Sostenibilità

La Venezia del futuro, città d’arte e diritti umani

Di fronte alla crisi sanitaria globale, che è anche crisi dei diritti umani, l’educazione delle nuove generazioni è indispensabile per affrontare il futuro. Global Campus of Human Rights, la più grande rete di università al mondo per l’insegnamento dei diritti umani e della democrazia, con sede a Venezia, organizza conversazioni online per riflettere sul futuro della città, le “Global Campus of Human Rights Conversations”. L’ultima, la quarta, si è concentrata sul rapporto tra Venezia e l'arte, e sulla relazione della città con istituzioni nazionali, università e Onp internazionali

di Cristina Barbetta

La crisi sanitaria globale è anche crisi dei diritti umani, per questo investire nell’educazione dei giovani è fondamentale per un futuro di speranza. «L’educazione dovrebbe essere al centro di un futuro sostenibile anche per la città di Venezia, che celebra quest’anno 1600 anni dalla sua fondazione, e diventare una delle forze trainanti durante la pandemia per la comunità locale e globale». Così Global Campus of Human Rights, la più grande rete di università al mondo per l’insegnamento dei diritti umani e della democrazia, che ha la sua sede principale al monastero di San Nicolò al Lido di Venezia.

Al fine di fornire uno spazio di discussione e scambio sui possibili futuri per Venezia, GC ospita una serie di incontri: “Global Campus of Human Rights Conversations: Possible futures for Venice”, che hanno visto la partecipazione di speaker di alto livello, italiani e internazionali. L’ultima conversazione, la quarta, si è focalizzata sul rapporto tra Venezia e l'arte e la cultura, «sulle interazioni e sinergie tra diritti umani e arte, su come la promozione dei diritti umani e il mondo dell’arte possono interagire e rafforzare il loro messaggio», ha spiegato Elisabetta Noli, direttrice amministrativa di Global Campus of Human Rights, che ha moderato l'incontro. La conversazione si è incentrata anche sulla relazione della città con istituzioni nazionali, artisti, università e organizzazioni non profit internazionali e culturali.


Per quanto riguarda il rapporto di Venezia con l’arte, Manfred Nowak, segretario generale di Global Campus of Human Rights, ha introdotto Nick Danziger e Koen Vanmechelen, «due artisti noti a livelli mondiale, con i quali collaboriamo da lungo tempo», che hanno esposto la loro visione di Venezia.

«Tutti sognano di essere a Venezia. Da qui nasce anche il problema: tutti vogliono avere accesso a questa città, che è uno specchio della nostra società, una città in cui sono confluite in passato, e stanno ancora confluendo, tutti i tipi di culture», così ha esordito Koen Vanmechelen. «Ho lavorato a Venezia per più di 30 anni e ho visto la fragilità di questa città ma anche la sua opportunità, ed è per questo che ho iniziato la mostra: “Nato a Venezia”: a Venezia si può rinascere e questo è molto importante, specialmente per un artista. Per quanto mi riguarda ho scoperto proprio a Venezia di essere nato come artista a Venezia, e che devo sempre tornare in quest’isola per capire chi sono».

«Penso che»- ha spiegato Vanmechelen- «specialmente nei prossimi anni, dovremmo dare un’attenzione speciale alle arti e ai diritti umani. Per questo motivo abbiamo iniziato a lavorare con Global Campus of Human Rights e la Fondazione Berengo al progetto di un Padiglione dei Diritti Umani (Human Rights Pavilion)». Vanmechelen ha coinvolto in conversazioni reali in tutto il mondo persone esperte o interessate ai diritti umani, persone di background molto diversi tra di loro. Viaggiando, il progetto, il cui fine è di diventare un vero e proprio padiglione, ha preso forma attraverso il contatto con persone e organizzazioni coinvolte o interessate ai diritti umani. «Grazie alle conversazioni che abbiamo fatto in giro per il mondo ora abbiamo il contenuto per poter avere il padiglione dei diritti umani. Penso che Venezia sia il posto adatto per farlo e la Biennale di Venezia potrebbe essere uno spazio fantastico per aprire queste conversazioni, perché senza diritti umani e senza averne la consapevolezza non si può andare avanti, dato che il mondo è così complesso. E questa complessità è anche a Venezia: se guardi questa città la vedi come lo specchio della nostra società, e da quest’isola puoi comunicare direttamente con il mondo».

Nick Danziger, codirettore delle Summer School di Global Campus of Human Rights in cinema, diritti umani e advocacy, che uniscono esperti e giovani professionisti da tutto il mondo, ha spiegato: «Facciamo seminari e summer school a Venezia e portiamo centinaia di partecipanti da tutto il mondo, anche studenti e professori perseguitati nel loro Paese, e rifugiati. «È importante», sottolinea Danzinger, «rendere più accessibile la città ad artisti e attivisti dati gli alti costi, e renderla più sensibile ai temi dell'educazione ai diritti umani».

