Famiglia

La vera emergenza sono bambini in situazioni ad alto rischio e non allontanati

Una nota di Marco Chistolini, psicologo e psicoterapeuta, responsabile scientifico di CIAI, sul disegno di legge “Allontanamento zero”: «Cerchiamo di non dare all’affido un senso punitivo, ma di ribadire che è in assoluto l’intervento più efficace e tutelante da mettere in atto, dopo aver attentamente valutato la necessità dell’allontanamento»

di Redazione

«Già il titolo scelto la dice lunga sul tipo di approccio scelto. Un approccio ideologico, che mostra come ancora una volta il mondo degli adulti, i loro interessi, abbiano avuto la meglio sul benessere psicoemotivo di bambini e bambine». Inizia così la nota del Ciai sull'approvazione del Disegno di Legge Regionale per la prevenzione dell’allontanamento dei minori, avvenuta ieri a Torino.

«Sul fatto che l’allontanamento di un bambino dalla famiglia sia un’esperienza dolorosa e che vada prevenuto con un progetto di presa in carico, in una logica di tutela dei diritti dei minori, non ci sono dubbi. Ma pensare di ridurre a zero, quindi eliminare l’allontanamento è assurdo», dice Marco Chistolini, psicologo e psicoterapeuta, responsabile scientifico di CIAI. «Tutti stiamo lavorando perché si possa evitare al maggior numero possibile di bambini e di bambine questa terribile esperienza, ma affermare che la famiglia d’origine sia in ogni caso la migliore soluzione possibile non ha senso».

Un disegno di legge peraltro che non nasce da un reale bisogno: in Piemonte il tasso di “allontanamento” reale dalla famiglia d’origine e dal contesto familiare allargato riguarda una percentuale minima di bambini e ragazzi (oscillante tra lo 0,23% del 2020 e lo 0,24% del 2021), ben al di sotto del tasso di allontanamento della maggior parte dei Paesi occidentali. E il 98% dei minori in difficoltà, in questa regione, viene seguito a casa o presso parenti. «Non si può nemmeno sventolare, come è stato fatto, che l’allontanamento viene praticato in caso di difficoltà economica della famiglia, che, quindi, si potrebbe sostenere con interventi diretti, perché anche in questo caso le statistiche ci dicono che nessun bambino risulta allontanato per “povertà”. Le motivazioni sono ben altre: trascuratezza materiale ed affettiva (28,92%), incapacità educativa (24,42%); dipendenze (19,27%), maltrattamento (12,46%), gravi problemi del minore (7,72%), sospetto abuso (3,08%)», evidenzia il Ciai.

«La vera emergenza, in Italia – precisa Chistolini – è il numero di bambini in situazioni ad alto rischio che non vengono allontanati. Salvo poi, stracciarsi le vesti quando si leggono atroci fatti di cronaca di violenze sui minori. Cerchiamo di non dare all’affido un senso ‘punitivo’ ma di ribadire che è in assoluto l’intervento più efficace e tutelante da mettere in atto, dopo aver attentamente valutato la necessità dell’allontanamento. L’esperienza ci insegna che quando si procede ad un allontanamento nel momento opportuno – e non quando la situazione è ormai precipitata – il periodo di affido che precede il rientro in famiglia si riduce notevolmente».

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