Welfare

Cooperazione: gli Italiani ci credono

Un sondaggio Doxa comissionato dalla Focsiv rivela che, malgrado gli scandali e lo scandalismo, l’Italia crede ancora nelle ong e nella solidarietà internazionale.

di Paolo Giovannelli

I mmaginate di ascoltare, alla radio, un meteo un po? particolare. Una voce femminile, ben impostata, recita con stile: «Sulle aree interessate dal fenomeno della cooperazione allo sviluppo splende oggi il sole, le nuvole dei tempi passati sono ormai in dissolvimento su tutti i 47 Paesi più poveri di Africa, America Latina ed Asia. Rilevazioni dal Barometro della solidarietà internazionale degli italiani, dati Focsiv-Doxa». Per previsioni siffatte, quali impegni gli italiani sarebbero disposti ad assumere, quali risultati vorrebbero subito concretizzare nell?ambito dell’aiuto al Terzo mondo (e con quali strumenti a disposizione), per quali urgenze mondiali si rimboccherebbero le maniche per vederle presto risolte?
Tali domande trovano ora risposta in uno studio commissionato da Volontari nel mondo-Focsiv alla Doxa di Milano e intitolato efficacemente Barometro della solidarietà internazionale degli italiani. Un?analisi scientifica,16 quesiti e quattro domande di classificazione rivolte ad un campione di 3000 italiani adulti intervistati negli ultimi mesi del 1999, con successiva analisi ed elaborazione dei dati.
In attesa che i politici, governanti in particolare, alle prese con importanti riforme ?collegate? fra loro quali le leggi sulla cooperazione allo sviluppo, sull’immigrazione e sul servizio civile consultino il ?Barometro? (la cui lunghezza è appena di una ventina di pagine) e sappiano scongiurare nuove tempeste sulle ong, ecco come hanno risposto gli italiani

Cooperazione e immigrazione
«L’80 per cento di loro», afferma il direttore generale di Volontari nel mondo-Focsiv, Sergio Marelli, «ritiene che una cooperazione allo sviluppo più forte possa essere utile per il controllo dei flussi migratori. Pertanto i due terzi degli italiani chiede un aumento di aiuti per i Paesi in via di sviluppo, il 40 per cento di essi ritiene che tali aiuti debbano essere sostanzialmente gestiti dalle Nazioni unite e dalle ong, il 70 per cento dà fiducia alle ong e vorrebbe incentivi economici per i volontari. Dati come questi si commentano da soli e, credo», continua Marelli, «possano risultare utilissimi per la nostra classe politica quanto per gli editori e per i direttori responsabili dei principali media. Infatti, per quanto riguarda il settore dell?informazione, dalla ricerca emerge che oggi solamente il 10,1 per cento degli italiani sarebbe disposto ad informarsi maggiormente sulle problematiche dei Paesi del Sud del mondo».
Che cosa, poi, gli italiani considerano emergenze? Le più gravi sono quattro: disoccupazione (58,6 per cento), fame nel mondo (53,7), bisogno di pace (50,7), violenza e sfruttamento dei bambini nel mondo (33,6). Queste alcune delle dodici forti preoccupazioni sui diversi squilibri che colpiscono, spesso indirettamente, la loro stessa esistenza. Un capitolo interessante riguarda la campagna per la remissione dei debiti delle nazioni più povere, sia nell?ambito della campagna Jubilee 2000, sia attraverso quella lanciata dalla Chiesa cattolica.
Così una delle domande del questionario, tema sollevato anche da star della musica leggera e presidenti del Consiglio, è stata la seguente: «Molti Paesi poveri sono costretti a destinare una gran parte delle proprie risorse economiche e degli aiuti internazionali per rimborsare i debiti fatti con nazioni straniere. Perciò possono fare meno investimenti e avere meno fondi per lo sviluppo del Paese. Quale di queste risposte descrive meglio ciò che lei pensa su questo argomento?».
Gli Italiani e il debito
Il 36,8 per cento degli italiani ha risposto che il debito dei Paesi più poveri deve essere cancellato solo se questi Paesi seguono una politica di rigore e di risanamento economico, il 23 per cento che il debito dei Paesi più poveri va cancellato solo se le nazioni del Sud del mondo si impegnano a promuovere lo sviluppo delle fasce più deboli delle loro società, il 19,1 per cento ha ritenuto che il debito dei Paesi più poveri deve essere cancellato tout-court e che i Paesi creditori devono rinunciare ad essere rimborsati senza condizioni. Poco meno del 60 per cento degli italiani si è, pertanto, dichiarato favorevole alla remissione dei debiti alle popolazioni più povere della Terra. Invece appena l?11,4 per cento degli italiani (c?è stato anche lo 0,3 di ?altre risposte? e il 9,4 di indecisi) si è detto nettamente contrario a cancellare il debito dei Paesi più poveri, ribadendo che quei popoli e i loro governi hanno l?obbligo di rispettare gli impegni economici presi sul piano internazionale.Tuttavia molti dati del ?Barometro? interrogano fortemente anche lo stesso mondo della solidarietà, generando interessanti domande. Ad esempio: gli italiani sono solidali con i popoli che abitano le aree del sottosviluppo? Sembrerebbe di sì, visto che molti italiani hanno effettuato una donazione (circa il 60 per cento) per i derelitti di quei Paesi. Eppure solo il 15 per cento dichiara di aver tempo da investire attivamente nella cura delle piaghe della povertà e della sofferenza mondiale.
«Siamo lontani da livelli di coinvolgimento che ci possano soddisfare», è ancora il direttore della Focsiv, Marelli, a parlare. Ad elaborare i dati della ricerca è stato il professor Franco Garelli, docente di Sociologia della conoscenza all’università di Torino: «Gli italiani sono comunque dei generosi», rassicura, «e le ong devono prendere con fiducia i risultati di questa prima indagine. Il contatto con il loro territorio equivale per loro ad una carta di credito che viene sempre spesa con successo».

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