva solo negli ultimi giorni di vita».

Insomma, a che serve avere una buona legge se poi, nell’applicazione concreta, se ne riesce a beneficiare solo per poco tempo? Oltretutto in quadro di sanità pubblica che, vuoi per l’invecchiamento vuoi per l’efficacia delle cure mediche in generale, vede crescere di anno in anno la cronicità.

«Viviamo in un contesto sociale ed economico in rapida evoluzione», proseguono Uneba, Aris, Fcp e Sicp, «cambiano i bisogni di salute, sempre più condizionati dalla prevalenza di situazioni di cronicità avanzata e progressiva e mutano le strutture famigliari e la capacità di accudimento delle persone fragili. In questo contesto lo sviluppo delle cure palliative lombarde assume un ruolo strategico nel promuovere continuità, appropriatezza ed efficacia nei percorsi di cura delle persone malate, tutelando così, oltre che i pazienti, la tenuta del tessuto famigliare e sociale».

Insomma l’appuntamento del 9 prossimo, dalle 9,30 alle 13,30 presso il Centro Congressi della Fondazione Cariplo, a Milano, promette di portare esperienze e pensiero su un tema così drammatico per migliaia di persone con le loro famiglie.

Certamente, come anticipato, non mancherà il contributo propositivo perché le organizzazioni hanno pronto un documento congiunto da proporre alle istituzioni regionali «rappresenta infatti la base per un percorso di co-progettazione finalizzato alla piena realizzazione della legge 38/2010 e all’implementazione di Reti di Cure palliative efficienti, integrate e capaci di dare risposte ai nuovi bisogni dei cittadini lombardi».

Il documento, che trovate allegato in calce a questo articolo, propone, in quattro grandi punti, molte idee per disciplinare, implementare, promuovere l’organizzazione di rete, il controllo della qualità, la formazione professionale, il volontariato.

Anche stavolta la Lombardia potrebbe diventare un laboratorio avanzato per tutto il Paese, trattandosi, in questo caso, di un sistema che può contare su un patrimonio di 73 Hospice e 134 Unità di cure domiciliari che nel 2020 hanno assistito più di 30.000 pazienti.

Sarà interessante vedere se e come queste realtà di Terzo settore e scientifico-professionali, unite per la prima volta, potranno avviare un movimento che porti le Regioni a mettere mano all’applicazione di una norma che ha che fare, concretamente con quel «fine vita» che parrebbe registrare attenzione, se non clamore, solo se si parla di eutanasia e di suicidio assistito.

La dignità del morire, l’utilizzo delle migliori esperienze cliniche capaci di evitare il dolore, l’accesso universale a queste cure cure sono invece temi che dovrebbero stare ai primi posti nell’agenda politica e meritare la massima attenzione della pubblica opinione.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.