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Afghanistan: Cia, le fazioni possono riportare caos

Lo rivela oggi il New York Times. Si torna alla guerra civile?

di Paolo Manzo

L’Afghanistan rischia ancora di precipitare nel caos degli scontri fra fazioni opposte. È l’allarmante diagnosi di una rapporto classificato della Cia, il cui contenuto è rivelato oggi dal ”New York Times”, che indica la necessità di rafforzare le misure tese a reprimere rivalità e competizioni fra di diversi ”signori della guerra” e controllare le tensioni fra i gruppi etnici.

Questo non vuol dire una nuova guerra civile sia imminente, si sottolinea nel rapporto della ”Central Intelligence Agency”, ma che sono ancora presenti ”i semi del conflitto civile”, soprattutto nella forma di ”tensioni fra autorità centrali e locali e rivalità fra i singoli poteri all’interno delle regioni”.

A Langley quindi preoccupa la lentezza con cui, in queste condizioni, procedono gli sforzi per formare una polizia ed un esercito afghano, che l’amministrazione Bush considera la priorità per garantire al governo afghano i mezzi per avere il controllo del territorio ed imporre la legalità.

”Se ci vorranno sei mesi, o addirittura un anno, per formare un unico esercito, cosa facciamo intanto per evitare la guerra fra i vari signori della guerra?” ha detto uno dei funzionari citati dal Times, testimoniando un dibattito in corso all’interno dell’amministrazione su come mantenere la pace in Afghanistan nei prossimi mesi.

Per il dipartimento di Stato la risposta è quella di rafforzare l’Isaf, il contingente internazionale stanziato a Kabul, ora di circa 4mila unità, in modo che possa garantire la protezione anche in altre città. Gli americani, comunque, continueranno a non fornire uomini ma supporto logistico nel trasferimento delle truppe, nella copertura di intelligence ed interventi in caso di emergenza.

Ma, cosa che è ormai diventata una prassi in questa guerra al terrorismo, il Pentagono è di tutt’altro avviso: più volte, nelle riunioni a porte chiuse, i funzionari della Difesa hanno spiegato che considerano non necessario un allargamento della forza di pace ed il conseguente spostamento di risorse, comprese forze aeree, dalla più ampia campagna anti-terrorismo ingaggiata dagli Stati Uniti.

Ed ora Donald Rumsfled ha voluto rendere pubbliche le divergenze: ”La domanda è: vogliamo investire tempo e denaro nell’Isaf, portandolo, diciamo da 5mila a 20mila unità? C’è una scuola di pensiero che pensa che questa sia una cosa auspicabile ? ha detto, riferendosi alla proposta del dipartimento di Stato, durante una visita alla Nellis Air Force Base in Nevada – un’altra scuola di pensiero, alla quale mi riferisco, si domanda perché investire tutto quel tempo e denaro?

Perché non aiutarli a creare un esercito nazionale così potranno nel tempo badare a se stessi?”. In ogni caso, a riprova della preoccupazione dell’amministrazione Bush per la situazione in Afghanistan, è partito per Kabul Zalmay Kahlilzad, inviato speciale di Bush per l’Afghanistan.

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