Welfare
La politica? Una cosa sporca. La voce dei ragazzi di Calabria
È la fotografia emersa dalla ricerca “Mettiamoci una croce sopra. I giovani verso il voto in Calabria”, che ha coinvolto oltre 900 studenti di tredici scuole nelle province di Reggio Calabria, Cosenza e Vibo Valentia. «Questa ricerca è un pugno allo stomaco non solo per la politica ma anche per la scuola, la Chiesa, l’associazionismo», spiega Mario Nasone, presidente del Centro Comunitario Agape che ha promosso lo studio
di Redazione
Si informano via social o tv, sentono la famiglia più vicina della scuola, vogliono votare, dichiarano di dedicare tempo libero all’impegno sociale ma più di uno su due non è coinvolto in alcuna associazione: è la fotografia emersa dalla ricerca “Mettiamoci una croce sopra. I giovani verso il voto in Calabria”, che ha coinvolto oltre 900 studenti di tredici scuole nelle province di Reggio Calabria, Cosenza, Vibo Valentia.
Sono più di 18.600, dati Istat, i diciottenni calabresi. Ragazze e ragazzi chiamati ad esercitare per la prima volta il diritto di voto alle elezioni regionali del 3 e 4 ottobre. Ma come vivono? Cosa pensano? Il questionario, promosso dal Centro Comunitario Agape in collaborazione con l’Università della Calabria ed il sociologo Renato Frisanco, è nato all’interno dell’omonimo progetto di educazione civica iniziato lo scorso marzo, che ha ricevuto una nota di incoraggiamento dal Presidente Mattarella.
«Abbiamo riflettuto insieme ai ragazzi su cosa voglia dire andare a votare» racconta Giulia Melissari, coordinatrice del gruppo giovani del Centro che, dalla fine degli anni Sessanta, opera a Reggio Calabria per contrastare i diversi tipi di povertà ed emarginazione. «Andare a votare non è soltanto mettere una croce sulla scheda elettorale, ma essere consapevoli delle proprie scelte, protagonisti della propria vita e di un possibile cambiamento del territorio».
I dati sono stati presentati sabato 11 settembre, in un dibattito moderato dalla giornalista Maria Pia Tucci: la ricerca diventerà presto una pubblicazione con prefazione di Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini onlus, l’impresa sociale per il contrasto della povertà educativa minorile di Fondazione Con Il Sud.
Buona parte del campione è composto da liceali, che, ha ricordato il sociologo Frisanco, «rappresentano una parte privilegiata rispetto ai coetanei che non studiano e non lavorano»: in Calabria, secondo i dati Eurostat, sono Neet oltre tre giovani su dieci tra i 18 e i 24 anni.
La ricerca ribadisce la centralità della famiglia, almeno in tempo di pandemia: sentita più vicina della scuola, è il contesto dove i ragazzi parlano più di politica e, subito dopo lo studio, dove dichiarano di dedicare molto o moltissimo del loro tempo libero post-lezioni. Affermano di impegnarsi nel sociale ma uno su due non fa parte di alcuna associazione. Una voglia di impegno che sembra non concretizzarsi.
La scuola viene considerata un investimento per il futuro ma viene percepita come poco o per niente partecipe ai temi che li interessano e ai problemi che vivono. Non a caso, considerano la mancanza dei compagni la perdita maggiore durante il lockdown.
Il rapporto con la politica è segnato dalla voglia di informarsi sugli avvenimenti, specialmente sulle pagine social, considerate importanti per la propaganda e seguite regolarmente, nonché sulle trasmissioni televisive. La politica locale è vista come svolta da incompetenti, un modo di fare l’interesse di pochi quando non una “cosa sporca”. Questo però non determina un disinteresse al voto, anzi: otto su dieci affermano che andranno a votare scegliendo “persone competenti ed oneste” e uno su due dichiara di conoscere le competenze di Giunta e Consiglio Regionale.
Tra le priorità che preoccupano: la disoccupazione, la criminalità organizzata, la sanità, l’ambiente. Dopo gli incontri online, l’unico incontro in presenza tra i ragazzi del progetto si è svolto il 6 maggio scorso a Limbadi (Vv), alla manifestazione nell’anniversario della scomparsa dell’imprenditrice Maria Chindamo, avvenuta cinque anni fa. «I giovani soffrono più di tutti la densità criminale del nostro territorio, perché frenati dal fallimento delle generazioni politiche precedenti» ha sottolineato il fratello Vincenzo. «La scuola, le associazioni dovrebbero chiedersi come sbloccare questo freno a mano, come dare opportunità e alternative di crescita, perché se la famiglia resta l’unico punto di riferimento, e la famiglia è una famiglia criminale, un giovane in difficoltà sbanda. Occorre aiutare i giovani che vogliono mettersi in gioco e impegnarsi».
Sulla co-responsabilità si è focalizzato anche il presidente del Centro Comunitario Agape Mario Nasone: «I giovani non hanno voce, in Calabria in particolare. Questa ricerca è un pugno allo stomaco non solo per la politica ma anche per la scuola, la Chiesa, l’associazionismo. Se sono pochissimi i ragazzi impegnati nelle associazioni, ci sono responsabilità nostre, delle agenzie educative che non riescono a farli innamorare della bellezza dell’impegno. La maggior parte dei ragazzi vuole lavorare per una società migliore» ha ricordato Nasone. «Ma dove sono i riferimenti, gli spazi, i percorsi concreti? Non solo nelle città più grandi ma anche nei piccoli centri? Delegare, vivere da rassegnati peggiora la situazione. Una ragazza ha detto: "Cari genitori, insegnanti, insegnateci a lottare"».
“Dove andare” prende spesso la forma del dilemma: partire o restare? E partire, dove?
Su dieci ragazzi del campione, due non sanno ancora cosa fare del loro futuro, due pensano di proseguire gli studi in Calabria, quattro vogliono studiare fuori regione. C’è chi dichiara di voler, genericamente, “emigrare”.
Secondo il rapporto “Italiani nel mondo 2020” della Fondazione Migrantes, la Calabria è la terza regione italiana, dopo Basilicata e Molise, per incidenza tra popolazione residente e iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero. Per il Report Migrazioni 2019 dell’ISTAT, presentato lo scorso gennaio, è la Calabria la regione che ha registrato il maggior numero di trasferimenti di residenza in altre regioni italiane.
«I ragazzi sono ben consapevoli dei problemi del tempo e del luogo in cui vivono» ha sottolineato Frisanco. «Di fronte alla criminalità, alla carenza di welfare, all’insufficienza della scuola, occorre far valere le proprie istanze con coraggio, cominciare a partecipare. Passare dall’informazione alla partecipazione».
Dalla ricerca è nato un gruppo di lavoro, composto da diverse associazioni giovanili del territorio, per la redazione di un manifesto che verrà presentato e discusso con i candidati alla Presidenza della Regione lunedì 20 settembre.
Per metterci una croce sopra consapevole, che sia sulla scheda o sulla Calabria, prima di restare o andare via.
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