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Salvataggi in mare, Rizzi: “Chiamarle navi Ong è sbagliato”

Il presidente di Fondazione Soleterre critica l’automatismo con il quale, spesso, nel mondo dell’informazione si associa l’acronimo che indica le organizzazioni non governative con le imbarcazioni in soccorso dei migranti

di Redazione

“Non esistono navi Ong”. Lo afferma provocatoriamente Damiano Rizzi, presidente di Fondazione Soleterre, per criticare l’utilizzo di questo acronimo, divenuto di uso comune grazie a molti servizi giornalistici, nella descrizione delle navi che soccorrono i migranti in mare.

È una riflessione che Rizzi – attraverso una nota – svolge per richiamare alla reale dimensione e ruolo che le organizzazioni non governative ricoprono nella nostra società e nel mondo: “le Ong italiane sono oltre 250, sono riconosciute dal Ministero degli esteri e coinvolgono circa 30mila persone di cui oltre 12mila volontari. Sono invece circa 7mila le Ong accreditate presso le Nazioni Unite.

È profondamente sbagliato – prosegue – anche da parte della stampa mainstream associare le navi che salvano in mare i migranti con le Ong. Sino ad arrivare a chiamarle le “navi Ong”. Tra le realtà che si occupano di migranti in mare possono anche non esserci Ong”.

La nota di Rizzi si conclude ricordando che, ad esempio, che “Fondazione Soleterre è una Ong che non si occupa di migranti in mare. Sono e siamo ovviamente solidali con chi salva la vita di persone in mare ma è sbagliato associare un acronimo ad alcune realtà. Se nemmeno si riesce a raccontare correttamente chi sono e cosa stanno facendo le realtà che cercano di occuparsi di diritti umani vedo davvero molto difficile cambiare questo mondo insieme”.

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