Con la cancellazione di importanti restrizioni che limitavano il diritto alla proprietà dei media la sentenza federale del 19 febbraio scorso ha regalato ai giganti del settore una vittoria senza precedenti. Molti analisti prevedono che le mega-fusioni del passato saranno briciole di fronte alle operazioni rese possibili dalle nuove regole che si profilano all?orizzonte.
La decisione “strappa via una parte essenziale del sistema di pesi e contrappesi che regolava il settore dei media,” ha dichiarato Jeffrey Chester, presidente Center for Digital Democracy.
Adesso sono più deboli due delle barriere imposte dalla Federal Communications Commission che condizionavano il potere dei magnati della TV. La prima, vecchia di 60 anni, limitava il numero di canali televisivi che possono appartenere ad uno stesso proprietario per fare in modo che nessuna azienda potesse superare il tetto del 35% degli spettatori del Paese. La seconda proibiva ad una stessa azienda di possedere un canale televisivo e uno via cavo nella stessa città.
La decisione del giudice ?che mette fine ad una azione legale tentata da quattro dei principali gruppi del settore, ovvero, AOL Time Warner, Viacom, News Corp e NBC?ha dichiarato questi limiti “arbitrari e capricciosi” nonché contrari all?interesse pubblico. Il divieto di avere due canali è stato spazzato via, mentre la discussione circa il tetto applicabile ad un singolo proprietario è stata rimessa al giudizio della FCC.
Sia gli analisti finanziari che gli organismi di difesa dei consumatori prevedono che, se non verrà capovolta in appello o attenuata dall?intervento del Congresso, la sentenza modificherà di maniera irreversibile l?attuale scenario. Alcune operazioni che fino a ieri sembravano impossibili oggi diventano quasi inevitabili. America Online si può comprare la NBC e Comcast, che aspirava all?acquisto di AT&T Broadband, potrebbe prendersi la Disney.
Come era prevedibile, i magnati dei media sono entusiasti. Paul T. Cappacio, amministratore generale della AOL Time Warner, ha dichiarato a The New York Times che quelle regole erano “un anacronismo” oltre a non essere in grado “di assicurare la libera concorrenza.”
Le associazioni di consumatori credono invece che la decisione porterà alla formazione di monopoli più grandi e potenti perché favorisce la tendenza attuale verso la fusione. “La posta in gioco è il via libera all?abigeato digitale,” insiste Chester. Con queste nuove regole i maxi-conglomerati avranno il controllo sul flusso di informazioni e quindi il potere di condizionare l?opinione pubblica. Questo vuol dire dare più libertà alle sei major, non al pubblico.”
La sentenza è l?ultima di una serie di misure tendenti a liberalizzare le fusioni nel settore. Al momento la FCC sta esaminando l?opportunità di consentire ad un unico proprietario di avere canali televisivi, radio e quotidiani. Secondo uno studio condotto recentemente da un gruppo di associazioni di cittadini (fra cui il Center for Digital Democracy, il Media Access Project e la Consumer Federation of America), due terzi dei bacini dei quotidiani e un settimo di quelli televisivi sono oggi in mano a dei monopoli e l?applicazione delle nuove regole dimezzerebbe il numero di proprietari di quotidiani indipendenti.
Il mese scorso l?amministrazione Bush ha presentato una proposta che a detta dei suoi critici mira a indebolire gli organismi di controllo. A sovrintendere alle fusioni non sarebbe più la Federal Trade Commission bensì il Dipartimento di Giustizia. Hanno manifestato il proprio dissenso alcuni membri del Congresso, le associazioni in difesa dei consumatori, molti esperti e due componenti della FTC. Tutti hanno il sospetto che il nuovo controllore sarà molto più ?tollerante? del precedente e criticano il fatto che il presidente della FTC, Timothy Muris, e il sottosegretario Charles James, gli estensori del progetto designati da Bush , hanno lavorato a porte chiuse e hanno chiesto il parere di importanti avvocati snobbando i gruppi di cittadini.
L?effetto di queste sentenze abbinato ad altre iniziative della FCC scatenerebbe un?ondata di fusioni mai vista. “Nella stessa area una sola impresa potrebbe trovarsi a controllare più canali di televisione, il sistema via cavo e un quotidiano,” calcola Chester. “Come si fa a sostenere che un tale accumulo è salutare per la concorrenza o per la democrazia?”
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Articolo originale: Mega Media Merger Mania
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