Economia
Vaccini: se le farmaceutiche fossero imprese non profit…
Uno stralcio dell'intervento di Marco Morganti, responsabile della Direzione Impact di Intesa Sanpaolo, nell’ambito dell’incontro “È l’ora della partecipazione” al Meeting di Rimini: «L’economia non profit non deve essere l’altra economia ma quella normale, naturale, fondata sul beneficio di tutti»
Il Terzo Settore ha subito un colpo molto forte dalla crisi, ma sta costruendo alleanze con banche, istituzioni, sindacati, associazioni industriali per essere protagonista della ripresa del Paese e rispondere alle esigenze del Pnrr. L’economia generativa è quella che consente di guardare oltre le dimensioni di mercato, nel quale si è inclusi oppure no. L’economia sociale o del bene comune ha come obiettivo proprio quello di realizzare il massimo beneficio per un pubblico di cittadini e di persone sempre più vasto, aumentando così il valore e l’inclusione.
Nel ciclo di appuntamenti “Noi ripartiamo” che abbiamo recentemente organizzato per definire una nuova agenda del non profit, ho riscontrato tra le organizzazioni entusiasmo e determinazione nel superare difficoltà e divisioni. È stata un’occasione per parlare di come crescere: il Terzo Settore nell’efficienza e Intesa Sanpaolo nella capacità di servirlo con soluzioni innovative, un aspetto che ci è riconosciuto come tratto caratteristico e che raccoglie l’eredità di Banca Prossima, oggi incorporata nella Direzione Impact.
L’inclusione creditizia delle persone, come delle organizzazioni non profit, è importante per la ripartenza del Paese. Intesa Sanpaolo ha appena lanciato tre nuove iniziative che vanno in questa direzione attraverso il Fund for Impact: “per Esempio” destinato ai volontari del Servizio Civile, “per Crescere”, per i genitori con figli in età scolare, e “per avere Cura”, destinato alle famiglie con persone non autosufficienti. Strumenti che si aggiungono agli altri prestiti Impact a disposizione di chi ha difficoltà di accesso al credito.
L’iniezione di credito, nel senso anche di fiducia e di visione positiva che è necessario introdurre nell’attività economica così come nella relazione tra le persone, viene realizzata non sulla base della sostenibilità odierna, ma su quella che raggiungeranno domani persone come gli studenti universitari, le madri lavoratrici o chi non ha maturato i requisiti pensionistici ma ha perso il lavoro, una situazione resa ancora più difficile dal Covid. Tutto questo non sarebbe stato possibile se non avessimo seguito una strada in questi anni che prevede un’importante variante rispetto all’economia for profit: utilizzare una parte del profitto, una parte del valore generato, per creare le condizioni per l’accesso ad altri soggetti. Uno schema generativo che può contagiare tutta l’economia.
Concludo con un paradosso forte, ma nel quale credo ci sia molta sostanza. Con l’esperienza che stiamo vivendo del Covid, è legittimo aspettarsi che il mondo cambi e con esso l’economia, e si sostituisca l’idea di profitto con quella di inclusione, modificando il sistema economico stesso. Provate a immaginare cosa succerebbe se le industrie farmaceutiche che stanno distribuendo il vaccino fossero delle imprese non profit: attraverso la vendita del vaccino e la creazione di profitto – una condizione indispensabile per realizzare altre attività – il loro obiettivo sarebbe stato quello di rendere questi strumenti di salute, di cittadinanza alla portata di più persone possibili, immaginando di accumulare valore con la finalità di allargare l’accesso al vaccino a coloro che ne sono ancora esclusi.
Se l’economia sociale avesse gestito questa partita, non ci sarebbe bisogno di ulteriori regole o condizioni rispetto a quelle che essa già possiede per ampliare la platea di centinaia di milioni di persone che ancora non hanno potuto immunizzarsi in tutto il mondo. L’economia non profit non deve essere l’altra economia ma quella normale, naturale, fondata sul beneficio di tutti.
*Marco Morganti, responsabile della responsabile della Direzione Impact di Intesa Sanpaolo
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