Famiglia

Psicoterapia: se è online funziona

E' quanto è emerso dai dati definitivi del primo rapporto italiano presentato a Roma

di Gabriella Meroni

Tre persone su quattro si collegano a Internet in cerca di notizie sulla salute e, di questi, almeno la metà vuole avere informazioni di interesse psicologico. Molti chiedono informazioni su farmaci di uso psichiatrico, ma la maggior parte spera di trovare l’aiuto di uno psicologo. E’ quanto è emerso dai dati definitivi del primo rapporto italiano sulla Psicoterapia on-line, presentato a Roma nel congresso della Società italiana di psicopatologia. ”La psicoterapia on line funziona”, ha detto lo psichiatra Tonino Cantelmi, responsabile di Psychoinside, il primo sito per la psicoterapia in rete nato nel 1999. I risultati finora ottenuti sui primi 30 pazienti sono buoni, tanto che, ha aggiunto, “sarebbe ridicolo non sperimentare questa possibilità”. E se una parte del mondo della psichiatria guarda con sospetto e scetticismo le terapie on-line, in tutta Italia stanno fiorendo i siti per la psicoterapia on-line. Si calcola che siano almeno un centinaio. Dall’analisi dei 5.000 accessi al sito valutati finora è emerso che nella maggior parte dei casi (30%) chi si collega cerca un aiuto per risolvere problemi relazionali. Molti (20%) anche coloro in cerca di informazioni su farmaci usati in psichiatria. Numerose anche le richieste di aiuto e informazione su attacchi panico (15%), problemi sessuali (10%) e disturbi ossessivi (8%). Una minoranza (1,5%) denuncia problemi di dipendenza da Internet. Al cyber-psicoterapeuta si rivolge chi ha in media 30 anni (ma ci sono anche giovanissimi e perfino un ottantenne) e un titolo di studio elevato, almeno il diploma o la laurea. I collegamenti si concentrano nella tarda serata, tra le 21 e le mezzanotte e i giorni in cui i collegamenti raggiungono il picco sono il martedì e il mercoledì. Per la maggior parte i cybernauti interessati alla psichiatria in rete sono italiani, ma non manca un 10% di contatti dall’estero, soprattutto Cile, Colombia e Finlandia. Sempre al congresso sono stati presentati anche i dati preliminari di uno studio sulle chat line. Dalla ricerca, che fa parte di un progetto più ampio di analisi del linguaggio utilizzato nelle chat, è emerso che questa forma di comunicazione anticipa di 4 o 5 anni il momento in cui un omosessuale riesce esplicitamente a dichiararsi come tale.


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