Luca Molinari, direttore del Museo del ‘900 di Venezia Mestre, con cui Global Campus of Human Rights ha iniziato una partnership, ha spiegato: «Il Museo del Novecento di Mestre è il più grande progetto di rigenerazione urbana fatto in terraferma. È un museo unico in italia, dedicato alla storia del ‘900». La missione? «Trasformare il museo in un laboratorio del presente, cioè lavorare con le comunità, in modo da avere casa in cui tutti possono dialogare». «Uno dei più grandi diritti» continua, «è offrire a tutti speranza; questo evita fughe sociali» Per quanto riguarda l’offerta educativa Molinari ne afferma la centralità spiegando che il museo dialoga anche con persone fragili che possono trovare ascolto.

A livello istituzionale sono intervenuti Benedetto Della Vedova, Sottosegretario di Stato del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – mandato Diritti Umani (Italia), e la senatrice Orietta Vanin.

«L’idea che coltiviamo come Ministero degli Esteri è quella di agire nella promozione complessiva del Paese con le leve del soft power, valorizzando luogo per luogo, al di là dell’interesse specifico, arte e cultura e difesa dei valori universali», ha spiegato Benedetto Della Vedova.

«La mia visione di Venezia è un sogno: fare di Venezia un laboratorio di formazione permanente, usando anche risorse Recovery Fund, ospitare istituzioni internazionali nelle isole, nei palazzi e nei monumenti vuoti, e prevedere spazi per la creatività dei giovani», così la senatrice Orietta Vanin.

Emma Ursich, segretaria generale di Fondazione Generali, ha spiegato che la Fondazione, che è partner di Global Campus of Human Rights, è attiva in 21 Paesi e lavora sul potenziale umano. Generali sta ristrutturando le Procuratie Vecchie in San Marco, che diventeranno la casa di The Human Safety Net, "un luogo aperto a tutti coloro che desiderano avere un impatto positivo sulla vita delle persone che vivono in contesti vulnerabili in tutto il mondo". Emma Ursich ha parlato anche del progetto della Fondazione "Venezia capitale mondiale della sostenibilità”, il cui obiettivo è di promuovere lo sviluppo di un piano di interventi per la crescita sostenibile del territorio, e che vede Generali tra i promotori dell’iniziativa.

«La cultura è una forza trainante per gli obiettivi di sviluppo sostenibile e anche per la pace, quindi è un pilastro essenziale. Il futuro di Venezia dipende anche dalla cultura», così Costanza Fidelbo, Unesco, partner di Global Campus of Human Rights.

«Abbiamo bisogno di stati democratici ben funzionanti e di città con politici responsabili che si prendano la responsabilità di proteggere i nostri diritti umani e le generazioni future, se necessario contro gli interessi del business». Questo il messaggio di Manfred Nowak, segretario generale di Global Campus of Human Rights, che ha precisato: «Dal momento che la voce dei difensori dei diritti umani e degli accademici non sono spesso ascoltate dai politici e in parte anche dal settore corporate, i diritti umani hanno bisogno dell’arte per raggiungere un pubblico più vasto», ha affermato. «Quale posto migliore di Venezia per unire le arti e i diritti umani? Per 1600 anni Venezia si è affermata come una delle più affascinanti città d’arte: dovunque si vada si respira il messaggio dell’arte e della bellezza: nell’architettura, nella pittura, nella musica… Con il Global Campus of Human Rights Venezia ospita il network più grande al mondo di università dedicate all'educazione ai diritti umani e alla democratizzazione e la città di Venezia dovrebbe anche diventare una città dei diritti umani», ha dichiarato Manfred Nowak.

Per quanto riguarda la sostenibilità Nowak ha ragionato che «il futuro di Venezia è il futuro di una città sostenibile, di una città di diritti umani. Saremmo veramente felici se questa incredibile città d’arte potesse anche dichiararsi città di diritti umani come molte altre città in Europa e nel mondo hanno fatto. Venezia è una città dove l’arte e i diritti umani possono lavorare assieme e unire le forze in un modo migliore che in nessun altro posto al mondo, e noi come Global Campus siamo pronti a lavorare a questa trasformazione da città di turismo di massa a città di artisti e studenti, istituzioni accademiche e difensori dei diritti umani, e anche difensori dei diritti umani a rischio, che possono essere ospitati nel nostro monastero o in altri luoghi a Venezia, dove possono trovare una nuova casa».

Foto di apertura: la scultura "Collective Memory" di Koen Vanmechelen nel cortile del Monastero di San Nicolò al Lido di Venezia, sede di Global Campus of Human Rights

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