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Mario Giro: «L’Europa non può gridare allo scandalo dei talebani e poi rifiutarsi di accogliere»
«Mezzo milione di profughi afghani è bloccato sulla Rotta Balcanica, in Iran, Turchia e Grecia», dice Mario Giro della Comunità di Sant’Egidio, professore di relazioni internazionali all'Università per stranieri di Perugia e viceministro degli Esteri nei governi Renzi e Gentiloni. «Queste persone devono avere la possibilità di entrare in Europa. Non c'è limite all’accoglienza e ai corridoi umanitari che hanno dimostrato di funzionare bene grazie all'offerta della società civile. Lasciarla lavorare è la cosa migliore da fare»
di Anna Spena
Le immagini che continuano ad arrivare dall’aeroporto di Kabul, e non solo, sono drammatiche. La priorità è evacuare e accogliere le persone a rischio: ma chi, oggi, in Afghanistan non lo è? Nello scalo di Kabul, controllato dagli americani, stanno proseguendo i voli militari italiani per trasferire qui gli afghani che negli anni scorsi avevano collaborato con la missione umanitaria, diplomatica e militare nel Paese. Stando ai dati e alle comunicazioni riportate sul sito del Ministero della Difesa, dal 18 agosto ad oggi, sono 894 le persone arrivate a Roma grazie ad un ponte aereo.
«Ma ci sono circa diecimila persone che gravitano attorno all'aeroporto di Kabul e sperano di partire nei prossimi giorni», spiega Mario Giro della Comunità di Sant’Egidio, professore di relazioni internazionali all'Università per stranieri di Perugia e viceministro degli Esteri nei governi Renzi e Gentiloni.
«Un numero», continua Giro, «comunque davvero esiguo rispetto a forse mezzo milione di afghani bloccato sulla rotta balcanica, in Iran, Turchia e Grecia. È giusta l’enfasi che si sta dando a quello che sta accadendo a Kabul, ma proprio per questo la prima cosa da fare è dare la possibilità ai cittadini afghani di entrare in Europa. Europa che non può gridare allo scandalo dei talebani riempiendo le pagine dei giornali e poi rifiutarsi di accogliere».
Dei 2,5 milioni di rifugiati afghani registrati da UNHCR solo il 16% ha ricevuto protezione in paesi europei. Tra il 2008 e il 2020 i paesi europei, sottolinea il ricercatore dell’Ispi Matteo Villa nella sua analisi, hanno ricevuto 600mila richieste d'asilo da parte di persone afghane, e ne hanno accolte 310mila. In tutto, dunque, 290mila afghane e afghani si sono visti opporre un diniego alla loro richiesta d'asilo. Di queste persone, circa 70mila sono già state rimpatriate. Altre 92mila stanno attendendo l'esito della loro domanda d'asilo proprio in questi mesi.
L'obiettivo dichiarato del Governo italiano è far arrivare in Italia almeno 3mila persone: «Molto dipende», aggiunge Giro, «da quanto gli americani saranno in grado di tenere l'aeroporto di Kabul e se resteranno oltre il 31 agosto, difficile fare una previsione adesso. Dobbiamo prepararci a dialogare con talebani per permettere alle ong di continuare con il loro lavoro sul campo. Anche se i talebani sono rimasti gli stessi che hanno governato l’Afghanistan dal 1996 al 2001, ad essere cambiata è la società afghana. Scappare e rimanere senza ambasciatore nel Paese è stato uno sbaglio». Dei 300 cittadini arrivarti a Roma la Comunità di Sant’Egidio ne ha sponsorizzati circa 100: «l’accoglienza si può fare, è solo una questione di organizzazione. Non c’è limite ai corridoi umanitari che hanno dimostrato di funzionare bene grazie all'offerta della società civile. Lasciarla lavorare è la cosa migliore da fare».
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