Sostenibilità

Prevenire il food waste è possibile, ma gli italiani hanno buttato il 15% di cibo in più

46mila le tonnellate di cibo salvate da Banco Alimentare nel 2021, portando a un risparmio di 54mila tonnellate di CO2. «Giornate come questa servono per riflettere su un utilizzo più consapevole e sostenibile delle risorse disponibili, in primis il cibo» afferma Giovanni Bruno, presidente della Fondazione. Sul fronte domestico però gli italiani nel 2021 hanno gettato in pattumiera oltre 30 Kg di alimenti

di Antonietta Nembri

Sabato 5 febbraio si celebra la 9° Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, il tema per l'edizione 2021 è "One health, one earth. Stop food waste"​. In vista di questa occasione il Banco Alimentare traccia un bilancio della sua attività e sottolinea l’importanza di impegnarsi ogni giorno per salvare il cibo ancora buono dallo spreco. Anche perché occasioni come queste dovrebbero andare sotto il motto “Un giorno per riflettere, tutto l’anno per impegnarsi”.

Dal 1989 la rete delle 21 organizzazioni del Banco Alimentare ridistribuisce gratuitamente le eccedenze recuperate da tutta la filiera (ortofrutta, industria agro-alimentare, grande distribuzione, ristorazione) a oltre 7.500 strutture caritative convenzionate (mense per i poveri, comunità per i minori, banchi di solidarietà, centri d’accoglienza etc..) che sostengono circa 1.700.000 di persone bisognose.
I dati preliminari del 2021 indicano che sono state recuperate 46mila tonnellate di alimenti, un risultato importante a fronte del dramma della povertà alimentare che secondo le rilevazioni Istat, colpisce nel nostro Paese 5,6 milioni di individui, un milione in più a causa della crisi dovuta alla pandemia.

Il settore in cui i recuperi, da parte della rete Banco Alimentare sono maggiormente cresciuti, si conferma anche nel 2021 quello della Grande distribuzione organizzata, dove si è passati da circa 5mila tonnellate nel 2016 – anno di entrata in vigore della Legge Gadda – a oltre 12mila nel 2021, grazie all’aumento di punti vendita virtuosi.

«Giornate come questa servono per riflettere su un utilizzo più consapevole e sostenibile delle risorse disponibili, in primis il cibo, ma l’attenzione allo spreco alimentare deve essere mantenuta alta tutto l’anno», afferma Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco Alimentare onlus. «L'Italia è stato il primo Paese al mondo a dotarsi di una legge che presenta un approccio strategico al problema dello spreco alimentare, la Legge 166 del 2016 detta Legge Gadda: ha certamente favorito la diffusione di una cultura del recupero, in una logica di economia circolare, perché sempre più cittadini dimostrano di essere sensibili a questi aspetti. Ci auguriamo però che i comportamenti dei singoli, ancora in buona parte responsabili dello spreco attuale, siano rivolti tutti i giorni a limitare la quantità di cibo buttata nella spazzatura».

Del resto i comportamenti delle famiglie italiane in questi ultimi due anni sul fronte spreco hanno subito un andamento incerto. Se il report “Il caso Italia” di Waste Watcher International 2021 segnalava come quello che veniva definito il patto degli italiani con il cibo una delle conquiste più significative del lockdown anche perché riferendosi al 2020 registrava sì uno spreco di circa 27 kg di cibo a testa, che era però l’11,78% in meno (pari a 3,6 kg) rispetto all’anno precedente.
Mentre ora il ritorno alla vita sociale, nella convivenza con il virus, ci ha resi meno attenti nella gestione e fruizione del cibo. Si interrompe così un trend partito nel 2019: lo spreco segnalato dal rapporto 2022 (riferito al 2021) è di 595,3 grammi pro capite a settimana, ovvero 30,956 kg annui pari circa il 15% in più dell'anno preedente. Il dato si accentua a sud (+ 18%), per i nuclei familiari senza figli (+ 12%) e nei centri urbani sotto 100mila abitanti, meglio nelle metropoli che sprecano -10% della media. Questi alcuni dei dati pubblicati da sprecozero.it la campagna di sensibilizzazione di Last Minut Market.
Lo spreco alimentare tra le mura domestiche vale oltre 7 miliardi di euro, una cifra consideravole basti pensare che per contrastare il caro energia il Governo ha stanziato circa la metà.

Se lo spreco di cibo domestico ha un rilevante peso economico, non sono da trascurare gli effetti ambientali. Che diventano positivi in caso di recupero. Perché se le eccedenze alimentari recuperate contribuiscono a sostenere le strutture caritative che aiutano chi è in difficoltà – come ricorda una nota di Banco Alimentare – non buttare e recuperre invece gli alimenti è un’attività che ha anche un impatto concreto sulla sostenibilità ambientale: 54mila tonnellate è la cifra del risparmio di CO2 ottenuto, infatti, grazie all’attività di Banco Alimentare nel 2021.

In apertura un magazzino del Banco Alimentare – foto da ufficio stampa

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