Formazione

Le buone azioni alla conquista del Dow Jones

Sono 200 in 33 Paesi: le imprese sostenibili quotate nelle Borse mondilali. Il loroprofitto è di oltre 4000 miliardi di dollari. All’indice borsistico più famoso del mondo.

di Carlotta Jesi

L? etica fa profitto. Anzi, di più: 4.300 miliardi di dollari. Più o meno 8 milioni di miliardi di lire, questo il suo valore in Borsa tra Wall Street e Tokyo. Stupiti? Certo. E come potrebbe essere altrimenti? Abituati come siamo a credere che certi record si raggiungono solo al Nasdaq, il mercato dei titoli Hi-tech, nessuno si aspettava cifre a nove zeri per imprese che rispettano i diritti di dipendenti e ambiente. Nessuno tranne ?Dow Jones?, la società che rileva l?indice azionario più famoso del mondo e che da giugno dello scorso anno ha realizzato il ?Dow Jones Sustainability Group Index? (DJSGI). Un sottoindice che raggruppa e monitora le performance borsistiche di aziende ?sostenibili?: 200 in 33 Paesi a settembre ?99, tutte valutate con un punteggio di massimo 74 punti in base alla sostenibilità dei loro prodotti, impatto ambientale e gestione delle risorse, con un valore complessivo pari a 8 milioni di miliardi. Il boom dei fondi etici Una cifra davvero impressionante – in totale i titoli Nasdaq valgono circa 4.591,5 milioni di miliardi – che dimostra come le aziende giudicate altamente sostenibili dal Dow Jones, tra cui colossi tipo Fujitsu, Unilever e Honeywell, facciano profitto tanto quanto i concorrenti meno socialmente responsabili. Anzi, in alcuni casi anche di più. Secondo uno studio pubblicato negli Usa a fine ?99 dalla società di fondi di investimento Wiesenberg, i titoli socialmente selezionati offrono rendiconti mediamente più elevati degli altri. E performance da far concorrenza a broker e consulenti finanziari registrano anche fondi etici e responsabili, che dagli Stati Uniti all?Europa fanno guadagnare oltre che aiutare chi ha bisogno. Sempre più numerosi – dei 45 attualmente contati in Gran Bretagna 10 sono nati nell?ultimo anno e in America dal 1984 a oggi il loro numero è cresciuto da 4 a 180 con un il capitale complessivo balzato da 40 a 1000 miliardi di dollari, – oggi premiano chi investe pensando anche a diritti umani e sostegno allo sviluppo. Quanto? Anche con guadagni del 103%. Tanto spetta, per esempio, a chi nel 1997 ha versato una sterlina che oggi ne vale 2,032 sull?Equitable Ethical. Il fondo socialmente responsabile piazzatosi al primo posto nella classifica dei ?Green Funds? inglesi. Secondo, di poche lunghezze, il Lloyds TSB Environmental Investor: criticato dai ?puristi? dell?eticità perché oltre a proteggere l?ambiente investe su una compagnia che produce materiale fotografico per il ministero della Difesa ma molto apprezzato dai clienti, che negli ultimi tre anni hanno visto crescere il valore dei loro risparmi del 102. 59%. Non male per chi era disposto a sacrificare un po? di guadagno pur di sostenere lo sviluppo del mondo. Più o meno eticamente. A fianco di fondi come il NPI Gloabal Care Income, che investe solo su compagnie etiche al 100% e sostiene piccole aziende come la ?verde? Cranswick famosa per allevare i suoi animali liberi in grandi prati ariosi prima di trasformarli in prosciutti e bistecche, negli ultimi anni sono nati fondi sociali disposti a investire in energia, ricerca farmaceutica, telefonia mobile e perfino petrolio. Come il Norwich Union Ethical Fund, che investe su British Telecommunication and Vodafone e da maggio dello scorso anno, la sua data di nascita, è cresciuto del 34%. Molto più del Global Care Income, + 64.29% in tre anni. Percentuali che, al di là delle differenze, cancellano una volta per tutte il pregiudizio secondo cui ?o si aiuta chi ha bisogno o si riempiono le casse di casa?. Anche in Italia. Dove oggi si possono versare i propri risparmi in nove fondi socialmente responsabili con un patrimonio complessivo di 6.516 miliardi di lire. E, proprio in questi giorni, Banca Etica festeggia l?anniversario dell?apertura del suo primo sportello a Padova con risultati che meglio di qualunque statistica spiegano il boom della finanza etica nel nostro Paese: 14 mila soci, 18 miliardi di capitale sociale, 85 di raccolta, 45 di impieghi e 210 progetti finanziati nel campo dei servizi socio-sanitari, cooperazione allo sviluppo e promozione della qualità della vita per tutti. Occhio agli indici Etica e finanza, insomma, possono lavorare insieme senza snaturarsi. Lo dimostrano i fatti e il crescente interesse con cui Terzo settore e mercato si guardano. Per quantificarlo, la Price Waterhouse Coopers ha chiesto a 133 organizzazioni non governative internazionali come vedono i loro rapporti con le aziende nei prossimi anni, scoprendo che la diffidenza verso il mercato ha lasciato il posto a un cauto ottimismo: «nei prossimi anni il numero di imprese disposte a collaborare con noi si quintuplicherà», hanno risposto il 61% degli intervistati, e un altro 47% prevede che i comportamenti etici raddoppieranno in breve tempo. In quale direzione è presto per dirlo, ma una cosa è certa: dall?America al Vecchio continente, gli strumenti non mancano. A cominciare dagli indici che monitorano le performance di titoli etici oltre al nuovissimo e più prestigioso Dow Jones Sustainability Group Index (http://indexes.dowjones.com/djsgi): Domini, creato agli inizi degli anni Cinquanta che oggi ha un portafoglio pari a un miliardo di dollari, Citizen Index e Smith Barney Concert Allocation Social Awarness, rispettivamente +35% e + 26,6 % negli ultimi dodici mesi. E per quali aziende sono davvero etiche o su chi conviene investire? Basta rivolgersi ai consulenti di investimenti etici come gli inglessissimi Barchester Green (www.barchestergreen.co.uk) ed Ethical Investment Advice (www.gaiea.co.uk) o alle società di certificazione etica . Dalla dalla temutissima Kinder Lydenberg Domini (www.kld.com), società di consulenza americana con sede nel Massachussets della cui collaborazione si avvale anche il sistema etico del San Paolo-Imi, all?Istituto di ricerca italiano Avanzi. Specializzato nel rating ambientale e sociale delle aziende quotate sui mercati internazionali di cui si occupa una speciale unità denominata ?Finanza e Sviluppo? contattabile su Internet all?indirizzo www.avanzi.org.


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