Famiglia

Integrarsi in un mondo senza suoni

Bambini sordi, ma non per questo muti e soprattutto integrati totalmente con chi ha il dono dell’udito.

di Valentina Cipr

Bambini sordi, ma non per questo muti e soprattutto integrati totalmente con chi ha il dono dell?udito. Un obiettivo ambizioso tenacemente perseguito dall?associazione Aress con un nuovo progetto sulla sordità infantile. Un?équipe coordinata da un neuropsichiatra e formata da un assistente sociale, due logopediste, due esperti di informativa e gestione banca dati, uno psicologo e numerosi volontari seguono quindici bambini da zero a otto anni con deficit uditivo profondo. «Un bambino ogni mille nasce con una sordità neurosensoriale profonda», dice Pietro Puccio, presidente dell?associazione e conoscitore profondo della problematica anche come padre di tre bambine sorde. «È impensabile che la Lis (Lingua italiana dei segni) possa diventare patrimonio di tutti. Occorrerebbero interpreti nelle scuole, nelle fabbriche, negli uffici pubblici con costi insostenibili. Non permettere al bambino sordo di acquisire capacità linguistiche o favorire in lui lo sviluppo del linguaggio dei segni dai primi anni di vita non fa che relegarlo ai margini della società». La linea seguita dall?associazione è quella dello ?Oralismo totale?. «Perseguita da famiglie informate che» aggiunge il presidente, «intervengono nel processo di educazione del bambino, accettano la disabilità della sordità e affrontano con normalità l?handicap. Ciò non esclude che il ragazzo, una volta diventato adulto, possa liberamente scegliere di conoscere e imparare la Lis».
Valentini Ciprì

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