Economia

Il risparmio è gestito, l’etica garantita

Etica Sgr, società nata da Banca Etica, lancia "Obiettivo sociale", fondo obbligazionario bilanciato che si preoccupa di investire i risparmi raccolti in aziende in cui la dignità del lavoro, i diritti umani e quelli dei lavoratori, la coesione sociale e la giustizia sociale non siano un discorso ma impegni precisi, presi da aziende trasparenti

di Redazione

Le buone azioni servono a cambiare il mondo. Ma anche le buone obbligazioni.

Il gioco di parole, fra fare il bene e investire nel bene, serve a introdurre Obiettivo sociale, una nuova soluzione di investimento che nasce da Etica Sgr, la società di gestione del risparmio nata dalla esperienza di Banca Etica. L’obiettivo sociale di questo nuovo fondo è collocare i risparmi che gli vengono affidati in pezzi di economia dove la dignità del lavoro, i diritti umani e quelli dei lavoratori, la coesione sociale e la giustizia non siano un discorso ma impegni precisi presi da aziende trasparenti.

Tecnicamente si tratta di un Fondo bilanciato obbligazionario, ossia la componente azionaria, e quindi a maggior rischio perché sottoposta a maggiore variabilità, rappresenta solo il 45% dei titoli in portafoglio mentre il restante 55% è composto da obbligazioni che, essendo titoli di debito emessi da una azienda, sono meno soggetti a una variabilità di quotazione.

Etica Sgr, sottolinea una nota, «lo ha pensato per il risparmiatore che desidera cogliere le opportunità dei mercati azionari internazionali bilanciandole con una solida base obbligazionaria, nel rispetto di criteri ambientali, sociali e di governance (Esg)». Stiamo parlando cioè dei nuovi e sempre più diffusi criteri che guidano la responsabilità sociale di impresa. Significa che Etica Obiettivo Sociale si focalizza particolarmente su particolare sulle tematiche legate al lavoro, alla società e alla governance aziendale, oltre all’offerta di prodotti e servizi aventi un impatto sociale positivo, in particolare per gli emittenti societari, come spiega in questa pagina la stessa società.

L'investimento responsabile fa bene. E paga

Perché proporre un fondo focalizzato sul sociale? Quelli di Etica Sgr rispondono che «Non ci sono dubbi sull’importanza del tema ambientale, tuttavia non si può trascurare la questione sociale, con tutte le sue innumerevoli implicazioni sui diritti umani, il lavoro, l’equità e la giustizia. Etica Sgr, in qualità di investitore responsabile, lavora per il perseguimento di uno sviluppo sostenibile equilibrato tra ambiente e sociale, capace di evitare ingiustizie particolari al fine di perseguire obiettivi globali».

D’altra parte, anche i rendimenti sono dalla parte di chi investe responsabilmente e che il mercato stia premiando ormai da anni aziende che si sono date un assetto responsabile non è certo una novità: «È stato dimostrato da diversi studi», conferma dalla Sgr,«che investire in società lungimiranti sui temi del sociale, che mettono in campo progetti inclusivi, rispettosi dei diritti dei lavoratori, attenti a riconoscere e a valorizzare le diversità, nonché condivisi con le comunità locali nelle quali operano, fa bene anche al portafoglio nel lungo periodo».

Una tensione al bene che la pandemia e poi l’invasione dell’Ucraina hanno in qualche misura accelerato. Non si tratta d’altra parte solo di compilare una lista di buoni – le aziende responsabili – e di alloccare nei loro titoli i risparmi raccolti, quelli di Sgr attingono dall’esperienza e dalla storia, quasi trentennale di Banca Etica, in tema di finanza etica, il che significa analizzare, verificare, interpellare.



Esg, una "esse" da tener presente

«L’importanza del sociale», conferma il team di Etica Sgr, «anche negli investimenti, è nel Dna di Etica Sgr. La componente “esse” dell’acronimo Esg è presente da sempre, la trattiamo allo stesso modo della governance e dell’ambiente, seppur sia un ambito complesso. Il fattore sociale nelle nostre analisi degli emittenti è valutato attraverso l’attenzione a temi come la parità di genere, il lavoro forzato, un’equa remunerazione (anche lungo la catena di fornitura). Inoltre dialoghiamo con i top manager ed esprimiamo il nostro voto nelle assemblee delle aziende per spingerle ad adottare comportamenti sostenibili da un punto di vista sociale. Infine, l’Accordo di Parigi del 2015 ha sancito un principio preciso: la transizione verso un modello di sviluppo sostenibile deve essere sì green, ma anche giusta, ovvero guardare all’impatto su comunità e lavoratori». La società di gestione ha infatti sottoscritto la Just Transition (in italiano “transizione giusta”), approccio sviluppato dal movimento sindacale per comprendere una serie di interventi necessari a garantire i diritti sociali e le condizioni di vita dei lavoratori mentre le economie si stanno spostando verso una produzione sostenibile più green.

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